Come dentro un videogame, ogni colpo dei droni contro bersagli nemici viene premiato

Un gruppo di soccorritori porta in salvo una vittima di un attacco da drone russo a Odessa

(Domenico Quirico – lastampa.it) – La guerra è un crimine. Comunque. In combattimento parole astratte come gloria, onore, coraggio diventano vuote e oscene. Si è catapultati dall’astratto al concreto, dal mitico al corporeo. Ma almeno l’Iliade parla del potere e della forza. I personaggi che popolano il suo mondo si attengono al codice del guerriero. I suoi eroi sono vanagloriosi, coraggiosi, consumati dall’inebriante elisir della violenza e dall’amarezza del lutto. La storia è soprattutto quella di un uomo, Achille, che va sul campo di battaglia per conquistare “kelos’’, la fama eterna che senza una morte eroica gli verrebbe negata.

Potrebbe avere l’Iliade come teatro la Bosnia degli anni Novanta con i suoi foschi signori della guerra e i suoi comandanti disposti a sacrificare uomini e villaggi per il loro ego e la loro sanguinaria ambizione? O l’Ucraina di oggi dove, è notizia della Bbc, i comandi ucraini hanno fissato delle tabelle a punti per i manovratori dei droni che sono diventati il gioiello modernistico della guerra moderna? Funziona così: Ogni bersaglio, un carro armato, un deposito, un soldato russo, ha il suo corrispettivo in punti come nelle modalità dei giochi da tastiera. Immagino che un soldato valga pochissimo, un ufficiale (il bersaglio prediletto degli antichi cecchini) un po’ di più, un carro armato è un buon bottino.

Siamo, come confermano Alti Comandi soddisfatti per la trovata, alla ottimizzazione manageriale dei risultati, alla verifica industriale dell’efficienza distruttiva sul campo di battaglia. Si faranno tabelle per ogni singolo operatore e unità di droni, in questo tayloristico misuratore ci saranno ufficiali verificatori che tabella in mano premieranno e sanzioneranno chi sta sotto o scavalca un certo punteggio di efficienza. Come in fabbrica si potrà controllare il numero di bulloni o fanali prodotti.

Mi sorge la curiosità di sapere quali saranno i premi per i migliori: una medaglia, roba vecchia, una licenza, concessione che pare rarissima nell’esercito ucraino che difetta di uomini..? O con la tessera dei bersagli colpiti e verificati si potrà, come nei supermercati o ai distributori di benzina, ottenere un televisore, un vestito, scarpe alimentari..?

Uccidere è l’atto costitutivo e riassuntivo della guerra. Un delitto che una volta veniva giustificato con le medaglie, la gloria, la difesa della patria, il dare una mano a Dio, quello vero che è sempre il tuo, non quello degli altri. Il corpo del nemico ucciso era il tuo trofeo, una tua proprietà da quando i filistei decapitarono Saul. Ora si industrializza il tutto in una ben ordinata tabella a punti. La malvagità perversa della guerra diventa una statistica da magazziniere.

Il mito della guerra serve a spacciare e legittimare la droga della guerra. Le armi moderne hanno facilitato questo compito, reso possibile i grandi massacri, anche dei civili. Si spara da chilometri con i cannoni, i missili gli aerei scaricano bombe invisibili da grandi altezze o da ampie distanze. Non vedi più, se non in rare occasioni, le battaglie urbane, gli assalti alle trincee nemicheChi uccidi non lo vedi più morire, non vedi i suoi occhi spalancati, desiderando che siano chiusi perché sembrano chiamarti dal regno dalle ombre. Il drone, che in una società umana regolata dal diritto si sarebbe dovuto subito mettere al bando come arma, è la sublimazione di questo abominio, della possibilità di uccidere da parte di piccoli assassini tecnologici che non rischiano nulla. Si uccide a distanza in tutta sicurezza, il delitto diventa solo una nuvola di fumo su un video. E punti da aggiungere alla tabella. Quella che la Bibbia definiva “la lussuria dell’occhio’’ il potere su altre vite umane, trionfa. Non c’è più il coraggio e il suo inevitabile contrappunto, la paura, che è una forma di limitazione della guerra. Uccidere diventa semplice come produrre pezzi a una catena di montaggio.

Nell’altro grande poema omerico, l’Odissea, Odisseo, che è stata un guerriero astuto e spietato, deve imparare a domare il suo cuore se vuole tornare a vivere normalmente. È alle prese con la furia, il logorio che la guerra lascia dentro e l’immane fatica di guarirne. Non a caso, il suo nome è legato al verbo che significa “provare dolore’’. Quanti punti varranno in tabella?