Le forze politiche continentali conservatrici che a Trump si sentono ideologicamente vicine non capiscono come affrontare Washington

(Flavia Perina – – lastampa.it) – È il momento più buio per il Vecchio Continente che nell’arco di poche ore potrebbe essere costretto a scegliere: avallare la cessione di pezzi di Ucraina alla Russia oppure affrontare il definitivo disimpegno Usa dalla partita. È questo il messaggio implicito arrivato dalla Casa Bianca dopo l’incontro di Anchorage ed è comprensibile lo sbalordimento degli alleati davanti all’abisso che si è aperto tra le due sponde dell’Atlantico. Tutti conoscevano il vecchio adagio di Henry Kissinger, essere nemico degli americani è pericoloso ma essere loro amico è fatale. Nessuno credeva che valesse anche per gli europei.
Le stesse culture nazionaliste dell’Unione sono perplesse e divise. Il mondo intellettuale francese vede nel declino dell’asse occidentale un’opportunità più che un rischio. Come ha sintetizzato a suo tempo Alan Todd, una sconfitta russa in Ucraina avrebbe perpetuato per un secolo «la sottomissione europea agli americani», mentre se Mosca realizzerà i suoi piani, come è ora possibile, «la Nato si disintegrerà e l’Europa sarà lasciata libera». La destra italiana gioca in un altro campo, la conservazione a oltranza della relazione con gli Usa, a costo di derubricare i voltafaccia di Trump a dati marginali in una trattativa più ampia sulla futura difesa europea. Il sovranismo alla Viktor Orban sceglie una strada ancora diversa, applaude in toto alle scelte del presidente Usa e si propone come bastione del futuro asse tra Washington e Mosca. Ancora una volta, come al tempo della caduta del Muro di Berlino – l’altro gigantesco evento geopolitico che nessuno aveva previsto – la storia si mette a correre lasciando indietro chi non sa tenere il passo.
Nei sussidiari di domani riconosceremo le tappe di questa improvvisa accelerazione. La ripresa dei contatti tra Casa Bianca e il Cremlino subito dopo l’insediamento di Trump. Due giorni dopo, il discorso di JD Vance a Monaco, una vera messa in stato d’accusa del modello europeo di libertà e garanzie. Poi la netta chiusura a ogni ipotesi di Ucraina nella Nato, il de profundis per la restituzione di Donbass e Crimea, la bastonatura in diretta di Volodymyr Zelensky, l’annuncio della sospensione delle forniture di armi Usa a Kiev, l’imposizione agli europei di spese pressoché insostenibili in ambito Nato, il varo dei dazi. Infine, Ursula von der Leyen ricevuta a margine dell’inaugurazione di un campo da golf e Vladimir Putin pienamente riabilitato con tanto di tappeto rosso e applauso a scena aperta. E adesso, cosa? Lo sapremo a breve, con il vertice convocato da Trump con Kiev e gli europei, che date le premesse fa paura a tutti.
Sta cadendo un altro muro ma le forze politiche continentali, a cominciare da quelle sovraniste e conservatrici che a Trump si sentono ideologicamente vicine, non capiscono come affrontare un mondo dove Washington trova più vantaggioso un nuovo sistema di accordi con Mosca che il restauro delle intese storiche sulla difesa europea.
Sì, forse in prospettiva l’Europa sarà più libera, come dicono i nazionalisti francesi. Forse le singole nazioni riusciranno a incrementare i rapporti bilaterali, come sperano gli italiani. Forse micro-Stati come l’Ungheria valorizzeranno il loro ruolo. Ma, al momento, la loro stessa confusione avalla la visione dell’Europa che Trump e Putin probabilmente condividono: un luogo dove nessuno ha un’idea precisa di sé, decadenti capitali incapaci di atti di autentica autonomia. Le loro leadership pregheranno per un accordo che consenta almeno di salvare la faccia. Qualcosa gli sarà concesso. E poi good bye, alla prossima partita, e vedremo a chi toccherà chinare la testa.
Sovranisti europei?… sovranisti europei?… ma dove ma quando?… mai visti! Tutti ad unico libro paga!..!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
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L’Europa sta vivendo un momento difficile ma lo è per tutti. D’altronde Roma non è stata costruita in un giorno. Lo stesso vale per L’Europa nella concezione più ideale di unione di tanti Paesi con culture diverse.
La storia insegna nei secoli, i trattati sono solo piccoli passi ma il cammino è lungo e impervio.
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Per gli Europei e Zelensky decide Wall street: se Powell e la cricca che gli sta sopra troveranno un patto di desistenza reciproco a margine della lotta intestina con Donaldo (e le sue lobby )allora gli europei acconsentiranno alla velocizzazione del processo di pace nonostante le nubi nere del post-dazi, altrimenti chissà. Mi pare abbastanza palese che Donaldo abbia un coraggio che fa la tangente all’incoscienza, non vorrei per lui che la prossima volta non sbaglino mira. La vonderl non è più tra l’incudine e il martello, ma tra 2 incudini e due martelli.
Considerando l’ intricatissima e complicatissima fase politica, mi pare quello della Perina l’articolo più della giornata all’insegna del dubito ergo sum. “Il problema del mondo è che gli stùpidi sono sicuri di sé e gli intelligenti pieni di dubbi”
Bertrand Russell,autore poco conosciuto dalla parti di Torino, Odifreddi escluso.
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• “..oppure affrontare il definitivo disimpegno Usa dalla partita..
Cioè? “Affrontare” significa proseguire la guerra senza gli Usa?
• “Nessuno credeva che valesse anche per gli europei.”
Dopo ottant’anni che hanno visto classi dirigenti europee di ogni ordine e grado passate col via libera Usa? Ma dove vivi?
• «la Nato si disintegrerà e l’Europa sarà lasciata libera».
Accadrà se non compariranno sulla scena degli statisti veri. In ogni caso questa Nato e questa €uropa sono strumenti spuntati e dannosi per le popolazioni continentali.
• “..modello europeo di libertà e garanzie. “
Che modello è? Modello europeo fa rima con Nato. Per seguire le orme dei guerrafondai d’oltreoceano abbiamo partecipato e sostenuto (a vario titolo) crimini in Iraq, Afghanistan, Libia, ex Jugoslavia e oggi in Palestina. Siamo complici, non un modello.
• “..l’imposizione agli europei di spese pressoché insostenibili in ambito Nato..”
Imposizioni simili vengono applicate a una sola categoria di esseri umani: agli schiavi in catene.
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Mi sembra che l’articolo della Perina fotografi la realtà con tutti i dubbi che si porta appresso.
Non esprime neppure giudizi. Pur se su La Stampa la Perina non si espone.
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