“Al termine di Tangentopoli, cambiare il Titolo V della Carta ci ha regalato delle fortezze elettorali”

(di Antonello Caporale – ilfattoquotidiano.it) – In vista della tornata elettorale d’autunno, ospiteremo in questa rubrica una serie di interviste sul ruolo e sul potere delle Regioni
Il Professor Galli della Loggia, le Regioni stanno all’efficienza come una Rsa alla giovinezza. Eppure i governatori sono sempre più forti, protagonisti assoluti.
Il paradosso è l’esito di errori politici catastrofici. Riformare il titolo V della Costituzione, proprio quando con Tangentopoli i partiti scomparivano, ha significato erigere fortezze elettorali e poteri governativi personalistici fuori da ogni controllo.
Un giocatore si misura dal coraggio, cantava De Gregori. Le Regioni dovrebbero essere misurate dalla competenza più rilevante ad esse affidata: la sanità. Nelle loro mani è invece divenuta fabbrica del clientelismo, catena di montaggio di un familismo arrogante.
Ma nel dibattito pubblico questa débâcle ha un qualche rilievo? Ha mai letto sui giornali o visto in tv un’inchiesta approfondita sulle Regioni?
E l’’incapacità di spendere i fondi europei? È il secondo affare affidato in via esclusiva alle Regioni e la seconda manifestazione di quasi totale inadeguatezza.
Ripeto: quanti titoli di giornale ha letto sul fascismo e l’antifascismo e quanti sui fondi che non si riescono nemmeno a spendere, sugli appalti che s’ inceppano? Nel nostro degrado istituzionale c’è una responsabilità dei media che troppo spesso operano come un’articolazione del sistema politico e dei suoi interessi.
Dovesse lei proporre una riforma, quale cura dimagrante consiglierebbe?
Già il fatto che sia saltata la possibilità per i governatori di godere di un terzo mandato e sia ferma la proposta di autonomia differenziata è uno stop al loro strapotere. Bisognerebbe trovare il modo di ridurre il sistema clientelare che gonfia queste istituzioni inefficienti, di contrastare lo sviluppo di un circuito di potere e di spesa parallelo a quello statale, di rafforzare il controllo del potere centrale.
Tanti volti in campo, e tra i tanti spiccano quelli del Pd: in testa De Luca, poi Emiliano.
E poi Giani e tutti gli altri. Ma non tutti hanno le medesime responsabilità, benché tutti abbiano un forte potere parallelo nei loro partiti.
Vincenzo De Luca avanza richieste di natura ereditaria per compensare la sua obbligata rinuncia a correre.
Ho letto che propone di affidare al figlio un ruolo di partito in Campania, evidentemente per blindare una sua candidatura a qualche posto nel prossimo consiglio o giunta regionali in cambio della rinuncia alla presidenza.
Michele Emiliano, il governatore della Puglia, ha spiegato che essendo in attesa di un figlio non può allontanarsi troppo da Bari e perciò si ricandida a consigliere regionale.
Mi sembra che nel partito democratico più che altrove la presenza autocratica e anche destabilizzante dei governatori stia giungendo ad ambiti finora inesplorati.
Perché sono più forti e potenti lì che nel centrodestra?
Perché è più forte il loro sistema di potere. Bisogna ricordare che la sinistra ha molto più della destra una tradizione di governo dei territori capace di una penetrazione capillare. Di dar vita a enti, istituzioni: ognuno fonte di consenso, di conquistare i ceti intellettuali, di collegarsi ai nuovi movimenti tipo i lgbtq+.
Ma i consiglieri regionali hanno scarsissima reputazione. Più che politici in carriera sembrano panchinari a vita.
Oso credere che nelle elezioni regionali la reputazione conti assai meno di quanto lei creda……
Nella Lega Matteo Salvini soffre la presenza e la popolarità del veneto Luca Zaia. In Forza Italia Roberto Occhiuto guida la Calabria da vicesegretario nazionale del partito. Secondo lei i presidenti di Regione hanno la forza di imporsi poi nella leadership nazionale?
Il personalismo del loro potere talora perfino familiare, la sua radice localistica, è la grande forza di molti governatori ma anche un limite invalicabile quando tentano la proiezione nazionale. A quel punto la loro forza diventa la loro debolezza. Fuori della Campania, De Luca elettoralmente non vale nulla, e si è visto la fine fatta dalla candidatura di Emiliano alla segreteria del Pd.
Le Regioni sono particolarmente antipatiche agli italiani. Due anni fa in Lombardia e Lazio la partecipazione fu scarsissima.
Molto è dipeso anche, credo, dalla figura e dalla credibilità dei candidati. Alla fine, qualche volta, le persone per fortuna contano ancora qualcosa.
