Rsf: “I media pubblici della Ue si stanno orbanizzando”. L’Italia di TeleMeloni tra i casi critici. La denuncia dell’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere, pubblicato pochi giorni prima dell’entrata in vigore dell’articolo 5 del Regolamento europeo che obbliga gli Stati a garantire che il servizio pubblico sia indipendente

(di Chiara Sgreccia – repubblica.it) – “Da Mamma Rai a TeleMeloni”: è il titolo del capitolo che riguarda l’Italia del rapporto “Pressioni sui media pubblici: un test decisivo per le democrazie europee”, reso noto ieri da Reporter senza frontiere. Il documento arriva a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’articolo 5 del Regolamento europeo sulla libertà dei media, che dal prossimo 8 agosto obbligherà gli Stati dell’Ue a tutelare l’indipendenza dei propri mezzi d’informazione pubblici.

Se infatti è vero che negli ultimi dieci anni i governi italiani hanno cercato di influenzare il servizio pubblico, lo è altrettanto che quello di Giorgia Meloni «è il più aggressivo fino ad ora», si legge ancora nel rapporto di 40 pagine realizzato dall’Ong che si occupa di tutelare la libertà di stampa.
Per Rsf, in Italia, la minaccia di una presa politica del potere sui media del servizio pubblico non deriva da riforme dirette, ma dallo sfruttamento di scappatoie legislative: «I giornalisti Rai hanno denunciato un netto aumento delle pressioni da parte della dirigenza dell’azienda da quando c’è il governo di destra, che ha portato a una significativa autocensura e alla cancellazione di voci critiche».
Così, la pressione politica sulla Rai, non avviene soltanto — spiega Rsf — attraverso modifiche e tagli alla programmazione Rai, ma anche come conseguenza delle nomine strategiche ai suoi vertici. E di avvenimenti noti, come la sospensione della giornalista Serena Bortone dopo il caso Scurati o la convocazione del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, alla Commissione parlamentare di vigilanza della Rai, per le puntate su La Russa e sull’ex moglie di Berlusconi.
Trasformazioni che stanno causando la metamorfosi del servizio pubblico da media autorevole, con un ruolo fondamentale nell’unificazione del Paese a «megafono del governo», denuncia il rapporto.

Per evidenziare il peso della pressione politica sull’informazione, l’analisi di Rsf include anche la testimonianza di un giornalista Rai, tutelato dall’anonimato: «Meloni è stata l’ospite principale di un programma a cui partecipavo, dopo settimane di silenzio sul caso grave che aveva come protagonista il libico Almasri, nessuno ha potuto interrogarla al riguardo. La conduttrice l’ha accolta ed è stata estremamente amichevole, abbiamo potuto farle solo domande insignificanti. Nessuno ha menzionato la questione libica: le era stato assicurato che questo argomento non sarebbe stato sollevato», ha raccontato il giornalista.
«Il documento di Rsf fa riferimento anche allo sciopero che abbiamo fatto un anno fa, per denunciare il controllo asfissiante della politica sul servizio pubblico, dovuto all’uso distorto di una legge del 2015 che consente alla maggioranza, di fatto, di impadronirsi della Rai. Questo porta anche a un problema di autocensura per i giornalisti», spiega Daniele Macheda, segretario Usigrai, mentre dall’ufficio stampa Rai preferiscono non commentare.
Ma a preoccupare Rsf non c’è solo la gestione italiana dell’informazione pubblica, sempre più simile a quella ungherese di Orbán: ma anche i media europei in generale che «stanno attraversando crisi su più fronti. Economicamente, tecnologicamente, politicamente», scrive Thibaut Bruttin, direttore di Rfs che, però, invita l’Europa a non arretrare: «Serve una forte presa di coscienza per creare i media pubblici di domani».
Con tutte queste leggine prolungate a puntino pensa sé alle prossime elezioni spunta fuori un leader di estrema sinistra che ottiene il governo del paese🤔
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sarà dura strappargli il trono adesso che ce l hanno ,faranno la qualsiasi per impedirlo ! Come minimo le prossime elezioni potrebbero essere oggetto di un altra nuova legge elettorale, sicuramente peggio di questa pessima .
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