Hanno perso la guerra e ora pagano i danni.

(Alessandro Di Battista) – Vedrete, nei prossimi giorni/mesi, tutti quei politici e giornalisti (falliti) che hanno sostenuto la folle linea Biden-Ue-Nato in Ucraina diranno che l’Europa ha ottenuto molto dai negoziati, che è una balla la vittoria di Putin, che “l’estensione dell’art. 5 della Nato all’Ucraina” è un successo assoluto (vedrete, vedrete) e che aver “convinto Trump ad occuparsi della sicurezza di Kiev” (come no) è il trionfo dell’Europa unita. Balle! Sono e saranno soltanto balle! E a dimostrazione rammento a tutti come sono finiti i dossier/argomentazioni portate al cospetto del padrone Trump negli ultimi giorni da questi camerieri di Washington terrorizzati non dalla distruzione dell’Ucraina (della quale sono pienamente responsabili) ma dal fatto che la pubblica opinione europea possa rendersi conto del loro totale fallimento e magari chiedere conto.
IL CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA
Partiamo dal “cessate il fuoco”. Nei giorni precedenti l’incontro Putin-Trump in Alaska diversi leader europei hanno insistito sulla necessità di ottenere un cessate il fuoco prima dell’inizio dei negoziati sull’Ucraina. Ne ha parlato effettivamente anche Trump prima di incontrare Putin. Poi, dopo aver ricevuto un secco e prevedibile no da parte del Presidente russo (per quale motivo Putin dovrebbe fermarsi ora che avanza garantendo un vantaggio a Kiev nessuno lo sa) ha smesso di parlarne.
Il 14 agosto i leader europei dichiarano: «Prima il cessate il fuoco, poi le trattative». Come detto Trump smette di parlare di cessate il fuoco ma i leader europei insistono: “Le pressioni su Trump di Macron e Merz: «Serve il cessate il fuoco»”, titola il Corriere della Sera il 16 agosto scorso.
Infine Zelensky: “Abbiamo concordato con Ursula von der Leyen sulla necessità di un cessate il fuoco per i successivi passi diplomatici”. (17 agosto)
Poi arriva Trump: “Non penso ci sarà un cessate il fuoco. Possiamo lavorare a un accordo di pace mentre continuano a combattere. Il cessate il fuoco non serve”. E come reagiscono i politici europei? Ovvio, si mettono sull’attenti e smettono di parlare dell’argomento i vigliacchi!
L’UCRAINA NELLA NATO
Passiamo al tema Nato. Quante volte abbiamo ascoltato politici e giornalisti dare lezioni di geopolitica in tv sostenendo che fosse decisione autonoma di Kiev se entrare o meno nella Nato? E quante volte abbiamo sentito gli stessi politici parlare di “irreversibilità del percorso di adesione dell’Ucraina alla Nato”?
“Dobbiamo dimostrare con le parole e le azioni che il percorso dell’Ucraina verso la Nato è irreversibile” (Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, 28 giugno 2024)
“L’adesione di Kiev alla Nato è un percorso irreversibile” (Summit paesi Nato, 11 luglio 2024)
“Il percorso di Kiev verso la Nato è irreversibile” (Mark Rutte, segretario generale della Nato, 14 novembre 2024)
“L’Ucraina è in un percorso irreversibile verso la Nato come concordato dagli alleati al vertice di Washington dello scorso anno”. (Keir Starmer, premier del Regno Unito, 14 febbraio 2025)
“Il percorso irreversibile di Kiev verso la Nato resta valido” (Mark Rutte, segretario generale della Nato, 25 giugno 2025)
Poi è arrivato Trump, il padrone della Nato, che due giorni fa ha dichiarato: “Ricordate come è iniziato tutto in Ucraina. Non si può riavere indietro la Crimea data da Obama (12 anni fa, senza che sia stato sparato un colpo!), e non si può entrare nella Nato da parte dell’Ucraina. Alcune cose non cambiano mai”.
Reazione dei politici europei, quelli autonomi, quelli uniti, quelli forti? Hanno smesso di parlare di adesione alla Nato da parte di Kiev. Fischiettano i pavidi!
I CONFINI DELL’UCRAINA
Quante volte ci hanno detto che non si può consentire a Putin di cambiare i confini dell’Ucraina con la forza? Decine di volte. L’ultima che ne ha parlato è stata Ursula von der Leyen 3 giorni prima dell’incontro alla Casa Bianca: “i confini non si possono cambiare con la forza” ha tuonato questa politica ridicola (lo si è visto anche su come ha gestito la trattativa sui dazi con Trump, pensate in che mani siamo messi).
Come è andata a finire la storia dei confini? È finita con Trump che mostra a Zelensky (e agli altri leader europei) una mappa dell’Ucraina con le regioni che interessano ai russi con scritta sopra la percentuale di conquista. Che intendeva dire Trump a Zelensky e a questi nani inutili dei politici europei? “Sbrigatevi ad accettare un accordo perché altrimenti Mosca avanzerà. Questa è la situazione: pensate di poter recuperare i territori perduti?”. Una roba così.
Oltretutto lo stesso Zelensky, alcuni mesi fa, in un raro momento di lucidità ha detto che “è impossibile recuperare i territori perduti”, ma nel favoloso mondo di Ursula “i confini non si cambiano con la forza”. Ovviamente dice questa scemenza se c’è di mezzo Putin. A quella bestia di Satana di Netanyahu che sogna la creazione della Grande Israele mica si azzarda a dire una roba del genere.
