Lo stato delle cose è segnato dal crollo di ogni diritto internazionale, anche nelle sue versioni retoriche

(Massimo Cacciari – lastampa.it) – La Terra è gravida – questo soltanto è certo. Su che cosa si accinga a partorire gli oracoli, al solito, hanno parole doppie, ambigue, enigmatiche. L’interprete ha il compito di discernere in esse il possibile dal semplicemente impossibile, in base all’analisi realistica dello stato delle cose. Poi, può sempre irrompere l’imprevedibile Fortuna a far fallire ciò che è atteso e a compiere l’inatteso. Tuttavia, osservare, vigilare, tracciare un nostro cammino dovrebbero aiutarci ad affrontarla evitando di risolvere le nostre contese attraverso il bellum nefandum.
Lo stato delle cose è segnato dal crollo forse irreversibile di ogni diritto internazionale, anche nelle sue versioni retoriche. Quando si decise per l’invasione dell’Iraq, e si fece quella guerra prologo di altre violenze ancor più sciagurate, si pensò pure necessario un passaggio all’Onu, si mandò pure un generale in quella sede a metterci (e perderci) la faccia, si finse pure di sondare il parere degli alleati. Solo ipocrisie di cui sarebbe bene sbarazzarsi e basta? Non sono d’accordo; l’ipocrisia fa ancora parte di un’arte politica che non si riduce a pura esibizione di forza, è ancora un aspetto della diplomazia che cerca di scongiurare la guerra. Ora i grandi spazi imperiali sono uno di fronte all’altro e ognuno dichiara che intende muoversi senza altro obbiettivo che l’imposizione del proprio interesse. Terzietà non esiste sotto nessun riguardo; nessun organismo sovra-statuale svolge un’azione efficace di prevenzione; tantomeno esistono principi o valori che costituiscano un riferimento comune capaci almeno di contenere la volontà di potenza di ciascun, reale o preteso, impero. Il suo limite non è dettato da altro che dai mezzi di cui dispone e da quelli di cui pensa disponga l’avversario. La regola è una sola: puoi farlo? Fallo.
Se questa è la situazione ed essa segna davvero un salto d’epoca, è del tutto ragionevole e legittimo che ogni spazio politico adotti proprie ed efficaci strategie di difesa. È infatti evidente che una realistica politica di disarmo potrebbe essere soltanto la conseguenza del rafforzamento di organismi e istituzioni internazionali dotate di effettivo potere con una conseguente rinuncia di sovranità da parte degli Stati. L’Europa deve perciò perseguire questo obbiettivo. Ma è assoluto dovere delle sue classi dirigenti perseguirlo con metodo e razionalità, chiarendone i motivi e i costi a tutti i cittadini. Etica della responsabilità, si diceva una volta. Dove sei finita? Para bellum se vuoi la pace? Credo che la prima condizione per prepararlo dovrebbe essere quella di avere un esercito e un ponte di comando comuni. Mi risulta che a Roma, visto che siamo d’accordo coi romani, ci fossero. Altrimenti non si prepara la guerra né si vuole la pace, ma semplicemente si aumentano spese e debiti per aiuti di Stato a settori industriali in gravissime difficoltà. Si dice che questo non è che un primo passo. E sui successivi che si vogliono compiere e sui tempi previsti per compierli c’è qualche generale romano che cortesemente ci informa?
