Per ora, ciò che sappiamo su Trump è confermato. Trump non vuole entrare in guerra con la Russia e non vuole porre l’Ucraina nella condizione di combattere in eterno. I fatti che […]

(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Per ora, ciò che sappiamo su Trump è confermato. Trump non vuole entrare in guerra con la Russia e non vuole porre l’Ucraina nella condizione di combattere in eterno. I fatti che inducono a questa conclusione sono numerosi. Il primo è la reazione di Trump ai droni russi in Polonia. Trump ha detto che lo sconfinamento non è stato intenzionale. Bruxelles ha reagito con un’esercitazione militare, cadendo nella trappola di Putin. Osservando l’esercitazione, i russi potranno acquisire informazioni preziose sulle capacità militari dell’Europa. E poi ci sono le dichiarazioni che Trump utilizza per assolvere la sua inazione.

Trump ha dichiarato che la guerra prosegue perché Putin e Zelensky si odiano eccessivamente. È falso. La guerra prosegue perché l’Europa non accetta la demilitarizzazione dell’Ucraina e il trasferimento delle sue regioni più ricche e strategiche alla Russia. L’Europa non accetta queste condizioni perché certificano la sua sconfitta con un timbro. Trump dice che questa è la guerra di Biden contro Putin, ma è falso: questa è la guerra della Nato contro la Russia, come Jens Stoltenberg spiegò nella sua relazione alla Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, il 7 settembre 2023 e in altre occasioni. Trump dice che non regalerà altre armi all’Ucraina; ripete tutti i giorni che Zelensky avrà soltanto le armi che l’Unione europea potrà comprargli. E se i soldi non ci sono? Allora gli ucraini possono morire. La mia tesi è che Trump rimarrà a guardare fino a quando Putin strapperà territori in otto Oblast: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson, Mykolayiv, Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk. Ovviamente, questa è una previsione a condizioni immutate. Possono sempre intervenire eventi inaspettati che spingano Trump a investire nella guerra. Il problema è immaginare quale forma assumerebbe tale investimento. Quali sono le armi che Trump potrebbe dare a Zelensky per vincere la guerra? Risposta: nessuna. Gli Stati Uniti non dispongono di nessun mezzo militare che, consegnato agli ucraini, capovolgerebbe il corso del conflitto. La Russia ha ancora moltissime armi e soldati da gettare nella mischia. Chi crede che la Russia abbia espresso il massimo della sua potenza convenzionale sbaglia. E adesso giochiamo con un’ipotesi assurda e immaginiamo che Trump dia a Zelensky cinquecento F-16 e mille carri armati. Che cosa accadrebbe? Putin passerebbe alle armi nucleari.

All’inizio della guerra, dissi da Formigli: “Meglio trattare subito: la Nato non può fare niente per sottrarre l’Ucraina alla morsa della Russia”. Oggi Crosetto dice che l’Italia non è preparata a un attacco della Russia né di nessun altro. Lo dico da tre anni. Era considerata “propaganda putiniana”, “guerra ibrida”, “disinformazione”. Era soltanto la verità. Come insegna Pareto, la sociologia non è né di destra, né di sinistra. È una disciplina che si fonda sull’osservazione emotivamente distaccata della realtà. Trump sta a guardare perché non c’è più niente da fare. L’Ucraina perderà tutto ciò per cui ha combattuto: non entrerà nella Nato, perderà i suoi territori migliori e – se Putin non marcerà su Kiev – sarà sottoposta alla doppia sferza padronale degli Stati Uniti e della Russia. In un Paese libero, ci sarebbe un dibattito sul disastro combinato dalla Nato in Ucraina. Ma l’Italia è uno Stato satellite, la cui politica estera e di sicurezza è controllata interamente da una potenza straniera. L’informazione sulla politica internazionale svolge la funzione di assecondare il moto rotatorio dell’Italia intorno alla Casa Bianca. Ecco perché non abbiamo questo tipo di dibattito.