Dopo nuove tasse messe in conto da Londra e i tagli alla Sanità di Parigi Berlino studia un prelievo più alto sulle pensioni dei boomer

(di Cosimo Caridi, Luana De Micco e Sabrina Provenzani – ilfattoquotidiano.it) – Sono tre i Paesi europei che hanno già annunciato i conti della prossima finanziaria “lacrime e sangue” per innalzare le spese per la difesa sottoscritte con il presidente degli Usa, Donald Trump e che valgono per ogni Paese il 5% del Pil.

Germania Meno pensioni e reddito di cittadinanza

Il bilancio della Germania per il 2025 vale mezzo trilione di euro e nei prossimi anni continuerà a crescere, a debito, con centinaia di miliardi destinati alla Difesa. Per compensare, il governo vuole tagliare una fetta consistente dei fondi destinati alla sicurezza sociale, in particolare a pensioni e reddito di cittadinanza. Il compito tocca ai funzionari che stanno analizzando il bilancio presentato dal ministro delle Finanze, Lars Klingbeil, lunedì scorso. I numeri sono chiari: il Ministero del Lavoro e degli Affari sociali, il più ricco dell’intera macchina statale, da solo assorbirà un terzo dell’intero bilancio federale. Il cancelliere Friedrich Merz vuole mettere mano a sistema pensionistico e sussidi, in un Paese che invecchia e lavora sempre meno. Solo per pensioni e previdenza di base per la vecchiaia, quest’anno lo Stato spenderà 134,4 miliardi di euro. Sono sette miliardi in più rispetto al 2024. E la tendenza è destinata a salire. Secondo gli economisti, le misure adottate finora non bastano. Si parla da anni di collegare età pensionabile e aspettativa di vita, di limitare l’uscita anticipata dal lavoro, di ampliare la platea di chi versa contributi. Ma né Spd né Cdu/Csu hanno mai voluto toccare davvero il sistema. A livello federale, la riforma delle pensioni è stata rimandata a una commissione che non è ancora nata e che, da accordo di coalizione, dovrebbe consegnare una proposta entro marzo 2027. Stesso rinvio per la riforma del welfare.

Intanto, però, la direzione è tracciata. Nel capitolo della sicurezza sociale, i tagli più pesanti dovrebbero colpire il reddito di cittadinanza. Il nuovo bilancio prevede 52 miliardi per la sicurezza di base destinata ai disoccupati. La Cdu/Csu ha lanciato la sfida alla ministra del Lavoro Bärbel Bas (Spd), chiedendo entro l’autunno una legge per una “nuova sicurezza di base”. Nome nuovo, regole più dure. Le richieste: controlli più rigidi sui patrimoni, sanzioni più pesanti per chi non rispetta le condizioni. Ma per Merz non basta: vuole anche un tetto alle spese per l’alloggio e una stretta sulle metrature concesse. Mentre si parla di tagli al welfare, il Ministero della Difesa si prepara a un salto di scala. Per il 2025, il governo ha stanziato 62,4 miliardi di euro, dieci in più rispetto all’anno scorso. È la cifra che il ministro Boris Pistorius (Spd) aveva chiesto invano nei mesi scorsi, ma stavolta l’ha ottenuta. E non è che l’inizio. Al vertice Nato dell’Aia, gli alleati si sono impegnati a portare la spesa per la difesa al 3,5% del Pil entro il 2035. Berlino vuole arrivarci prima: Klingbeil ha scritto nella bozza di bilancio che l’obiettivo sarà centrato sei anni prima. Tradotto: il bilancio della difesa salirà a 83 miliardi già nel 2026, poi 100 miliardi, poi 120, fino ad arrivare a 153 miliardi nel 2029. Per sostenere l’aumento della spesa militare, la Bundeswehr dovrà fare acquisti compulsivi. Entro fine anno il Parlamento dovrà approvare almeno 100 contratti per rendere operativi i fondi del bilancio speciale.

Francia Tagli a Sanità e addio alle festività

Anche Parigi chiede ai francesi di fare sforzi per risanare le casse dello Stato e ridurre il colossale debito pubblico (3.300 miliardi di euro, pari al 114% del Pil), ma intanto incrementa la spesa della Difesa. L’aumento sarà di 3,5 miliardi di euro nel 2026 e di altri 3 miliardi nel 2027, per un investimento dal 2024 di 413 miliardi, come previsto dalla Legge di programmazione militare. Ai francesi è chiesto invece di stringere la cinghia e di lavorare di più per produrre di più. Il premier François Bayrou ha annunciato martedì una manovra da 43,8 miliardi di euro che prevede tagli alla Sanità, riformando le assenze per malattia e riducendo i rimborsi di certi farmaci, il congelamento delle spese sociali, la soppressione di tremila posti di funzionari e l’abolizione di due giorni festivi, il Lunedì di Pasqua e l’8 maggio, oltre che misure anti-frode, ma risparmiando, almeno per ora, i redditi più alti. Un piano “coraggioso e audace”, per il presidente Emmanuel Macron. Anche la destra di governo lo approva, ma propone comunque di “correggerlo e migliorarlo”. Il governo di Parigi si espone tuttavia a nuove ondate di proteste e a nuova instabilità politica. Il piano di austerità, che per Bayrou eviterà alla Francia la recessione, è già molto impopolare tra le opposizioni di sinistra e dell’estrema destra, che minacciano di far cadere il governo. Per La France Insoumise Bayrou ha “dichiarato guerra al popolo francese”. La leader sindacale Sophie Binet (CGT) teme l’aumento della povertà e l’involuzione sociale e ha già lanciato un appello alla mobilitazione in autunno, quando il progetto di finanziaria sarà discusso in Assemblea.

Regno Unito Più tasse e meno servizi

Nell’anno fiscale 2023/24, il Regno Unito ha speso 53,9 miliardi di sterline per la difesa. La spesa bellica dovrebbe raggiungere i 56,9 miliardi di sterline nel 2024/25 e 59,8 miliardi di sterline nel 2025/26. Nella Finanziaria di Primavera 2025, il governo guidato dal laburista Keir Starmer ha annunciato un incremento di 2,2 miliardi di sterline al bilancio del Ministero della Difesa per il 2025/26, per attuare l’impegno con la Nato di portare I finanziamenti al 2,5% del Pil entro il 2027 e ha indicato piani per incrementare ulteriormente la spesa al 3% nella prossima legislatura confermando che si tratta del “più grande aumento sostenuto della spesa per la difesa dalla fine della Guerra Fredda”. Per coprire i costi, per il momento, Londra ha ridotto i fondi per gli aiuti allo sviluppo dallo 0,5% allo 0,3% del Pil e prevede di utilizzare risorse interne e “riallocazione di fondi”. Non ci sono annunci ufficiali di prossimi aumenti delle tasse, ma l’ipotesi che sia necessaria per arrivare al 3% del Pil è stata sollevata da analisti economici e osservatori in base alle dinamiche di bilancio. L’Institute for Fiscal Studies (Ifs) e altri think tank hanno suggerito che, per coprire aumenti di spesa significativi previsti senza incrementare il debito pubblico il governo potrebbe dover ricorrere a un aumento delle entrate fiscali o a tagli ai servizi pubblici, già sotto pressione. Nel frattempo l’esecutivo ha dovuto fare marcia indietro su riforme legislative destinate a risparmiare denaro pubblico ma molto impopolari, come quella del welfare, che riduceva i sussidi a disabili e malati: una misura bloccata da una rivolta interna al gruppo parlamentare laburista, già punita con la sospensione dei leader della rivolta.