
(di Roberto Rotunno – ilfattoquotidiano.it) – Mentre Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, insiste con la sua proposta di obbligare i giovani a versare il Tfr (la “liquidazione”) ai fondi pensione, la Cgil fa i conti e mostra – numeri alla mano – quanto questo governo ha reso più severa la legge Fornero sulle pensioni. La stessa legge che in particolare la Lega di Matteo Salvini aveva promesso di abolire.
Secondo i calcoli del sindacato, per effetto delle norme approvate dal centrodestra, per molti diventerà impossibile accedere alla pensione anticipata a 64 anni. Infatti l’attuale esecutivo ha innalzato il requisito minimo: rispetto al 2022, oggi servono oltre 78 mila euro di contributi versati in più. Considerato che la percentuale Inps applicata ai lavoratori dipendenti in Italia è del 33%, questo significa che serve una retribuzione aggiuntiva di quasi 237 mila euro. Bisogna infatti ricordare che oggi la norma per la pensione anticipata con il sistema contributivo, cui si può accedere come detto dall’età di 64 anni, ha un cosiddetto “importo soglia”: bisogna aver maturato un assegno mensile pari ad almeno 1.616,07 euro. Fino al 2022, invece, per lasciare il lavoro anticipatamente era sufficiente il diritto a un trattamento pari a 1.309,71 euro mensili. Ma non è finita qui: nel 2030, il requisito arriverà a 1.811,78 euro. Questo vuol dire che tra cinque anni l’aumento dei contributi minimi – rispetto ai requisiti del 2022 – sarà pari a oltre 128 mila euro; di conseguenza, la retribuzione aggiuntiva ottenuta dovrà essere di quasi 390 mila euro. Insomma, paletti talmente inaspriti che sarà estremamente complicato per la gran parte dei lavoratori poter accedere al pensionamento anticipato.
Cambierebbe molto poco anche se dovesse essere accolta la proposta di Durigon di usare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) – comunque soldi dei lavoratori – per raggiungere l’importo soglia. “La maggioranza dei lavoratori – spiega Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil – non riesce a raggiungere la soglia: con 8 mila euro annui di retribuzione, dopo 40 anni la pensione stimata è di appena 505 euro al mese; con 20 mila euro si arriva a 1.263 euro; solo chi ha redditi elevati supera i requisiti, ma chi lavora tutta la vita con salari medi resta comunque sotto le soglie. La retribuzione media nel settore privato è di 23.700 euro annui e permette, dopo 40 anni, una pensione di 1.496 euro, ben inferiore al requisito dei 1.811,78 euro che scatterà nel 2030.
Li metterei tutti in fila a gambe divaricate uomini e donne in primis Salvini con la signora Fornero che passandoli in rassegna gli assestasse un bel calcio nelle palle
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Il problema di questi cialtroni da social è che non hanno la sfortuna di vivere il contrappasso che meriterebbero: citofonare a Salvini notte e giorno sarebbe una belle espiazione.
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Mentre Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, insiste con la sua proposta di obbligare i giovani a versare il Tfr (la “liquidazione”) ai fondi pensione, la Cgil fa i conti e mostra – numeri alla mano – quanto questo governo ha reso più severa la legge Fornero sulle pensioni. La stessa legge che in particolare la Lega di Matteo Salvini aveva promesso di abolire.
Mi raccomando VOTATELI. E meno male che Salvini era giustamente cotnro la megera Fornero. Adesso c’anno le scorte aumentate, ‘sti vili? Hanno paura dei terroristi o di chi li contesta?
Un sacco di gente in pensione non ci andrà MAI e se metti pure il TFR nei fondi pensione vuol dire che ti stanno scippando anche i soldi che hanno messo da parte.
A questo punto tanto vale abolire le pensioni e mettere una % dei propri soldi su di un fondo d’investimento statale.
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Mi torna in mente la frase di Beyerout quando fu sfiduciato: Avete cacciato me, ma non potete cacciare la realtà. E questa è la cruda verità sul tema pensioni: chiunque ci si avvicini finirà inevitabilmente per sbattere la testa.
Due sono i nodi reali:
1. Demografico: meno lavoratori attivi rispetto ai pensionati significa pensioni più basse. Punto.
2. Lavorativo: stipendi bassi e carriere discontinue riducono i contributi e, di conseguenza, gli assegni.
Spostare i fondi destinati ad altri settori, per esempio le spese militari, sulle pensioni può solo rinviare il problema; è come sanare una frattura con un cerotto.
Se le carenze strutturali permangono, anche quelle risorse aggiuntive finiranno, prima o poi, per non bastare.
Finché non si affrontano le radici del problema, il che significa doverlo necessariamente fare con scelte impopolari, ogni “soluzione” sarà solo fumo negli occhi.
La realtà non si può cacciare.
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Poi magari ci spieghi come mai uno lavora 40 anni per poi avere una pensione che si godrà tipo 15 anni in media.
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A questo punto tanto vale abolire le pensioni e mettere una % dei propri soldi su di un fondo d’investimento statale.
Ti volevo rispondere, poi ho detto lasciamo perdere
Visto che insisti, comincia a spiegare (booohhh!!) tu la STON3ATA di cui sopra.
Io l’ho spiegato perchè uno lavora 40 anni e poi si gode la pensione per 15 anni.
I bambini dell’asilo ci arrivano, tu no.
1 NON C’E’ GENTE CHE LAVORA E CI SONO TROPPI ANZIANI
2 CHI LAVORA HA PAGHE DA FAME O NON HA UN LAVORO CONTINUO PER CUI I CONTRIBUTI PER PAGARE LE PENSIONI IN UN SISTEMA A RIPARTIZIONE (cosi FORSE sai cosa vuol dire sistema pensionistico a ripartizione) come il nostro, sono insufficienti per garantire un assegno adeguato
Difficile da capire?
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Daiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e chi l’avrebbe detto che era così 😀 ?
Bravo ZEPPELIN, continua a fare il PALLONE GONFIATO tutte le volte che rispondi e attento alle atmosfere di pressione, non vorrei che finissi come certi pneumatici da competizione 😀
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