(Dott. Paolo Caruso) – “Asinus asinum fricat” ( l’asino striglia un altro asino). È il caso della complice intesa e reciproca stima tra i Presidenti di Usa e Russia che senza grandi meriti si lusingano a vicenda. Ad Anchorage in Alaska, ieri alle 21,00, ora italiana, alle 11,00 ora locale si sono stretti la mano, come vecchi amici e soprattutto come se nulla fosse successo. Così Putin non rispondeva alle provocazioni dei giornalisti di mezzo mondo, perché indirizzate tutte sulla fine della. guerra, di una mattanza che ha prodotto, per suo capriccio centinaia di migliaia di morti, d’ambo le parti. Trump sorridente ad accoglierlo sul red carpet, come un valoroso, benefattore dell’umanità. Infatti essendo della stessa pasta, i due Tycoon si comprendono, e compiaciuti in un tacito consenso non rispondono ai giornalisti, se non con un “andiamo avanti”.”Dove ci porteranno?” Ci si chiede da più parti. L’Ucraina, parte lesa, non c’era e neppure la sua spalla europea. Le due cenerentole non erano state invitate. Ci sarà forse l’ Ucraina o chissà quando? A Trump preme svincolare la Russia dall’abbraccio della Cina. Proprio Lui che , con i suoi dazi scriteriati e le sue scelte sconsiderate, ha costretto intere Nazioni come l’India, il Brasile e chissà quante altre a gettare lo sguardo oltre la “muraglia”. Di cosa abbiano discusso è lecito immaginare. L’Ucraina pare fosse il pretesto… “Dove va a finire il cielo?” recita una bellissima canzone di Fausto Leali. Il mondo è in attesa che uomini piccoli, ma che si sentono magnati o come Trump aspirano al Nobel per la Pace, con elefantesco narcisismo si credono i padroni del mondo per fare a loro piacimento i propri interessi, sulla pelle di miliardi di persone minacciate dalle loro follie. Il mondo sta a guardare, come le stelle…