(Tommaso Merlo) – Khamenei è un leader più pacato e sincero di quelli occidentali. Davvero una persona perbene rispetto a quel terrorista di Netanyahu e più sano di mente rispetto ad un Trump ormai da ricovero. Il presidente si è imbestialito perché il mondo intero ha scoperto che il suo attacco decisivo ai siti nucleari iraniani era in realtà la solita bufala. Le uniche bombe devastanti sono quelle che gli escono dalla bocca e non solo. La verità è che Israele stava finendo in macerie sotto i missili iraniani e Netanyahu ha ordinato alla lobby sionista di prendere Trump per le orecchie e farlo intervenire. Un attacco illegale e pericolosissimo con l’unico scopo di fermare la distruzione di Israele e allo stesso tempo salvare la faccia e tornare a trattare. E l’Iran ha accettato di sospendere le ostilità perché nonostante quello che blatera la stampa lobbistica, non è un paese sanguinario ma predilige la diplomazia e rispetta la legge internazionale. Parte del mondo arabo non ha capito e preferiva che l’Iran radesse al suolo lo stato ebraico, ma gli Stati Uniti non lo avrebbero permesso. L’aggressione sionista ha poi danneggiato le difese aeree iraniane e anche all’Iran conviene rifiatare, anche perché l’unica cosa sicura è che i sionisti riattaccheranno se non si autodistruggono prima. La storica vittoria dell’Iran rimane intatta. È Israele che ha perso il mito dell’invincibilità, non l’Iran. Pare non abbia nemmeno usato i missili più avanzati mentre le difese aree israeliane andavano a farfalle anche con gli scarti magazzino. Lo stato egemone in Medioriente si conferma essere l’Iran, non Israele che senza gli Stati Uniti sarebbe già un brutto ricordo. E quella iraniana non è una egemonia solo militare ma anche politica perché mentre i sionisti sono odiati dal mondo intero, la leadership iraniana è più solida che mai e non solo nel mondo arabo. Perché quello degli Ayatollah è certamente un regime lontano dalla nostra concezione di democrazia, ma l’Iran si è dimostrato un paese responsabile e serio espressione della millenaria cultura persiana. Non come la scorbutica macchina della morte sionista che da anni assassina a sangue freddo avversari politici e militari ovunque li scovi e bombarda paesi sovrani a piacimento calpestando ogni regola e decenza. Poi certo, anche i cacciabombardieri israeliani hanno fatto danni in Iran, ma se non hanno ottenuto nulla in un fazzoletto di terra come Gaza dopo tonnellate di bombe, figurarsi in un paese settanta volte più grande del loro e difeso da un esercito che si prepara da vent’anni invece che da ragazzini cresciuti in un campo profughi. Che abbia vinto l’Iran lo dimostrano anche le sue strade in festa mentre in Israele festeggia solo Netanyahu per aver salvato la poltrona soggiogando brutalmente anche questo presidente americano. Gli israeliani usciti dai bunker contano invece i danni e pensano a come sopravvivere in quella terra maledetta o scappare. Il genocidio a Gaza e la furia bellica sionista, sta portando ad un cambio di paradigma e non solo in Medioriente. Il mondo intero ha capito la verità sulla tragedia palestinese dopo decenni di manipolazioni propagndistiche. Ormai solo le élite politiche e mediatiche occidentali difendono coi denti un mondo che sta crollando mentre una società civile risvegliata e globale vuole girare pagina. Basta vedere la rivolta della destra americana contro Israele, la ex base di Trump è fermamente contro le guerre inutili e contro lo strapotere della lobby sionista che succhia al loro paese un sacco di soldi e copertura politica incondizionata. Anche loro parlano apertamente di genocidio e non accettano più che il loro voto venga derubato da lobby talmente potenti da piegare la politica estera del loro paese a favore di quello altrui. E nel tira e molla di Trump ha inciso anche questo, negli Stati Uniti i media alternativi hanno superato quelli tradizionali con gli influencer del mondo MAGA che stanno devastando l’esiguo consenso del presidente peggiore della storia americana. Ma anche quanto è successo a New York è di buon auspicio, con la vittoria a sorpresa di Zohran Mamdani alle primarie democratiche per il primo cittadino. Invece che i soliti tromboni pagati dalle lobby che promettevano di fare il loro primo viaggio all’estero da sindaci in Israele, ha vinto un giovane pro Palestina sostenuto da una rediviva società civile desiderosa di tornare protagonista. Tutti segnali che qualcosa sta cambiando. Gli ultimi drammatici anni in Medioriente ma anche il degrado della politica e dell’informazione occidentale ormai in balia di un rivoltante conformismo lobbistico, stanno creando le premesse per un nuovo e salutare paradigma.