(ilsimplicissimus2.com) – L’Europa creduta inaffondabile, ma da troppo tempo guidata da una ciurma di corrotti e incompetenti, è finalmente andata a sbattere contro il mitico iceberg che in questo caso si chiama America, la cui sopravvivenza imperiale è ormai legata all’autofagia del resto dell’Occidente. Come è stato fatto notare,  l’accordo capestro accettato a Washington, segna di fatto la fine morale, materiale e politica della Ue che diventa una semplice “facility” della Nato. Una spinta non indifferente verso questo destino di impoverimento e marginalità assoluta è venuta però anche dalla Cina che si è dimostrata gelida nei confronti delle querimonie dei minus habens volati a Pechino e guidati dal loro capo, la papessa von der Leyen. Questa manica di idioti è andata a bacchettare i cinesi, dicendo che le relazioni della Cina con la Russia rappresentano un ostacolo alle future relazioni con l’Europa, avvertendo che la posizione di Pechino sulla guerra in Ucraina è diventata il “fattore decisivo” nelle relazioni Ue-Cina. Si sono dimenticati che l’Europa ha un deficit commerciale annuo  attorno ai 360 miliardi di dollari con l’ex celeste impero, che è lei la parte debole. E così i cinesi hanno immediatamente interrotto i colloqui e  cacciato questi stupidi insolenti.

Ciò è accaduto semplicemente perché questa gente non è all’altezza e il perché lo ha spiegato, o scrittore greco Dimitrios Konstantakopoulos  dieci anni fa: “I politici europei sono creati  in provetta, non sono emersi da lotte politiche significative, ma sono arrivati  al potere attraverso le manipolazioni degli attori del capitalismo finanziario. Sono più simili a dipendenti che a politici:” Dipendenti peraltro ricattabili che non possono sottrarsi ad alcun diktat, nemmeno il più assurdo. Non c’è dubbio che aver accettato un accordo distruttivo con Washington deriva anche dagli scheletri nell’armadio del milieu della Ue e per tutti valga la von der Leyen. Sono dunque manipolati dai loro padroni e disprezzati da tutti gli altri. Questo mi fornisce il destro per evidenziare le differenze del potere tra Cina e Occidente e spiegare perché a Pechino il neoliberismo non attecchirà mai realmente come avevano sperato le oligarchie occidentali. Esiste una differenza fondamentale: mentre da noi il potere è in un certo senso incondizionato, in Cina deriva dalla virtù. Da millenni il potere in Occidente si è identificato come diritto divino attribuito a individui o dinastie, qualunque cosa esse facessero e in seguito, 500 anni fa, la riforma protestante ha esteso ai ricchi senza particolari investiture questa benevolenza divina. Certo poi c’è la realtà, quella economico – sociale, e ci sono state le rivoluzioni, ma certi atteggiamenti fondamentali, riscontrabili anche attraverso l’analisi linguistica, rimangono ad operare  come archetipi nascosti, quelli che distrussero l’Atene di Pericle, la Repubblica romana e stanno distruggendo le nostre democrazie. Quasi nel silenzio perché la questione etica nemmeno viene presa in considerazione ed è snobbata da un’intellighenzia la cui unica preoccupazione è quella di non dispiacere ai propri padroni. Invece ora si traduce in impoverimento.

In Cina, al contrario delle teorie basate sul diritto divino nei sistemi politici occidentali, il “Mandato del Cielo” non era una concessione eterna o immutabile o astratta dai risultati. Era invece subordinato alla capacità del potere di mantenere virtù morale, benevolenza e un governo efficace. Se un sovrano diventava dispotico, ingiusto o incapace di garantire pace e prosperità, il Cielo revocava il suo sostegno, portando a ribellioni, disastri naturali e al crollo della dinastia. Questa visione ciclica della storia divenne nota come “ciclo dinastico”, con ogni dinastia che sorgeva, prosperava, declinava e infine veniva sostituita quando perdeva il Mandato del Cielo, espressione che non rimanda alle metafisiche religiose cui siamo adusi, ma piuttosto a una forma di saggezza confuciana. Questo modo di vedere le cose legava i governi, ma ogni forma di potere a una condotta etica, esigendo che i sovrani agissero per il benessere dei loro sudditi. Questo sistema prevedeva la possibilità e anzi la necessità di ribellione se un sovrano o un governatore veniva ritenuto indegno. E anche con i cambiamenti epocali di governo che hanno attraversato la Cina nel secolo scorso e in questo secolo, tali concezioni hanno continuato ad operare nel sublimine. Questa è la ragione per la quale capiamo poco o nulla di ciò che accade in Cina e ci ha portato ad equivocare completamente i fatti di Piazza Tienanmen. Ciò era in netto contrasto con il più rigido diritto divino presente nel potere europeo, dove la ribellione era spesso considerata un affronto all’ordine divino stesso. Anche nelle nostre democrazie liberali la ribellione è considerata in senso negativo come rottura dell’ordine stabilito, anche quando vengono meno i principi sui quali si fonda la democrazia stessa, come  appunto stiamo vedendo in questi anni.

Capisco bene che tutto questo possa sembrare astratto sia per chi considera questi elementi una semplice sovrastruttura, sia per coloro che non vanno oltre la pratica giuridica o la praticaccia politicante. Ma è esattamente ciò che divide l’arroganza e la rapina occidentale dalla politica di collaborazione che la Cina sta estendendo alle sue vie della seta, E sarà la ragione della nostra sconfitta storica a cui assistiamo giorno per giorno.