Macron è impopolare, Bayrou fa le valigie, ora verrà forse il turno di Mélenchon o dei frontisti di destra rifatti di bel nuovo, ma liberali no, mai. Bel problema per un’Europa stretta tra Putin che spadroneggia a est e Trump che spadroneggia a ovest

(Giuliano Ferrara – ilfoglio.it) – Macron è impopolare. Bayrou il democristiano, il centrista, fa le valigie con tutta l’austerità incorporata nel suo bilancio, addirittura due festività abolite nel paese della festa continua e delle pensioni giovanili. A parte i suoi errori, Macron è un presidente liberale, già è un miracolo che abbia fatto un mandato e mezzo, il presidente dei ricchi, Giscard d’Estaing si limitò a uno, e la Francia si compiace di essere giacobina, barricadera, anche quando a dominare sono i conservatori, un mon général come de Gaulle o un professore di liceo della provincia come il gollista Pompidou, e ora verrà forse il turno di un altro docente liceale come Mélenchon, il trombone della Francia indomita, frontista di sinistra, o della Le Pen, ostruita dai processi, o del giovane sperimentale Jordan Bardella, frontisti di destra rifatti di bel nuovo, ma liberali no, mai.
Chissà che le macumbe dei liberali e conservatori riescano a sbarrare la strada ai nuovi barricaderi, non sembra facile la strada per i residui del gollismo d’antan e per il giovane un po’ flebile e bravo Glucksmann, socialdemocratico tinto di liberalismo militante, malgrado la situazione pesante del bilancio pubblico e altri grandi rischi legati da un lato all’antisemitismo ducesco di Jean-Luc o alla fobia xenofoba degli eredi di Jean-Marie Le Pen. L’unico che li aveva domati, i francesi, per ben quattordici anni, era stato François Mitterrand, che era un vichista trasformista trasformato in socialista, che vinse su un programma di nazionalizzazioni e sull’odio per l’argent, il denaro, e procedette poi spedito con le astuzie del fiorentino, in compagnia di un capitalismo arrembante e mascherato. Il centro socialdemocratico (Hollande) e la destra moderata e modernizzatrice liberaloide (Sarkozy) fecero cattiva figura, un’incompiuta.
Bel problema per un’Europa stretta tra Putin che spadroneggia a est, e ora si raccoglie anche in Cina con i peggio nuovi presunti padroni del mondo, e Trump che spadroneggia a ovest con le sue vendette e le sue peripezie da wannabe autocrate. Non fosse per il solido Merz, troppo abbronzato, e la solida Giorgia Meloni, che con Giorgetti spalma senza problemi l’immenso debito del meraviglioso e utilissimo 110 per cento (si sapeva, il nostro destino è spendere e spalmare) e supera la Francia anche nel rendimento dei titoli di stato, saremmo messi proprio benone, con Sánchez e Begoña nei pasticci neri e tutto il resto. Ma ai francesi piace così, adorano la messinscena robespierrista o il maurrassismo riformato, tutto tranne il liberalismo. Eppure è un paese di banche, di servizi pubblici fenomenali, di negozietti di prossimità, di esperienze naturalmente liberali nel reddito medio, nei costumi, nelle abitudini, nella cultura, ma guai a ricordarglielo. Ora è il momento della lassitude, della stanchezza per la politica, la Francia di nuovo s’annoia, e la sua noia è sempre stata portatrice di avventura, non sempre della stoffa migliore. Per come è messo il mondo, nonostante una certa sua leggerezza di tatto e volubilità mentale, la soluzione Macron, con un eventuale erede, era appunto una soluzione, la successione sarà il problema, un altro problema che il Grande Sud integrato dagli incubi eurasiatici e l’ex impero americano destinato a affogare in dazi e sentenze ineseguibili, sconfitto da sé stesso e dal tribunismo della democrazia, non faticheranno a usare per i loro scopi strategici.
Mala tempora. Non è lontano il momento in cui saranno rimpiante la tanto criticata globalizzazione, la promessa del liberalismo, sempre sfrenato e cattivo, un modo di vivere che le future generazioni avrebbero apprezzato, se la grande tempesta non ci avesse tutti travolti.
Visto che Macron non piace ai francesi ma è tanto simpatico a Ferrara e tenendo conto che a Macron non piacciono i francesi , si può risolvere il problema in questo modo : Macron si sceglie un altro elettorato , si fa votare da giuliano Ferrara e diventa il suo presidente. Ottimo no ?!
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🤣🤣🤣
Ottimo! Macron presidente della provincia di Ferrara, perché Ferrara è cosi grasso che fa provincia, se non regione …
Scusate battuta squallida, ma adeguata allo squallore delle persone, servi esaltati e inopinatamente fieri di essere a libro paga dell’internazionale bellico-finanziaria
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i liberali chi hanno portato a questo presente buio e miserabile, quindi si fottano i liberali
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Qualunque cosa scriva questo squallido, ho il rifiuto e non lo leggo.
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Io lo inizio e non lo finisco, così ottengo 2 risultati: gli ho dato una possibilità e l’ho mandato a ca*are…!!!
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Scusa Anail, ma mi sfugge il senso…
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Mi do prima la GIUSTIFICAZIONE di avergli dato una possibilità (come sono democratica!!! 🤥), ma immancabilmente, poi, mi prendo la SODDISFAZIONE di non finire di leggerlo, mandandolo, quindi, a ca..re.
Colto il senso? 🤭😆🤣😂
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Nel senso che fai tutto interiormente… quindi lui non lo saprà mai (a parte quelli del blog più indagatori)… questo l’avevo capito, meno male. Pensavo ci fosse altro che mi era sfuggito… 🙂
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Macron è passato da Delfino dei Rotschild a pesce bollito: se cambia i ministri ma le politiche imposte restano le stesse, come pretende che i francesi se ne stiano zitti e buoni? Sono mica italiani!
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A parte il tocco alla puttanesca che GF da alla vicenda; la Francia si avvia all’appuntamento col suo destino; in questo l’articolo ha un fondo di verità
I fattori che determinano tale situazione sono sia strutturali, sia congiunturali.
La Francia ha storicamente uno dei livelli di spesa pubblica più alti d’Europa (intorno al 57% del PIL negli ultimi anni); gran parte deriva da welfare generoso (pensioni, sussidi, sanità, istruzione, disoccupazione).
Il sistema pensionistico a ripartizione è molto oneroso, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.
La Francia cresce meno di quanto servirebbe per stabilizzare il debito.
Bassa produttività in alcuni settori e rigidità del mercato del lavoro contribuiscono a una crescita debole.
L’insieme di questi fattori rende difficile far quadrare i conti ameno che non si attuino politiche impopolari.
Sembra sia quello che sta succedendo.
A poco o nulla servirà un cambio di governo; chiunque andrà a governare si troverà con gli stessi identici problemi e con le medesime soluzioni: misure impopolari e senza scorciatoie
In alternativa c’è il modello italiano: sottomissione a tutto e a tutti pur di avere una dose di debito in più e giurando che dopo questa smette.
Ma la grandeur ridotta a “modello italiano” non sarebbe un destino, sarebbe una caricatura.
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