Washington ha avuto la sua occasione nel 1989 e l’ha sprecata. Mosca l’ha seppellita con l’aggressione a Kiev

(Massimo Cacciari – lastampa.it) – Per intendere il significato di momenti così tragici come quelli che viviamo è forse necessario almeno cercare di staccarsi dal rumore della cronaca quotidiana e dalle grida propagandistiche dei nostri effimeri leader politici. Le nazioni hanno destini che le trascendono – lo storico lo verifica continuamente nel suo lavoro – e il vero politico dovrebbe sempre tenerlo presente. In ogni sua azione, di fronte a ogni decisione da assumere, egli dovrebbe sempre chiedersi: è qualcosa che contraddice la storia, il carattere, lo spirito della mia nazione e perciò qualcosa che rischia di guidarla verso scopi impossibili o contrari ai suoi vitali interessi?
Che gli Stati Uniti operino per mantenere il proprio ruolo primario negli equilibri internazionali non solo è ovvio, ma del tutto corrispondente alla natura di una potenza imperiale, che in tale ruolo si è affermata attraverso due guerre mondiali e una “fredda”, tutte vittoriose. Il problema è: come essere fedeli a questo destino nell’epoca che conosce il crollo della centralità europea, la de-colonizzazione, i più sconvolgenti mutamenti demografici, la crescita di nuove potenze globali? Quel ruolo che la storia assegnava agli Stati Uniti dopo la seconda grande guerra non poteva essere svolto che nel senso della grande potenza federatrice.
Proprio nel senso del progetto di “pace perpetua” di Kant! Essere la guida di un processo di federazione tra gli Stati. Un’egemonia repubblicana e non monarchica! Ogni idea diversa di affermazione della propria leadership non avrebbe potuto durare, e così non è durata. Avrebbe prodotto insicurezza, reso sempre più arduo il compito degli organismi sovra-nazionali, moltiplicato i conflitti locali. Credo che Roosevelt e l’élite politica intorno a lui avessero ben presente questa alternativa. Certo, la “guerra fredda”, la competizione strategica con l’Urss ha radicalmente condizionato la possibile scelta americana per assumere il ruolo di grande Federatore.
La possibilità tuttavia si ripresenta alla caduta del Muro, in condizioni geopolitiche che la renderebbero ancora più necessaria e proprio in difesa degli interessi strategici americani. Come immaginare, alla fine del Millennio, un ordine della Terra se non in termini multipolari? Come sognare che esso possa imporsi da un solo Campidoglio? Ci sarà una Roma? Può darsi – ma sarà soltanto quella che preparerà la pace dopo tante guerre.
Se credo che gli Stati Uniti non abbiano saputo svolgere nell’unico senso che l’epoca rendeva possibile la propria vocazione egemonica, è chiaro che questo discorso vale all’ennesima potenza per la Russia. Il suo destino sta scritto a cubitali lettere di fuoco: la Rus’ (il suo nome, cancellato in Urss) può valere come potenza globale soltanto nella misura in cui è fondamento di un’alleanza, di una grande federazione delle nazioni slave. Altro che espansionismo zarista, altro che “socialismo reale” contrario a tutta la storia di questi popoli!
In Occidente si continua a confondere la Rus’ con la tragica vicenda dei suoi regimi politici. Ma l’inverno russo non era zarista con Napoleone e non era bolscevico con Hitler. Poteva risorgere la Rus’ custode e federatrice dei popoli slavi dopo la caduta del Muro? Troppo tardi? Forse – ma certo non era necessario lavorare alacremente perché accadesse l’opposto: perché al posto di uno pseudo-Impero che si è suicidato si moltiplicassero gli staterelli ultra-nazionalisti. Tutto potranno diventare costoro fuorché araldi di equilibrio e di pace. E l’ultimo passo verso il definitivo, temo, tradimento della missione e degli interessi strategici della Rus’ è stato commesso con l’invasione dell’Ucraina, comunque la tragedia si concluda.
E l’Europa? Quale destino? L’unità economica e monetaria era, dopo le grandi guerre, figlia della necessità più che di decisione politica. Averlo capito è certo un merito della sua élite, ma quell’unità non basterà mai a farne una protagonista sulla scena mondiale. Che cosa, a difesa degli interessi di tutti i suoi Stati, dovrebbe fare l’Europa era ed è dettato dalla geografia! La politica avrà sempre a che fare con Madre Terra, a dispetto dei Musk!
L’Europa esiste se è l’Occidente che attraverso il Mediterraneo guarda alle immani trasformazioni del continente africano, moltiplica relazioni e scambi su basi eque, fa concreta azione di pace nei conflitti tra le etnie che lo compongono. E come sa che il suo futuro è legato alle condizioni sociali e politiche che si determineranno in questo grande Sud, così sa anche che l’altra faccia del suo destino riguarda la relazione con l’Europa dell’Est. Può piacere o meno, ma è verum-factum: l’Europa potrà essere una potenza globale soltanto unendo le sue due storiche dimensioni, abbattendo definitivamente trincee e cortine di ferro che le avevano divise. Ciò vale ovviamente per entrambe.