La domanda più interessante è tuttavia un’altra. Per tutto il dopoguerra la difesa europea è stata “delegata” alla Nato e cioè agli Stati Uniti. L’autonomia in questo campo che oggi si vorrebbe costruire come si integra con la situazione in atto? L’ipotesi strategica in base alla quale ci si muove è quella di un progressivo “scioglimento” della Nato o si tratta in buona sostanza di aumentare drasticamente il nostro contributo al suo funzionamento, mantenendone il comando? Ci fu un momento, per la verità brevissimo, quando si trattava di avere il via libera del tutto pacifico da parte dell’Urss per la riunificazione della Germania, in cui, anche da parte di qualche esponente della leadership americana, venne adombrata l’ipotesi di una graduale “dismissione” della Nato, in quanto sembrava esser venuto meno il Nemico. È evidente infatti che, anche a Roma, si preparava la guerra in base a chi si riteneva fosse il Nemico. Ci sono tante guerre quante sono i Nemici, reali o potenziali. E altrettante politiche di deterrenza. Dunque, quale Nemico rende oggi urgentemente necessario un drastico aumento di spese militari, se vogliamo la pace? Su quale Nemico dobbiamo esercitare la nostra deterrenza? Sui Galli, sui Parti, sulla regina di Palmira? In base alla risposta cambia ovviamente anche l’ordine delle spese necessarie e la compattezza dell’organizzazione militare da mettere in campo. Il Nemico è la Russia? Si ritiene seriamente che la Russia abbia oggi intenti egemonici sull’Unione europea e che la guerra in Ucraina ne sia espressione? Ma allora per esercitare una reale deterrenza su un Nemico di tali dimensioni a ben altre spese per il rafforzamento dei nostri apparati militari dobbiamo essere pronti! Allora è a una vera economia di guerra che dobbiamo prepararci. Con conseguente indebitamento e crollo di ogni residuo di Stato sociale. Poiché nulla è tanto odioso come la spudorata menzogna che si possano difendere redditi bassi, pensioni, scuole, sanità e perseguire insieme politiche di riarmo contro Nemici di dimensioni imperiali.
Può darsi che Roma preparasse la guerra perché voleva la pace. Simone Weil si rovescia nel sepolcro a sentirlo, ma non importa. Quel che è certo è che Roma la preparava davvero, ne sapeva i costi e conosceva benissimo chi fossero i suoi Nemici. Le cose si fanno con metodo, gli obbiettivi si dichiarano all’opinione pubblica insieme ai sacrifici che essi comportano. Così si racconta funzionano le democrazie. È diventata una favola?
Sono settimane che si parla di quello che scrive Cacciari stamattina. L’unica domanda che mi ha tormentato durante la lettura è stata: cos’è quell’oggetto che vola accanto al palazzo nella foto??
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è un uccello PADULO
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“Si vis pacem para bellum” . È diventato un tormentone di giornalisti e politicanti da talk-show. Non riescono a dire nulla di sensato e ancora meno di giustificatorio rispetto al riarmo e allora sparano questa delizia in latino che fa anche effetto per darsi un tono. Ma gli antichi romani erano per caso dei pacifisti ! A me risulta il contrario.
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Veramente credete che Putin non abbia mire sui Baltici? E perchè? Perchè l’ha detto lui?…
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Perchè a te l’ha detto la Kagna Kallas?
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No, però concordo con la Kagna Kallas che è meglio non fidarsi di Putin. Per cui mi spiace che tu non approvi, ma ci riarmeremo anche con i tuoi soldi proprio perchè non ci fidiamo di Putin.
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invece per circa 46 anni ci siamo fidati dell’URSS, con cui abbiamo fatto lucrosi affari.
Poi un paese del G8, con accordi economici strettissimi ed integrati con l’EU, tanto da avere un Accordo di Partenariato e Cooperazione, improvvisamente a causa dei tradimenti del principale “ALLEATO”, IL SUO PRESIDENTE Pootin, non la Russia si badi bene, “il male va personificato” è diventato un nemico esistenziale per l’intera EUROPA FINO A LISBONA.
Ora però il nostro MOZZARELLA chiede in ginocchio ai nostri “alleati” (padroni) di aiutarci a sapere la verità su Ustica.
‘Azzo e meno male che abbiamo degli “amici”, che ci trattano da pezzenti a cui dare qualche mancia, vedi VENEZIA, altrimenti MEIN GOT, come faremo?
