(Tommaso Merlo) – A Putin tappeto rosso e sorrisoni, a Zelensky ceffoni ed improperi. Anche gli orsi bruni dell’Alaska hanno notato il buon sangue che scorre tra Trump ed il suo collega russo. Per quanto riguarda invece i risultati del vertice, gli orsi sono titubanti. Alla vigilia Trump aveva starnazzato di tutto, sembrava che grazie a lui tornasse la pace nel mondo ed il Nobel non glielo potesse soffiare più nessuno. Ed invece niente, era la solita diarrea social e a favore di telecamere. E visto le aspettative che ha creato, Trump esce dal vertice con la coda tra le gambe anche se il bicchiere in realtà è mezzo pieno per tutti. Innanzitutto per Trump stesso che si è iniettato una mega dose di metadone mediatico a base di attenzione planetaria e vivissimi complimenti dai suoi intrepidi leccapiedi. Una dose da cavallo che dovrebbe bastare almeno fino a lunedì quando alla Casa Bianca tornerà ad esibirsi il celebre attore ucraino. Ma bisogna essere onesti, Trump ha tutti i peggiori difetti del mondo ma non quello di essere un russofobo e dopo anni di insulso tabù occidentale, gli va dato atto di aver riaperto il dialogo con la Russia di Putin. Unica via per risolvere la crisi ucraina e magari pure evitare l’autodistruzione nucleare. Per fortuna che anche gli orologi scassati segnano l’ora giusta un paio di volte al giorno, e la pace in Ucraina è una delle poche fregnacce elettorali che Trump non si è ancora rimangiato del tutto. Dice che lo fa per i troppi morti al fronte, davvero un cuore d’oro. Peccato che a Gaza è complice dell’olocausto del secolo, ma pretendere coerenza sarebbe davvero eccessivo. Accontentiamoci del fatto che Trump voglia smetterla di buttar via soldi in una guerra persa, voglia avere ragione, spacciarsi come Madre Teresa di Calcutta e ricominciare a fare affari d’oro col suo idolo. Un Putin che è quello che lui non sarà mai, uno statista. E che gestisce il suo paese come Trump non potrà mai. La Russia è compatta dietro ad un leader che stima. Trump sta sulle palle perfino agli orsi bruni dell’Alaska ed anche i sondaggi tra gli alci sono in picchiata. Altro che età dell’oro, di questo passo volerà un sacco di piombo tra le strade di una America frastornata dalle bizze del suo scorbutico ego. Ma il bicchiere del vertice è mezzo pieno anche per noi vassalli europei ostaggi di classi dirigenti grottescamente russofobe, conformiste e guerrafondaie. Una iattura continentale. Sono ancora lì a fare capricci e call come se fossero impiegati in smart working, invece di fare quello per cui sono profumatamente pagati e cioè politica e cioè servire la volontà di pace e buonsenso dei loro cittadini. Per fortuna l’imperatore americano di turno è imprevedibile e viscido come un salmone selvatico dell’Alaska e le colonie prima o poi si adeguano sempre, soprattutto se con le pezze al culo. C’è da scommetterci che non appena Trump sventolerà bandiera bianca o manderà tutti a farsi fottere, tra le colonie europee ci sarà una corsa al riciclo poltronistico e spunteranno pacifisti da ogni dove. Ma quello in Alaska è un bicchiere pieno soprattutto per Putin che dopo anni di propaganda russofoba occidentale ritorna al centro della scena internazionale da leader di una superpotenza che sta sconfiggendo da sola la combriccola della Nato. Altra iattura continentale. Secondo gli statisti de noialtri, la Russia doveva collassare in tre secondi ed invece dopo altrettanti anni di guerra gode di ottima salute anche grazie ai suoi nuovi amichetti orientali. Putin ha ribadito le sue condizioni per la fine delle ostilità, i territori conquistati li ha costituzionalmente annessi e quindi non se ne parla più e Kiev deve restare fuori dalla Nato. Altro che cessate il fuoco e scuse per prendere tempo, Putin vuole sfruttare il momento favorevole sul campo di battaglia e sradicare le ragioni del conflitto. Portando a casa un accordo complessivo che garantisca una pace di lungo periodo e magari qualche affaruccio tra i ghiacci, le foreste e il cielo stellato del profondo nord. In un colpo solo Putin ha scavalcato tutti i russofobi che sguazzano da Kiev fino a Washington passando per le capitali europee destabilizzando il fronte propagandistico occidentale. Lo hanno capito anche le lontre dell’Alaska, la vera sorgente del conflitto Ucraino è stata la Nato a matrice americana col suo decennale piano di espansione verso est. Putin lo ha stroncato mentre Trump è solo l’ultimo atipico burattino dello stato profondo, una breve parentesi per girare pagina ma senza farsi illusioni. Godiamoci il bicchiere mezzo pieno, ma di questo passo la terza guerra mondiale a matrice americana è solo rimandata e vedrà la Russia al fianco della Cina.