Su un mondo in tumulto spesso cala il rassicurante silenzio per la Causa, buona o cattiva che sia

(Domenico Quirico – lastampa.it) – La vicenda della collega Francesca Del Vecchio, rampognata addirittura come «pericolosa», ed espulsa dalla Invincibile Armada umanitaria che vuol portare cibo agli sventurati di Gaza, insegna alcune cose utili. E non soltanto a coloro che si sforzano di fare umilmente, e soprattutto onestamente, i cronisti dell’orribile presente. Ovvero: il giornalista, oggi sempre di più, è accettato soltanto se fa il megafono di parole scritte da altri, se non è un testimone ma un simpatizzante o meglio ancora un devoto alla Causa. Insomma, lo si appende all’uncino del ricatto: vuoi vedere? Allora baratta realtà con propaganda. Zitti! bocche cucite! e così sul mondo in tumulto spesso cala il silenzio tanto profondo quanto rassicurante per la Causa, buona o cattiva che sia. Anzi l’ipocrisia santarellina richiesta dai sedicenti buoni spesso è più sudicia di quella esplicita e minacciosa dei cattivi.
In questo giornalismo strangolato è diventata regola universale richiedere a chi scrive o fotografa o filma di restare in riga, di obbedire a regole, firmare impegni a dire e soprattutto a non dire, a seguire copioni già scritti e utilmente forniti insieme all’irrinunciabile pass. Il giornalista che transita nelle vicinanze di una Causa, democratica, reazionaria, perfino umanitaria, è ammonito come è accaduto a Francesca Del Vecchio a tenere un contegno prestabilito: può raccontare ma ciò che viene ritenuto utile e sicuro, non può scavalcare le transenne di soggetti proibiti, non ha il diritto di curiosare diciamo sul ponte ma soprattutto nella stiva, deve levarsi il cappello di fronte alle esigenze dei Superiori che di quella Causa hanno il riverito monopolio . Nessuna considerazione allusiva, particolari riferiti non ammodo possono nuocere alla vittoria.
Ognuno di noi può raccontare innumerevoli episodi di questa volontà dell’arbitrio poderoso e arrogante che contraddistingue sempre la autorità di qualsiasi genere, fino ai pasionari del necessario fare qualcosa per Gaza: salite pure a bordo ma disciplina da catena di montaggio e silenzio da clinica!
Dal tempo della guerra di Crimea, quella ottocentesca, quella di Lamarmora e di MacMahon, si gioca a rimpiattino con i regolatori delle verità ben trincerati negli stati maggiori, nelle segreterie politiche, perfino dei sinedri di ribelli e dei rivoluzionari. Incredibile! Anche loro attentissimi a tener separate realtà e racconto un po’ come l’uranio e il plutonio… È un contegno che, dopo le disavventure di molte cause disastrate da meticolose e immericordiose narrazioni di impiccioni con la scritta Press, è approdato al morso e alle briglie del giornalismo embedded: invenzione degli americani scottati in Vietnam dall’aver concesso eccessive fornicazioni di testimoni con la loro guerra sporca .
Insomma, ci lasciano due possibilità. O quello che avviene lo raccontano da soli: esempi classici la Russia putiniana, i califfati islamisti o Netanyahu della “operazione speciale’’ a Gaza lasciando vivacchiare di sussurri e sentito dire. Oppure accettiamo le regole. Nel caso della flotta umanitaria (ancora in porto a Catania) sequestro dei telefonini, e del passaporto, perquisizioni, materie proibite “per motivi di sicurezza’’, divieto di entrare nei “dettagli’’, necessità di trattare su quando è lecito scrivere e riferire. Compare, racconta la collega, un “Direttorio’’ che decide sul lecito (quasi nulla) e il proibito, a cui bisogna, quasi scusandosi e umiliandosi, piatire “le esigenze della professione’’. Tutto ciò è negazione del giornalismo. Dietro lo scopo dichiarato e stimabile della missione a Gaza, aiutare, non restare indifferenti, mobilitarsi difronte al muro del silenzio, peggio della complicità, non vorremmo spuntasse la tentazione del narcisismo.
Allora qualche buona regola di autarchia giornalistica per evitare, preventivamente, i piccoli e i grandi inquisitori delle verità intoccabili: non accettare inviti, o commerciare passaggi e reportage, non compilare richieste, o fornire garanzie, non chiedere autorizzazioni, mai! Piuttosto accettare il duro pedaggio di non scrivere. Essere se possibile “embedded’’ solo di sé stessi e della realtà. Non della verità: quella ha sempre qualche padre losco e tentatore.
E’ il giusto comportamento che bisogna avere verso gli incartatotani italiani ormai asserviti agli editori di parte Hanno fatto bene a cacciarla👍
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Hanno fatto bene a cacciarla, non è affidabile questa tizia. A proposito di “padre losco”… visto che purcarie di parte state scrivendo tutti i giorni, è normale che la vostra “losca prezzolatura” (consentitemi l’espressione che è mia personale) non è gradita. Voi siete tutt’altro che giornalisti.
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Quasi quasi per questo giornalista, i criminali di guerra sono quelli che hanno organizzato una missione umanitaria per GAZA! l’informazione di regimece l’ha nel sangue quello di essere servile verso i potenti!
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