
(di Michele Serra – repubblica.it) – La cosiddetta egemonia culturale della sinistra fu lastricata di liti, dissidenze, scomuniche quasi sempre cadute nel vuoto (nel senso che lo scomunicato non riconosceva alcuna Chiesa, e tirava dritto per la sua strada); niente che potesse assomigliare a una ortodossia. Lo ricorda Stefano Cappellini sul nostro sito, avendo buon gioco nel paragonare quella dialettica vivace e spesso aspra al conformismo governativo dei pochi, e spesso cosiddetti, intellettuali di destra, la gran parte dei quali o fanno proprio parte del governo, vedi Giuli, o paiono portavoce governativi, vedi Italo Bocchino. Ovvero l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere il mestiere di un intellettuale.
Al lungo e ragionato elenco di Cappellini mi permetto di aggiungere Sergio Staino, e nel suo nome la gran parte della satira “di sinistra”, che ebbe nella sinistra un bersaglio costante. Prima il Male, poi Tango, poi Cuore, gli ultimi due nati come inserto dell’Unità (ovvero dell’organo ufficiale del Partito comunista), produssero satira (dunque: critica) a tonnellate sulla sinistra, che pure era il campo “amico”. Ricordo (anche per esperienza personale) furibonde polemiche, e insanabili conflitti, e telefonate di fuoco. Niente che potesse, comunque, uniformare il pensiero.
Valeva probabilmente, a vivificare il confronto, anche il narcisismo, che è male tipico degli intellettuali. Ovvero: “o si fa come dico io, oppure tutto va a rotoli”. Per dare un’idea: Massimo Cacciari. Raramente la modestia fa parte del bagaglio intellettuale degli intellettuali. Ma se dovessi augurare agli intellettuali di destra un antidoto al loro servilismo governativo, ecco: un poco di narcisismo vi aiuterebbe.