I VOLTAFACCIA DELLA MELONI
Arriviamo alla Meloni. La “donna, madre e cristiana” prova a rifarsi una verginità politica e, come vedete, parla poco e quando parla (adesso) dosa bene le parole. Vuole smarcarsi dal punto di vista politico e mediatico. Vuole mostrarsi come quella trumpiana, come quella realista, come quella che ha capito la situazione e spinge per un rapido accordo. Ma è la stessa Meloni che per anni ha avallato le folli politiche di Biden, della Nato, dell’Ue e di Ursula. Non dimenticatelo! È responsabile del fallimento europeo e della Nato in Ucraina. È responsabile di questa storica sconfitta del cosiddetto “blocco occidentale”.
Ricordo alcune cose:
“Putin durante il G20 sosteneva una tesi del tipo: noi vorremmo la pace ma gli altri non la vogliono e gli ho risposto. È molto facile, ritiri le truppe e avrà la pace come lei ha voluto la guerra”. (Giorgia Meloni, 20 marzo 2024). C’era Biden alla Casa Bianca e per ossequiarlo diceva queste stronzate!
E le ripeteva pure. Il 22 novembre 2023 Giorgia Meloni, durante il vertice intergovernativo di Berlino, disse: “Per ottenere la pace in Ucraina sarebbe sufficiente che i russi si ritirassero dal Paese”. Ma si possono dire scemenze più grandi di queste?
Inoltre, lo ricordo, la Meloni ha più volte scommesso sulla vittoria dell’Ucraina. Ha scommesso e ha perso. Il problema è che ha puntato anche i soldi degli italiani e la credibilità europea. Si dovrebbe nascondere dopo aver chiesto scusa. Invece fa la vaga e prova a mostrarsi innocente la vigliacca!
Il 26 aprile 2023, alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina di Roma, la Meloni disse: «Non abbiate paura di scommettere sulla vittoria dell’Ucraina e sulla sua integrazione europea». E le stesse identiche parole le pronunciò davanti a Zelensky, a Palazzo Chigi il 13 maggio 2023: «Scommettiamo sulla vittoria dell’Ucraina». Adesso, ovviamente, si è accodata a Trump e non dice più scemenze del genere.
I VOLTAFACCIA DI URSULA
Ma a scommettere sulla vittoria di Zelensky non è stata solo la Meloni. “Kiev deve vincere, faremo di tutto per questo” disse la Von der Leyen nel luglio 2023. Concetto ribadito il 29 agosto successivo al Forum strategico di Bled in Slovenia: “Kiev deve vincere, non Putin”, e il 18 febbraio 2023 alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, durante la quale ha chiesto agli alleati di raddoppiare gli sforzi militari per aiutare Kiev a sconfiggere l’invasore russo.
Anche Mario Draghi (ora sta zitto l’apostolo delle élite), già presidente del Consiglio italiano ed ex presidente della Bce, ci ha deliziato con delle scemenze inaudite.
Non solo disse che Kiev dovesse vincere ma che la sconfitta della Russia fosse un obiettivo necessario all’esistenza stessa dell’Europa. Dallo scontro di civiltà siamo passati a una guerra esistenziale per l’Ue. «Kiev deve vincere o per l’Ue sarà la fine», disse Draghi al Mit di Boston il 9 maggio 2023. E ancora: «Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è».
Adesso dove sta Draghi? Si starà nascondendo in qualche mega villa probabilmente.
GLI ULTIMI GIAPPONESI
In tutto ciò c’è chi ancora non vuole accettare la sconfitta, o che pensa davvero di non aver perso la guerra. Come gli ultimi giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma loro avevano una dignità, non come questi personaggi ridicoli e arroganti.
“Mosca non porrà fine alla guerra finché non si renderà conto che non può continuare” ha detto 3 giorni fa Kaja Kallas, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, prima di proporre il 19° pacchetto di sanzioni alla Russia.
Ma ha fatto peggio Macron che, in un momento in cui finalmente si vede uno spiraglio per un negoziato, rosica perché non è il protagonista e dichiara: “Il presidente Vladimir Putin è un predatore, un orco alle nostre porte che deve continuare a mangiare per la propria sopravvivenza”.
E ancora: “Non dobbiamo essere ingenui. La Russia sarà una forza destabilizzante duratura. Dal 2007-2008 (l’intervento russo in Georgia, ndr), il presidente Putin ha raramente mantenuto le sue promesse. È stato costantemente una forza destabilizzante. E ha cercato di ripensare i confini per estendere il suo potere. Un Paese che investe il 40% del suo bilancio in equipaggiamenti militari, che ha mobilitato un esercito di oltre 1,3 milioni di uomini, non tornerà a uno stato di pace e a un sistema democratico aperto dall’oggi al domani. Quindi, anche per la sua stessa sopravvivenza, lui (Putin) deve continuare a mangiare. E quindi è un predatore, è un orco alle nostre porte. Non sto dicendo che la Francia verrà attaccata domani, ma è una minaccia per gli europei”.
La verità è che l’Ue non conta nulla e lo dimostrano perfettamente le parole appena pronunciate da Rubio, il segretario di Stato USA: “Non diamo più armi all’Ucraina. Non diamo più denaro all’Ucraina. Ora vendiamo loro armi e i Paesi europei le pagano attraverso la Nato. Stanno usando la Nato per acquistare le armi e trasferirle all’Ucraina. Questo è un altro grande cambiamento rispetto al modo in cui è stata affrontata questa guerra solo pochi anni fa, ad esempio sotto l’amministrazione Biden”.
Questa è la certificazione del fallimento europeo. Cornuti, mazziati e falliti. Hanno perso la guerra e ora pagano i danni. Anche gli USA hanno perso la guerra, ma Trump sta gestendo la sconfitta e gli Stati Uniti continuano ad arricchirsi grazie ai politici europei, veri e propri camerieri di Washington.