
(Tommaso Merlo) – Quando si arriverà al processo di Norimberga per fare luce sul genocidio di Gaza, le classi politiche e mediatiche gireranno con la kefiah palestinese pur di riuscire a riciclarsi e non si troverà un sionista neanche a pagarlo. Non dobbiamo permetterlo. Se succedono certe immani tragedie, è proprio perché è venuta meno una coscienza collettiva, un insieme di valori e punti fermi che ci unisce. Tutti. Nessuno escluso. Una coscienza collettiva che va al di là delle identità, delle appartenenze politiche, del proprio tornaconto o dell’odio verso chissà chi. Una coscienza collettiva che davanti a certe tragedie reagisce rigettandole a prescindere. Senza esitazioni, senza partigianeria, senza ipocrisie. E questo perché nessuno e per nessuna ragione al mondo deve venire ammazzato per i deliri ideologici altrui e siamo tutti titolari di diritti umani universali ed inviolabili. La storia ci ha insegnato quanto siano pericolose certe derive e per prevenire certi orrori ci siamo dotati di istituzioni e di regole internazionali. Un assetto al servizio della nostra coscienza collettiva ed espressione della nostra civiltà. Ed invece eccoci qui. Davanti all’ennesimo genocidio, coi governi occidentali che fino a ieri si spacciavano come i paladini della democrazia e dei diritti umani ed oggi sono addirittura complici. Morali, politici, militari, mediatici, economici. Le classi dirigenti che avrebbero la responsabilità di rappresentare la nostra coscienza collettiva, l’hanno ignorata e tradita sporcandosi le mani di sangue e calpestando la comunità internazionale di cui fino a ieri erano paladini. In molti hanno probabilmente scommesso che anche questa volta avrebbe prevalso lo story telling sionista e avrebbe vinto il banco occidentale, ma l’orrore a Gaza ha raggiunto un livello tale da risvegliare popoli interi imbesuiti di materialismo, dando vita ad un epocale sussulto di coscienza che sta costringendo pezzi di classi dirigenti a frettolosi dietrofront e aggiustamenti di rotta. Chi per tardiva convinzione, chi per convenienza tattica, chi perché ha capito che non rischia più, chi perché alla fine le pecore seguono il gregge. E siamo solo all’inizio. Man mano che si avvicineranno le prossime elezioni nei vari paesi e man mano che emergerà la verità sull’immane tragedia a Gaza, ne vedremo delle belle. Non si troverà più un complice nemmeno a pagarlo. Con politicanti, giornalisti e personalità assortite che giureranno di essere stati sempre schierati contro il genocidio, di avere fatto tutto il possibile per contrastarlo e molti non esiteranno addirittura a sposare la causa palestinese. Quella del popolo più infangato e perseguitato della storia moderna. La cui unica vera colpa è quella di opporsi all’aggressione coloniale a matrice occidentale e quella di non essersi mai rassegnato all’ingiustizia e all’oppressione. Come se i palestinesi avessero preservato nonostante tutto una coscienza collettiva che li spinge ancora a credere e lottare per la libertà. Davvero un bell’esempio per tutti. La lobby sionista pensava che controllando politica e media mainstream occidentali se la sarebbe cavata anche questa volta. Ed invece a Gaza hanno forzato la mano al punto che il mondo intero si è ribellato dal disgusto. Una deriva dovuta a decenni di impunità che ha portato il sionismo a strafare. E una svolta favorita dalle nuove tecnologie che hanno aperto nuovi spazi di libertà d’informazione e dal fatto che la credibilità della politica e della stampa tradizionali sono ai minimi storici in tutto l’occidente a furia di svendersi alle migliori lobby offerenti. Ma quando prima o poi si arriverà ad un processo di Norimberga, le classi dirigenti gireranno con la kefiah palestinese pur di riuscire a riciclarsi e non si troverà un sionista neanche a pagarlo. Non dobbiamo permetterlo, chi ha responsabilità politiche e mediatiche deve avere lo spessore anche umano per capire quando ci si trova di fronte a tragedie che vanno ben oltre l’ordinario circo politico e rigettarle senza esitazioni e ambiguità. E questo perché siamo tutti titolari di diritti umani universali ed inviolabili. E questo in nome di una coscienza collettiva che ci unisce. Tutti. Nessuno escluso.
Purtroppo temo che questo ripensamento delle coscienze che Merlo auspica non ci sarà, troppo vasto e profondo è stato lo sprofondamento nel Male e l’oscuramento di qualcosa che ormai nemmeno lontanamente si può chiamare “coscienza”. L’abbrutimento, il degrado, l’imbarbarimento, l’involgarimento di gran parte dell’umano indica una perdita di valori morali, sociali, cognitivi, che abbassano il livello di troppi, con una immane perdita delle qualità dei popoli e una regressione culturale ed etica ormai troppo grande perché si possa sperare in un’autoanalisi e in una catarsi.
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il ripensamento ci sarà, se ci sarà, soltanto quando le attuali elite dei vari governi (BRICS inclusi) saranno cambiate con le buone o con le cattive, ma per allora sarà probabilmente troppo tardi
giusto per ricordare che non è solo l’occidente collettivo a fornire le armi, ma ci sono molte altre collettività che fanno affari con israele
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Riccardo Ricciardi
2 h
Abbiamo portato in Aula i colori della Palestina, la sua bandiera. …
Abbiamo portato in Aula i colori della Palestina, la sua bandiera. Questo governo è colpevole di non riconoscere lo Stato; di aver stretto la mano al genocida Netanyahu e di aver sostenuto politicamente ed economicamente chi ha attuato il più grande sterminio di questa porzione di secolo. Questo governo è colpevole, per sempre, di non essere stato umano.
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Vi prego, non perdete il discorso di Ricciardi, la meravigliosa poesia finale…nonché l’immagine dei 5s che riproducono la bandiera della Palestina coi colori dei loro abiti…👏🏻👏🏻👏🏻
🌟🌟🌟🌟🌟🇯🇴
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