Non si può inserire nella guerra di Israele all’Iran una linea di intesa per la de-escalation che non ha basi rilevanti nel teatro tragico dei fatti. Mediare vuol dire avere un ruolo, averlo avuto, non soltanto essere trattativisti per principio

(Giuliano Ferrara – ilfoglio.it) – La diplomazia europea ha una grande tradizione ma non ha più alcun potere. Non ha dietro si sé la deterrenza militare. Procede da anni per sentenze apodittiche di tipo giuridico, secondo il canone del diritto internazionale, obliterato nei fatti da quella che gli europei definiscono escalation e riprovano con argomenti prepolitici. Ora a Ginevra i ministri degli Esteri di Francia Germania e Regno Unito pretendono di inserire nella guerra di Israele all’Iran, su basi fragilissime, una linea di intesa per la de-escalation che non ha basi rilevanti nel teatro tragico dei fatti. Piovono bombe e missili. L’oggetto del contendere non è mai stato così chiaro. Fine del programma nucleare di uno stato terrorista. Sconfitta strategica di quasi cinquant’anni di predicazione e azione nichilista di un regime islamista che vuole annientare l’entità sionista cosiddetta e per questo cerca l’atomica e diffonde e finanzia e coordina eserciti alleati sterminazionisti. Su questo i fatti sono disposti verso l’ultima ratio. La diplomazia europea cerca di eluderne la sostanza. Suscita contemporaneamente la diffidenza degli iraniani, degli americani e degli israeliani.
Per aiutare sforzi in sé encomiabili di pacificazione, di restraint come dicono loro, bisognerebbe che il coinvolgimento europeo fosse significativo, incalzante, a suo modo minaccioso: questo è poi il leverage, il potere dissuasivo, di ogni diplomazia che si rispetti. Ma oggi, a parte il diritto e il benessere delle economie internazionali messe alla prova di un conflitto che potrebbe avere serie ripercussioni, di cui peraltro non si vede oggi il peso reale, il linguaggio della diplomazia europea è sostanzialmente muto. L’essere fuori da tutto o quasi non consente di entrare dentro un conflitto mortale o esistenziale per i soggetti coinvolti, anche per limitarne i danni umanitari e politici. Brutto affare, questo di una diplomazia di antico lignaggio che non ha più agganci effettuali con la situazione reale sul campo. Ti costringe a moralizzare, a fare propaganda, a chiacchiere estenuanti, a prospettive opache, a immense perdite di tempo. Mediare vuol dire avere un ruolo, averlo avuto, non soltanto essere trattativisti per principio.
Dietro Netanyahu sta un paese che vuole salvarsi dalla distruzione e affronta le cose pianificando da molti anni la replica politica, tecnologica, di intelligence a chi intende distruggerlo. Dietro Trump sta la logica transactional, pericolosa e infida, ma anche il Pentagono ovvero il ruolo americano residuo nella regione e una tradizione lunga di alleanza strategica con Israele, fino a ieri patrimonio comune di democratici e repubblicani, oggi contestata solo dagli isolazionisti Maga, brutta razza unamerican. Dietro gli europei che cosa ci sia è un mistero. Forse credono di aver maturato dei crediti importanti con Khamenei per aver seguito pedissequamente la linea Obama chiaramente fallita già dai tempi della prima presidenza Trump. Ma lo strike nasce proprio da quel fallimento conclamato e certificato perfino dalle agenzie dell’Onu, e questo strano leading from behind, guidare dalle retrovie, di Trump obamizzato nasce dall’efficacia e dalla decisività della deterrenza esercitata dall’aviazione israeliana nei cieli di Teheran. Ci si augura che la diplomazia europea abbia delle carte coperte, di cui non si conosce per adesso il segno o il colore, ma se ne dubita. La devastazione dell’Iran e la sua trasformazione in uno stato fallito, modello Afghanistan, non è nell’interesse di nessuno. Ma che questo obiettivo sia perseguibile dalle diplomazie europee non è nelle previsioni di nessuno.
Disgustoso nelle forme come nella sostanza, per questo becero individuo il ritornello aggressore – aggredito non vale per l’ignobile vulnus alla etica politica ed alla legalità internazionale, tanto per cambiare , dei Sionazisti e dei loro complici USA
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Vittorio Moro, l’attacco di Israele e Usa all’Iran viola il diritto internazionale e la carta delle Nazioni Unite. Sei d’accordo immagino nel condannarlo. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha violato anch’essa il diritto internazionale e la carta delle Nazioni Unite. Sei d’accordo nel condannare anche questa? Ci è stato raccontato che il principale oggetto del contendere per il russi era l’espansione a est della Nato. L’abbaiare dei cani al confine. Tu, credo, hai sostenuto questa motivazione considerandola giusta e sacrosanta. Non è così? Bene. Sei disposto a considerare giusto e sacrosanto anche l’oggetto del contendere tra Israele e Iran di cui parla, forse in modo un po’ troppo verboso, Ferrara? Ossia: “fine del programma nucleare di uno stato terrorista. Sconfitta strategica di quasi cinquant’anni di predicazione e azione nichilista di un regime islamista che vuole annientare l’entità sionista cosiddetta e per questo cerca l’atomica e diffonde e finanzia e coordina eserciti alleati sterminazionisti”? Aspetto un tuo feedback, grazie.
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non commenterei mai un articoletto di Ferrara nemmeno sotto tortura iraniana ! Te gusta .
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Giustamente non ti caga, per cui lo faccio io visto che hai messo la stessa sezione che avevo in mente.
Si corregge così:
Fine del programma nucleare di uno stato terrorista. Sconfitta strategica di quasi ottant’anni di predicazione e azione nichilista di un regime sionista che vuole annientare l’entità islamista cosiddetta e per questo ha l’atomica e diffonde e finanzia e coordina eserciti alleati sterminazionisti. (come ha sempre fatto vedi la strage di Sabra e Chatila, dove i sionisti guardavano e i loro alleati ammazzavano)
Per il resto sarebbe molto interessante notare che il tracciato tra l’Ucraina e Mosca è meno di 500 km mentre quello tra Tel Aviv e Teheran è di 1.500.
Non penso proprio che Mosca sarebbe stata preoccupata se la Svizzera fosse diventata parte della NATO.
Ma che te lo dico a fare.
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