(Dott. Paolo Caruso) – Sotto il sole rovente di questo luglio 2025 a trentatré anni da quel 19 luglio 1992 giorno della strage di via d’Amelio, strage che verrà anche ricordata come il più grande depistaggio della storia repubblicana, la borsa di lavoro del magistrato Paolo Borsellino priva della sua agenda rossa inghiottita dai tanti misteri che l’ avvolgono e adombrata dai tanti personaggi interessati al depistaggio, è stata traslata a Montecitorio, successivamente approderà nell’ aula della Commissione parlamentare antimafia nelle mani “sicure” della Presidente Chiara Colosimo. Alla cerimonia di Montecitorio presenti oltre i figli, le alte cariche dello Stato, il Presidente della Repubblica Mattarella, i Presidenti di Camera e Senato, la Premier Meloni, Ministri e personaggi della politica. I soliti discorsi di rito si sono succeduti non toccando il nervo scoperto del depistaggio, i collegamenti tra mafia, politica, servizi deviati e pista nera. La Premier Meloni ha voluto raccontare l’ attaccamento del Magistrato Borsellino alle Istituzioni, la sua integrità morale, e la sua vicinanza fin dagli anni universitari alla destra movimentista. Destra a cui la Meloni, ha voluto indirizzare il suo impegno politico subito dopo la strage di via d’Amelio. Una verità scomoda quella della strage Borsellino che resta ancora oggi coperta da una fitta coltre di interrogativi. Purtroppo, dopo ripetuti processi che hanno lambito le cosche mafiose, non si è riusciti ad abbattere quel muro omertoso di complicità e connivenze, e a fare emergere la verità. Restano così nel buio della storia d’Italia i veri mandanti (politica, servizi segreti deviati, massoneria). A trentatré anni dalle stragi infatti poco è cambiato, il mondo della politica continua a strizzare l’occhio a personaggi impresentabili, condannati in via definitiva per mafia, ora pure riabilitati, e a personaggi legati alle trame nere eversive che hanno insanguinato in lungo e largo il Paese. Una destra che, a prescindere da quel che può raccontarci la Giorgia nazionale, intrattiene relazioni interessate e stretti rapporti con personaggi facenti capo a quell’ area. La normalizzazione già avviata dalla “schiforma Cartabia” ha trovato seguito nell’operare del governo Meloni che con l’attuale Ministro della giustizia Nordio, ha portato all’abolizione del reato di Abuso d’Ufficio e al reato di traffico di influenze, a voler “rimodulare” il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, al ridimensionamento delle intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche e del trojan, strumenti fondamentali soprattutto per le indagini di mafia e corruzione. Intercettazioni volute fermamente da Falcone e Borsellino e che la Meloni colpita allora emotivamente dalle stragi, ora sta ridimensionando ostacolando così le inchieste della magistratura. Un percorso all’ incontrario quella della “ducetta della Garbatella” che ha da tempo abdicato ai principi ideali e ai valori che hanno da sempre contraddistinto la destra sociale, una destra illuminata, in cui l’Uomo Borsellino, integerrimo servitore dello Stato, si ritrovava. Il pensiero espresso in più occasioni da Paolo Borsellino per cui ” I partiti non devono soltanto essere onesti ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati” viene oggi dileggiato dai fatti, e di sicuro non trova seguito nei comportamenti dei partiti di governo di questa destra meloniana (caso Santanchè, vicenda Delmastro ecc.). Una Meloni che, pavoneggiandosi di fare politica ispirandosi alla correttezza morale di Paolo Borsellino, come dimostrato dai fatti ha ammainato da tempo la bandiera della fermezza e della legalità. Fiumi di parole dei soliti soloni della politica e di certo giornalismo prezzolato inonderanno gli schermi televisivi e la carta stampata, e con l’enfasi di Tele Meloni riesumeranno l’impegno totale del governo nella lotta contro la mafia, oscurando l’ operazione smantellamento delle leggi volute da Falcone e Borsellino. Ancora una volta però i cittadini più attenti e poco proclivi ai rituali del momento si chiederanno quanta ipocrisia attraversi la politica e le forze di governo.