
(di Alessio Corazza e Matteo Sorio – corrieredelveneto.corriere.it) – Ore 15.45 di sabato, diciotto auto parcheggiate fuori e una trentina di persone dentro, in quello spazio da circa tredicimila metri quadrati. Gli scaffali? Quasi tutti svuotati. Alcuni distillati e vini della zona del Prosecco, oppure dei castelli di Jesi, o ancora del Chianti, sono venduti al 50% di sconto.
Nel reparto pasticceria, una cornice luminosa parla dei «dolci veronesi per eccellenza, il risino e la torta di rose», ma fa da sfondo a un bancone semivuoto. I prodotti freschi non ci sono più, semmai biscotti, pasta e patatine, e il bar aspetta ordinazioni che non arrivano.
Gli ultimi giorni di Eataly, all’ex ghiacciaia dei Magazzini Generali, scorrono lenti fra zone già belle che chiuse al pubblico e ultimi clienti che comprano il poco rimasto. Raccontano che c’è chi chiede informazioni sugli arredi e la risposta è sempre quella: «Saranno portati in altri punti vendita di Eataly».
La chiusura dei battenti è fissata per il 3 agosto, dopo i 2,5 milioni di perdite del 2023 e i 2 milioni del 2024 a fronte di un canone d’affitto da 96 mila euro al mese più spese: un contratto fino al 2031 che non prevede clausole di rescissione che, come ha detto Bruno Giordano, presidente di Fondazione Cariverona (proprietaria dell’immobile, conferito al fondo Verona Property e gestito da DeA Capital) , «ci aspettiamo che Eataly onori».
Una gigantesca cornice senza contenuto, è quello che sta per diventare l’ex ghiacciaia sulla cui rimessa a nuovo erano stati investiti 60 milioni e sul cui futuro s’è già aperto il rebus.
Una tra la quarantina di persone che presto resterà senza impiego racconta degli ultimi mesi in Zai. «La notizia della chiusura è stato uno choc», dice. I dipendenti, informati dai rispettivi manager, erano a conoscenza delle difficoltà del punto vendita, ma non pensavano certo a questo epilogo.
«Sapevamo che da circa un anno c’erano stati incontri con la proprietà per rinegoziare al ribasso il canone d’affitto, di 96 mila euro al mese più le spese delle bollette che erano elevatissime. Ma di certo non pensavamo che si sarebbe arrivati alla chiusura, perché il negozio funzionava».
A riprova di questo, ci viene spiegato che «quasi ogni settimana riuscivamo a raggiungere il budget che ci veniva dato, qualche volta persino a superarlo. Avevamo una clientela affezionata, c’era gente che veniva persino da Trento per fare la spesa da noi.
Si dice che Eataly fosse caro, e in effetti molti prodotti erano costosi perché di qualità, ma avevamo anche dei pensionati che venivano regolarmente perché avevano imparato ad approfittare delle varie offerte. Facevamo un sacco di eventi, anche con 300-400 persone per volta. E non più tardi dello scorso maggio, pochi giorni prima della notizia della chiusura definitiva, abbiamo ricevuto una mensilità aggiuntiva in premio per aver raggiunto gli obiettivi del piano industriale 2024».
Questo è uno dei tanti animali da “Fattoria degli animali” di Orwell. Il barilotto coi baffetti ridanciano la sa lunga e si piazza sempre al posto giusto, per poi smontare tutto e intanto s’è magnato i soldi… Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato…
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Oscar Farinetti che osserva gli utili della sua azienda:
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Farinetti ha avuto un’ottima idea che con intuito commerciale ha trasformato in un’iniziativa commerciale di successo. Poi , probabilmente per le cattive compagnie politiche frequentate, si e’ montato la testa autoconvincendosi di non fare solo il ristoratore, che volgarita’, ma anzi di essere con il
suo operare, anche filosofo e sociologo e di non riempire solo le pance, ma di educare pure le menti. BUM !
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Farinetti rimarrà nella storia per avere assaggiato ad occhi bendati la mortadella che vende lui e quella della Lidl e aver decantato quella della Lidl come sopraffina mentre la sua gli ha fatto schifo….. un bluff pallone gonfiato a livelli rignanesi…….
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