(Tommaso Merlo) – I politicanti europei sfilano eleganti in una Roma soleggiata mentre in Ucraina decine di migliaia di poveri cristi crepano nelle trincee fangose dilaniati dalle bombe. Dopo notti insonni tra boati ed angoscia, dopo giornate interminabili a strisciare nel fango e nel terrore, arriva l’esplosione fatale con qualcuno che poi ti raccoglie come un sacco di spazzatura e ti carica su un furgone in direzione del cimitero del tuo paesino. Dove ti attende la tua famiglia devastata dal dolore. Accanto a te la tomba del tuo compagno delle elementari e anche quella del maestro e dell’idraulico e dell’autista della corriera che ti portava a scuola. I protagonisti della tua storia che sorridono da foto sbiadite in un silenzio assordante. Gente comune di colpo costretta a mollare tutto e partire per il fronte. Gente che non ha voluto o potuto scappare altrove perché la guerra la decidono i politicanti ma la combattono i poveri cristi che siano d’accordo o meno. È obbligatorio sacrificare la propria unica vita per le opinioni di qualcuno che hai visto giusto in televisione e magari non hai mai nemmeno votato e disprezzi pure. Per deliri politici altrui devi abbandonare i tuoi progetti, le tue abitudini, i tuoi cari, le tue idee, i tuoi valori. Tutto, di colpo. Per andare a morire per un paese che magari fino al giorno prima ti ignorava o ti sfruttava. Un paese che addirittura detestavi oppure che amavi ma in modo sano. Come frammento della tua identità culturale. Ma la politica di colpo si riaccorge di te, ha bisogno delle tue braccia e delle tue gambe possibilmente giovani ed in buona salute e ti spedisce in una caserma con una mimetica addosso. Tutti in fila indiana ad urlare in coro qualche motto per tenere alto il morale e autoconvincersi che la guerra non solo abbia senso ma sia inevitabile e indispensabile. Che dobbiamo difenderci da qualche sanguinario nemico, che dobbiamo ammazzare altri esseri umani per il bene della nostra sacra patria, per i valori della nostra civiltà e per le generazioni future. Come no. E poi via al fronte, col proprio grado e il proprio mitragliatore. Accovacciati in una fangosa trincea a mangiare fagioli freddi e pane raffermo in attesa del prossimo ordine di attaccare, per conquistare quella collina là in fondo sparando all’impazzata nel terrore che la prossima esplosione possa essere quella fatale. Il tutto mentre i politicanti europei sfilando eleganti in una Roma soleggiata. Dopo anni di sanguinosa carneficina promettono altre armi ed altri soldi e rifiutano ogni diplomazia. Orgoglio, conformismo carrierista ma anche degrado democratico. Quando cesserà il fuoco, dal business delle armi passeranno a quello della ricostruzione di un paese in macerie e fallito da tempo. Perché vincere o perdere le guerre alla fine non importa, quello che conta è che si facciano di continuo perché rendono un sacco di soldi. A tutto il resto ci pensa la propaganda travestita da informazione. Gli esperti militari di ogni campana, ribadiscono che l’Ucraina è spacciata in quanto a corto di uomini, non di armi. Ne sono morti troppi e molti hanno disertato fuggendo all’estero. E in una guerra di trincea, la carne da macello è ancora essenziale. L’unico modo che l’Occidente ha per sconfiggere Putin è mandare i propri uomini in trincea al fianco degli ucraini. Ma non possono e non vogliono farlo. Si limitano quindi a glorificare Zelensky e sostenere il suicidio ucraino. Gli europei chiacchierano e sfilano, ma il pallino ce l’ha Putin e bisogna capire dove si fermerà. Potrebbe arrivare a Kiev foss’anche solo per cacciare il regime di Zelensky di persona ed indire nuove elezioni oppure accontentarsi di annettere il sud-est ucraino creando un mega cuscinetto di sicurezza ed affidarsi alla diplomazia per il resto. Si potrebbe arrivare così ad un conflitto congelato in cui Putin si tiene ogni metro quadrato conquistato e rifiata in attesa della terza guerra mondiale che potrebbe scoppiare quando l’Europa si sarà riarmata e avrà ricostruito i suoi eserciti convincendo le nuove generazioni che abbia senso andare a morire in trincea. Ma la storia potrebbe anche prendere tutt’altra direzione. Tra qualche anno non ci sarà più la penosa combriccola europea e nemmeno Zelensky e nemmeno Putin, e il vento politico potrebbe virare verso il buonsenso e la pace. E quelli che erano nemici tornare amici e quelli che erano muri tornare ponti. E come storicamente sempre successo, verranno ricoperte le trincee e ritirati i carrarmati. Resteranno solo i cimiteri dei piccoli paesini pieni di tombe con le foto sbiadite di tutta quella gente comune che ha dovuto abbandonare la propria vita di colpo e buttarla via per deliri politici che magari non condividevano nemmeno e che passato qualche tempo non hanno comunque più senso.