Non esiste Europa occidentale capace di difendere efficacemente i suoi stessi interessi materiali se non federata alla orientale – e così non esisterà mai più una potenza effettiva della Rus’ contrapposta all’Occidente europeo. Di questo sono state coscienti tutte le più grandi anime europee, del mondo occidentale e di quello slavo, già da prima della grande guerra civile del “secolo breve”. E oggi ciò risulta tanto evidente, quanto lontanissimo, forse ormai impossibile da raggiungere ci appare questo fine. L’effetto di questo fallimento è chiaro a tutti: l’Europa solo occidentale non può che perdere ogni autonomia e ridursi alla sua sponda atlantica, e quella orientale finire schiacciata nello stonatissimo coro delle potenze asiatiche. Un vero europeo dovrebbe piangere nel vedere un leader russo alla corte dell’osceno dittatore della Corea del Nord.
Una leadership autentica può anche trovarsi in frangenti storici nei quali è impotente a svolgere la propria missione. E però è tenuta a conoscerla e a ribadirla nonostante tutte le difficoltà, a operare per riprenderne il filo. È responsabilità gravissima affermare invece, mentendo, di difenderla e con essa i propri interessi quando si procede lungo la direzione opposta. Può essere che a volte ci appaia insperabile realizzare ciò che riconosciamo come il nostro più autentico fine, e con esso una pace che non somigli al deserto, ma a questo proposito vale sempre il detto dell’antico sapiente (qui liberamente tradotto): chi non spera l’insperabile non troverà la via neppure per realizzare ciò che è sperabile.
Cacciari filosofeggia .Certo a volte, quando vuole, dice anche cose intelligenti e vere , ma poi , contraddicendosi cade nella trappola dell’ appartenenza politica e perde di obbiettività. Non può fare finta di non sapere come sono andate le cose in Ucraina quando altre volte e stato stesso lui ad aver sottolineato la volontà egemonica degli Usa e l’ occidente . Cosa poteva fare la Rus come la chiama lui ? Farsi sparare in fronte ? Forse ogni tanto deve anche lui fare contento l’ editore.
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Ha fatto felice anche i bacàri di Venezia.
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L’articolo propone una visione in parte suggestiva e in parte condivisibile: ogni grande potenza dovrebbe avere una vocazione storica e agire da federatore per stabilità e pace. Tuttavia, la realtà storica e geopolitica mostra che la pace e l’ordine globale non possono prescindere dalla gestione concreta degli interessi materiali.
Se da un lato si può immaginare la Russia come custode e federatrice dei popoli slavi, la storia mostra invece un percorso molto diverso. Per secoli, sia l’Impero zarista sia l’URSS hanno esercitato un controllo centralizzato e coercitivo, con repressioni e interventi militari che hanno lasciato ferite profonde ( Ungheria, Cecoslovacchia).
Dopo la dissoluzione dell’URSS, anche le repubbliche dell’Asia centrale, pur in maniera più sfumata, hanno coltivato sentimenti di diffidenza o di autonomia, consolidando una distanza politica e culturale da Mosca. Le azioni russe, dalle pressioni politiche ed economiche fino alle guerre in Georgia e Ucraina, contraddicono l’idea di un ruolo federatore e rappresentano il culmine di una tendenza che ha tradito la missione ideale evocata dall’articolo.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno avuto anch’essi una storia ambivalente. Se da una parte hanno costruito alleanze solide con l’Europa occidentale grazie al Piano Marshall e alla NATO, dall’altra le loro ingerenze in Stati indipendenti (Cile, Iran, Guatemala, solo per citarne alcuni) hanno minato la credibilità morale degli USA come forza federatrice globale. Questi interventi mostrano che, pur avendo potenzialità di leadership ideale, le esigenze immediate di geopolitica ed economia spesso prevalgono, tradendo la vocazione kantiana di “pace perpetua”.
Oggi, a questa dinamica si aggiunge il ruolo centrale della Cina; la sua crescita economica, l’influenza commerciale e la presenza militare la rendono una potenza globale determinante. Tuttavia, il suo modello privilegia sovranità, controllo e ottimizzazione dei propri interessi materiali, più che federazione e cooperazione ideale. Questo mette in luce che la multipolarità non può basarsi solo su aspirazioni ideali, ma deve fondarsi su un equilibrio reale di interessi e risorse.
In conclusione, una pace duratura richiede non solo cooperazione e rispetto reciproco, ma anche consapevolezza che le risorse vanno ottimizzate e condivise, non contese. Gli ideali di federazione e multipolarità devono integrarsi con pragmatismo economico: solo così grandi potenze come Russia, USA e Cina possono costruire un ordine stabile, sostenibile e accettabile per tutti gli attori coinvolti.
La radice del problema risiede nel fatto che c’è un trade-off tra esigenze immediate e prospettive di stabilità futura; se non si prende atto di questo aspetto da usare come punto di partenza non si va da nessuna parte
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Ai sogni, un po’ fantasiosi, di Cacciari si è contrapposto il controcanto del forum Ambrosetti: Zelensky, invitato in conference call e trattato come un profeta, ha indottrinato imprenditori e investitori con deliri di ogni sorta, progetti e strategie militari e quel venticello venefico de’ “alla breccia miei prodi!”.