UNA MENTE EROICA DIFFUSA-Viviana Vivarelli.
L’Italia ha sempre dato personalità eroiche, Mazzini, Garibaldi, Verdi, Gramsci, Matteotti, Pertini… Ma io non credo affatto che oggi noi abbiamo bisogno di eroi, di superuomini, di capi forti, di personalità ambiziose e potenti, di soggetti straordinari. Spero invece che si formi una mente eroica diffusa, un movimento di resistenza di massa che si allarghi da un punto qualunque del nostro mondo a tutto il mondo. E’ vero che questa mente collettiva marcia più rapidamente se vengono ad esistere persone come Gianroberto Casaleggio, che sono in sintonia con i bisogni della gente, che li vivono e li rappresentano, che fanno risplendere i valori universali, che sono sensibili verso le esigenze collettive, persone in cui ognuno si riconosce al suo meglio e prende forza e coraggio, persone in cui si può idealizzare e che fanno rinascere la speranza dove è tutto perduto e che per questo fanno coalizzare verso di loro le forze del male. Anzi, è proprio questa coalizione, che unisce politici rinnegati a finanzieri e potentati economici, la maggior dimostrazione che questa mente collettiva è il maggior pericolo che le forze del male, le forze che oggi identifichiamo col neoliberismo, temono, perché sanno di muoversi sulla linea predatoria della menzogna, della rapina, della manipolazione dei cervelli, della subordinazione delle masse ai loro interessi privatistici, mentre il nuovo che nasce sorge invece alla luce dell’ideale, dell’utopia, dei valori diffusi, del bene universale.
Ma la storia si muove come una sinosoide, con alti e bassi e accade, di frequente, che dopo l’innalzamento della curva sociale ispirata da grandi anime, subito la curva si afflosci nella disillusione e nel disincanto a causa di errori umani dei singoli capi, cedimenti improvvisi delle sue truppe, disorientamento per decisioni sbagliate, cadute per debolezze umane e tradimenti.
Si entra, allora, in un periodo oscuro di incertezza e di dolore e la passione civile diffusa sembra ripiegarsi e spegnersi.
Resta, in alcuni, la scintilla di quello che fu e che poteva essere, ma il desiderio e l’entusiasmo si ripiegano su se stessi e si nascondono e quella massa che sembrava preludere a un giorno nuovo e a un mondo nuovo stenta a ritrovare lo slancio perduto e diventa grigiastra e senza scopo.
Pare allora che per un certo periodo la luce si spenga e non bastano persone di buona volontà, mediatori e rappezzatori, a ridare l’entusiasmo perduto, se i nuovi capi ripongono solo su se stessi la capacità di ripresa, attraverso il compromesso e gli adattamenti e perdono la capacità di ripartire dal basso.
Quel popolo che aveva sperato per una breve stagione di insorgere, togliersi le proprie catene e marciare verso l’autoliberazione e l’autogoverno, si sente di nuovo deluso e frustrato e non riconosce nelle lentezze della politica e nello squallore degli accomodamenti quello slancio e quella passione che lo aveva fatto sperare in ben altri futuri.
Sono passati i tempi in cui bastava un capo per fare un popolo. Oggi sono aumentati gli spiriti che vogliono che si faccia un popolo e non un capo, perché la subordinazione ubbidiente è propria dei vinti e non degli uomini liberi.
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Sono completamente d’accordo. Speriamo nasca presto qualcosa con queste caratteristiche perché al momento siamo messi molto male.
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“Ho letto che propone di affidare al figlio un ruolo di partito in Campania, evidentemente per blindare una sua candidatura ..”
Ho letto anche io di queste pratiche.
Che sono di matrice interna al pd, perciò meglio evitare di mettere becco.
Ma il detto popolare “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” è sempre valido oppure va revisionato? Troppo rigido? Duri e puri non si va da nessuna parte? Meglio omologarsi? Diversi sì, ma quanto?
Se vince l’ altra destra è un disastro..
Gli astensionisti sono ignoranti e menefreghisti.
Il Partito cresce: questa settimana + 0.2%
Gufi e corvacci neri, rondoliniani che non sono altro!
Ho letto anche la probabile formazione che entrerà un campo in Calabria: mancano solo i monarchici e i neo guelfi per completare il team vincente.
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Ma nel dibattito pubblico questa débâcle ha un qualche rilievo? Ha mai letto sui giornali o visto in tv un’inchiesta approfondita sulle Regioni?
Polli sul Balcone parla come se lui non scrivesse sul giornale più grosso d’Italia. Perché non glielo suggerisce lui oppure comincia a parlarne lui nelle sue rubriche?
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