“Le nostre stime vanno oltre i morti in ospedale come per Hamas. Per noi i miliziani uccisi sono 1.000”

(di Sabrina Provenzani – ilfattoquotidiano.it) – Professor Spagat, lei è un affermato esperto di mortalità nei conflitti violenti. Ha scritto, con altri esperti, il rapporto Violent and Nonviolent Death Tolls for the Gaza War: New Primary Evidence. Qual è la sua stima del bilancio effettivo delle vittime a Gaza?

Al 5 gennaio 2025, la nostra stima è di 75.200 morti violente con una forchetta di affidabilità al 95% (tra 63.600 e 86.800). Stimiamo inoltre 16.300 (sempre al 95% 12.300-20.200) morti non violente, ma circa la metà di queste si sarebbe verificata comunque senza la guerra. Sottraendo queste morti, restano 8.540 morti non violente in eccesso (intervallo tra 4.540-12.500).

Questi numeri su cosa si basano?

Si basano su un’indagine condotta su 2.000 famiglie selezionate a Gaza. In tutto quasi 10.000 persone al 6 ottobre 2023. A un rappresentante di ogni famiglia è stato chiesto di elencare tutti i membri prima del 7 ottobre e poi di indicare chi fosse morto. Spiegando se fosse stato ucciso violentemente o se morto in modo non violento.

Quali ostacoli avete incontrato nella raccolta dei dati?

Ci sono stati due grandi ostacoli. In primo luogo, c’erano molti spostamenti forzati. Moltissime famiglie non vivevano dove risultavano residenti secondo il censimento. Il Centro Palestinese per la Ricerca Politica e le Indagini ha affrontato questo problema monitorando i movimenti della popolazione durante il conflitto. Quindi avevano un quadro preciso della posizione delle persone e siamo stati in grado di basare il nostro campione sul loro enorme lavoro preliminare. In secondo luogo, c’erano alcune aree in cui gli intervistatori non potevano entrare perché troppo pericolose e/o perché c’erano ordini di evacuazione. Tuttavia, gli sfollati erano così tanti che siamo riusciti a includere le aree interdette nel campione intervistando gli sfollati originari di quelle zone.

Quanti morti sono civili e quanti donne e bambini?

Non abbiamo chiesto agli intervistati di dire se le persone che hanno dichiarato morte fossero civili o combattenti, quindi la nostra stima include entrambi. Gli israeliani hanno dichiarato a metà gennaio, subito dopo il nostro lavoro sul campo, di aver ucciso 20.000 combattenti. Per varie ragioni, ritengo che il numero effettivo di combattenti uccisi sia ben al di sotto dei 20.000. È difficile stilare un elenco specifico che superi di molto i 1.000. E secondo le stime, sono 22.800 bambini uccisi e 16.600 donne.

Quali sono le possibili spiegazioni della discrepanza tra la vostra stima e i dati ufficiali del Ministero della Salute di Gaza?

Penso che il numero sia più alto perché il Ministero della Salute cerca di registrare ogni decesso individualmente e richiede un elevato standard di prove per inserirli nell’elenco. Ma i corpi sepolti sotto le macerie semplicemente non esistono più, perché sono stati bruciati o fatti saltare in aria. Il sistema del Ministero si basa, prima di tutto, sulla registrazione dei corpi che passano per gli ospedali, ma gli ospedali stessi sono stati attaccati.

Come si confrontano queste cifre con altri conflitti in corso?

Ci sono diversi conflitti nel XXI secolo in cui sono state uccise più persone che a Gaza. Ma la Striscia ha una popolazione esigua. In termini percentuali, penso che questo conflitto possa essere il più grande del XXI secolo.

Dalla sua stima, può dedurre un modello di pulizia etnica, se non di genocidio?

Se sia stato commesso o meno un genocidio non è solo una questione di numeri. Direi che non riesco a immaginare la Corte Internazionale che stabilisce che non è stato commesso un genocidio a Gaza perché i numeri non sono abbastanza grandi. Ma dovranno valutare l’intenzionalità. Direi qualcosa di simile sulla pulizia etnica. Tuttavia, direi che l’intenzione di effettuare una pulizia etnica è esplicita e dichiarata inequivocabilmente da molti israeliani, fino a Netanyahu. Anche le dichiarazioni genocide sono facili da trovare.