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Eh, adesso non ci fidiamo più. Da quando ha deciso di invadere i territori limitrofi e minacciare di Apocalisse Nucleare (per bocca del pagliaccione Medvedev che da presidente sembrava moderato mentre adesso sembra uno da ricovero) chiunque si immischiasse.
Mi spiace che tu ti fidi ancora. Ma dovrai pagare lo stesso.
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non mi fido manco del mio vicino, pensa te!
Ma non mi sogno di andare a rompergli i c00ni facendolo incaxxare, pensando che noi siamo in 4 e lui uno solo.
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Articolo decisamente lucido quello di Cacciari.
Quel che è certo è che Roma la preparava davvero, ne sapeva i costi e conosceva benissimo chi fossero i suoi Nemici. Le cose si fanno con metodo, gli obbiettivi si dichiarano all’opinione pubblica insieme ai sacrifici che essi comportano. Così si racconta funzionano le democrazie. È diventata una favola?
Anche nei casi più attuali si sa chi sono i nemici; si fanno le cose con metodo, si sa quali sono gli obiettivi; solo che non si dichiarano all’opinione pubblica.
Gli obiettivi, facendo riferimento ai conflitti in corso sono molto chiari.
Per quel che riguarda Israele l’interesse economico è risaputo da decenni di conflitto: controllo territoriale per contenere la pressione demografica interna, gestione delle risorse idriche e il tentativo di sfruttare il giacimento di Gaza Marine; situato a circa 30 km al largo della costa di Gaza, in acque palestinesi.
Contiene una stima di circa 1 trilione di piedi cubi (tcf) di gas naturale (circa 28 miliardi di metri cubi).
È un giacimento offshore relativamente piccolo rispetto ad altri nella regione (come quelli israeliani Leviathan e Tamar), ma molto significativo per l’economia palestinese.
Lo si conosce dal 2000, ma non è mai stato sfruttato per le ben note ragioni.
Per quel che riguarda il conflitto Russo-Ucraino l’oggetto del contendere è dato dai giacimenti di litio e da quelli di titanio (la NATO, i missili, le minacce sono tutte puttanate)
Prima dell’inizio del conflitto l’Ucraina aveva siglato un MoU con l’EU per dare in concessione lo sfruttamento di tali giacimenti.
Analysis | Expensive uranium and unclear lithium. Who controls Ukrainian strategic deposits? – Anticorruption Action Centre
Memorandum of Understanding between the European Union and Ukraine on a Strategic Partnership on Raw Materials (1).pdf
Tra le maggiore società coinvolte c’è la Vulcan Energy il cui progetto principale è “Zero Carbon Lithium™ Project” ed ha come partner europei Volkswagen, Stellantis, Renault e Umicore.
Annual Report – FYE 30 June 2022 – Vulcan Energy Resources Limited (ASX:VUL) – Listcorp.
La European Lithium che ha tra i principali azionisti BNP Paribas e HSBC.
Announcement – Millstone transaction (KPC00179346-068)[2]
Gli accordi risalgono ai tempi del Covid per cui, dato il periodo, non se ne fece nulla,
Finito il covid i progetti dovevano diventare esecutivi.
Ma casualmente, per chi crede al caso e in molti ci credono, la Russia ha pensato di far andar le cose diversamente.
Da lì, il resto della messinscena: l’allargamento NATO, la “minaccia russa”, le testate nucleari, i talk show infarciti di opinionisti e tifosi geopolitici. Musica di propaganda che copre gli interessi veri.
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Molto interessante lion. Grazie. Sei andato bene oltre Cacciari 😀
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Analisi interessante. Tra l’altro spiegherebbe anche perchè la Russia ha fatto di tutto per non far approvare (al tempo) l’accordo commerciale con la UE, arrivando persino a sforbiciare il debito ucraino di diversi mld di $ (cosa che persino alcuni parlamentari della Duma osarono criticare).
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SE fosse questo il motivo trainante bisogna dire che la NATO ha fatto del suo PEGGIO per impedire l’invasione e la sospensione degli accordi.
SE fosse stato questo il motivo.
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