Altro che dialogo, qui c’è puzza di soldati Ue buttati al fronte orientale.
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L’errore più grave è stato quello di allargare la UE a dismisura, trasformandola in una libera zona commerciale! Per almeno un secolo l’Unione Europea doveva essere composta solo dalla parte occidentale compresa la Gran Bretagna e trasformarsi in una potenza politico-militare! Solo dopo si poteva far entrare i paesi più piccoli che avrebbero dovuto accettare lo statuto degli Stati Uniti d’Europa occidentale così come si era affermatoNel secolo in questi anni! così com’è oggi una qualsiasi Estonia,o Ungheria può rompere i coxxioni come e quando vuole! Cioè impedire che l’Europa abbia una voce nel mondo!
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COME LA PROPAGANDA HA PLASMATO GLI ULTIMI 80 ANNI DI RELAZIONI COMMERCIALI INTERNAZIONALI
Osservatorio sulle relazioni commerciali 24 febbraio 2025
USA contro URSS: Capitalismo contro Comunismo
Durante la Guerra fredda (1947-1991). Gli USA sostenevano il capitalismo del libero mercato, descrivendo i sistemi economici occidentali come la via per la prosperità, mentre l’Unione Sovietica inquadrava le economie centralizzate come superiori e resistenti allo sfruttamento capitalista. Le restrizioni commerciali, come l’embargo statunitense su Cuba (1960), erano giustificate attraverso narrazioni di protezione della democrazia e contrasto al comunismo. In risposta, l’Unione Sovietica e i suoi alleati istituirono il Consiglio per la mutua assistenza economica (COMECON), presentandolo come alternativa equa alle strutture economiche dominate dall’Occidente. Ogni parte dipinse le pratiche commerciali dell’altra come sfruttatrici e insostenibili, rafforzando le divisioni politiche attraverso la retorica economica.
Il piano Marshall e la propaganda economica
Il Piano Marshall (1948-1952) NON fu esclusivamente un pacchetto di aiuti economici degli USA per l’Europa dilaniata dalla guerra: fu uno strumento di propaganda strategica. Gli Stati Uniti lo inquadrarono come un atto disinteressato per ricostruire le economie europee, ma servì anche come contrappeso alla diffusione del comunismo sovietico. I sovietici, a loro volta, lanciarono la loro narrazione economica, bollando il piano come una forma di imperialismo americano, portando i paesi del blocco orientale a rifiutarlo. Non c’è da stupirsi che il piano Marshall sia diventato un caso da manuale di come gli aiuti economici potessero essere usati come strumento geopolitico sotto le mentite spoglie della benevolenza.
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George Washington fu il primo a dire che il suo giovane Paese doveva restare fuori dalle rivalità europee «spesso sanguinose, sempre turbolente».
Il segretario di stato John Quincy Adams al Congresso il 4 luglio 1821. Per generazioni le sue parole hanno ispirato i sostenitori di un sostanziale disimpegno degli Stati Uniti dal coinvolgimento diretto negli affari degli altri In un discorso fondamentale (4 luglio del 1821), John Quincy Adams avvertì che l’America «non va all’estero in cerca di mostri da distruggere», considerando le guerre e le ambizioni coloniali europee incompatibili con il repubblicanesimo americano fondato sui valori di libertà e autogoverno.
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“LA DITTATRICE DEL MONDO”: UN AVVERTIMENTO PROFETICO VECCHIO DI 200 ANNI
March 16, 2025
Negli anni ’60 gli USA andarono all’estero “in cerca di mostri da distruggere” e rimasero intrappolati nel pantano del Vietnam che uccise circa un milione di vietnamiti.
Poi nel 1990 e nel 2001, hanno invaso il Medio Oriente “in cerca di mostri” lasciando molti paesi di quella regione in ancora più caos, povertà e dispotismo, distruggendo la vita di milioni di persone.
In sostanza, gli Stati Uniti sono diventati il ”mostro” che originariamente avevano cercato di distruggere. La Repubblica è morta. Ora dovremmo parlare dell’Impero americano. La nostra era ricorda la fine della Repubblica romana, più di 2000 anni fa.
Si può sostenere che i primi passi dell’America verso l’impero iniziarono con la conquista del Messico settentrionale a metà degli anni ’40 dell’Ottocento? O con la guerra contro la Spagna nel 1898? E la brutale conquista delle Filippine e di Porto Rico, così come del Regno delle Hawaii?
Adesso la classe dirigente degli Stati Uniti ha letteralmente a sua disposizione tutte le leve necessarie per manipolare e controllare. Forse la leva più importante è il controllo dei media e della “narrazione”.
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Il Nuovo Ordine Mondiale è già realtà. I Padroni del mondo sono cambiati. Speriamo che gli sconfitti prima della resa definitiva non ricomincino ricreando un nuovo pretesto per un conflitto mondiale come hanno fatto nei due precedenti del 18 e del 39.
“Se così fosse, la prossima guerra si comberà con clave e pietre.” Albert Einstein
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Combatterà ovviamente non comberà
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