(di Silvia Martelli – ilsole24ore.com) – Per anni i riflettori sono stati puntati su Elon Musk e Jeff Bezos. Oggi però a prendersi la scena è Larry Ellison: l’81enne fondatore di Oracle che, grazie al boom dell’intelligenza artificiale, è salito in vetta alla classifica dei più ricchi e si è imposto come nuovo alleato chiave di Donald Trump.

Ellison, che possiede il 40% di Oracle e il 98% dell’isola hawaiana di Lanai, non è mai stato solo un imprenditore. Amico personale di Donald Trump, finanziatore di Benjamin Netanyahu, alleato di Sam Altman e Masayoshi Son nel maxi-progetto di data center “Stargate”, è diventato l’uomo su cui la Casa Bianca punta per assicurare agli Stati Uniti la supremazia tecnologica nell’era dell’Intelligenza artificiale. […]

Nata nel 1977 da un contratto con la Cia per costruire un database, Oracle ha vissuto una parabola unica. Per decenni identificata con i sistemi informativi aziendali, poi con il cloud, oggi è l’azienda che Wall Street scommette capace di diventare infrastruttura centrale dell’intelligenza artificiale.

Soltanto negli ultimi tre mesi il portafoglio di contratti è salito da 138 a 455 miliardi di dollari. Al cuore c’è l’accordo quinquennale da 300 miliardi con OpenAI, la società creatrice di ChatGPT, che ha scelto i data center Oracle quando Microsoft non riusciva a garantire capacità sufficiente. Ma i clienti includono anche Meta, Nvidia e la stessa xAI di Musk.

Il colpo da maestro resta però Stargate: un progetto da 500 miliardi di dollari in Texas, che vede Oracle insieme a SoftBank e OpenAI impegnata a costruire un’infrastruttura energetica e di calcolo mai tentata prima. Non a caso, il lancio ufficiale è avvenuto a Washington, con Trump sul palco.

Già nel primo mandato presidenziale frequentava cene a Mar-a-Lago e incontri nello Studio Ovale. Trump lo ha elogiato pubblicamente come “un uomo straordinario e un imprenditore incredibile”.

Oggi quella vicinanza si traduce in dossier strategici: Oracle è la candidata privilegiata ad acquisire le attività americane di TikTok, che rischiano un bando se non si separeranno da ByteDance. Alla domanda se Musk potesse comprare TikTok, Trump ha risposto: “Mi piacerebbe che lo facesse Larry”.

Il cambio di equilibri è evidente: se Musk, logorato dalle polemiche politiche e dal calo di Tesla, si è allontanato dall’orbita trumpiana, Ellison ne ha preso il posto come alleato stabile e affidabile.

L’influenza di Ellison si estende anche ai media. Ha finanziato l’operazione da 8 miliardi con cui il figlio David ha creato Paramount Skydance, conglomerato che controlla CBS, MTV e Paramount Pictures. Un investimento che apre a nuove intersezioni tra business, cultura e politica in un’America polarizzata.

Sul fronte internazionale, Ellison ha coltivato un rapporto stretto con Benjamin Netanyahu e nel 2017 ha donato oltre 16 milioni di dollari alle Forze di difesa israeliane. Sul piano personale ha comprato nel 2012 il 98% dell’isola di Lanai, trasformata in un laboratorio di turismo esclusivo e di agricoltura idroponica.

Ellison ha quattro matrimoni alle spalle, una passione per gli yacht e gli aerei privati, e uno stile di vita che alimenta il mito del miliardario larger-than-life. Musk lo ha definito “la persona più intelligente che abbia mai incontrato”.

Eppure, paradossalmente, è proprio l’allievo a essere rimasto indietro. Se Musk incarna la volatilità e l’esposizione politica, Ellison ha saputo costruire un equilibrio nuovo tra affari e potere. Nell’America di Trump, è lui l’oracolo a cui guardano politica e finanza.