
(Alberto Bradanini – lafionda.org) – 1. Le oligarchie americane perennemente belliciste, insieme al cagnolino da passeggio israeliano, hanno deciso di incendiare il Medio Oriente, in una strategia che non riguarda solo tale regione, ma include l’Europa (Ucraina) e l’Estremo Oriente (Taiwan-Cina). Proviamo a indagare. Innanzitutto, Biden o Trump, questo è il nostro avviso, non fa molta differenza. I due fronti, Rep o Dem, sono entrambi lucciole elettorali che si spengono quando gli attori principali o le comparse diventano presidenti, deputati o senatori.
A dispetto delle indecenti rappresentazioni che sfidano le leggi di gravità, e che i potenti della terra fanno digerire a una popolazione alienata da consumismi televisivi e intontimenti cellularici, è bene evidente che senza la luce verde della corrotta plutocrazia statunitense – è una noia ripeterlo, ma repetita iuvant – i criminali sionisti potrebbero al più acquistare il carburante per rientrare in casa al termine delle loro sataniche riunioni ministeriali, non certo aggredire un paese grande cinque volte l’Italia e abitato da quasi cento milioni di persone.
Il G7, riunitosi in Canada il 16 e 17 giugno, pur nella confuzione che ormai caratterizza i potenti dell’Occidente (non più della terra), ha rilasciato un testo in cui si afferma la solita solfa invereconda, vale a dire che Israele ha diritto di difendersi e che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare. Le signorie loro, se la domanda è lecita, hanno la testa a posto o no? Avremmo infatti piacere di capire la ragione per la quale a Israele è concesso possedere l’arma atomica e all’Iran no. E in tal caso, da quale autorità superiore (Nazioni Unite, Congresso Mondiale dei Popoli, il Padreterno o altri) tali svalvolati hanno ricevuto il mandato di adottare cotanta equilibrata decisione. Prego.
Nel merito, non sono pochi al mondo a ritenere che se l’Iran davvero acquisisse l’atomica, (sebbene abbia sempre dichiarato di non volerla, come certificato dall’Aiea[1]), il Medio Oriente potrebbe finalmente conoscere pace e stabilità, esattamente ciò che i terroristi sion-americani vedono come il fumo negli occhi. In quel caso, infatti, l’Iran si doterebbe di una plausibile deterrenza e cesserebbe di essere quotidianamente minacciato e aggredito dai suddetti criminali.
Si tratterebbe di un equilibrio sul filo del rasoio, non auspicabile ma, come nei decenni di guerra fredda, di un equilibrio che implicando il rischio della reciproca distruzione garantirebbe la non belligeranza, creando finanche le condizioni per un possibile componimento pacifico delle divergenze.
È poi chiaro come il sole che un ipotetico uso della Bomba da parte di Teheran dotata dell’arma nucleare contro Israele – dove vivono sette milioni di arabi-mussulmani e altrettanti ebrei – significherebbe la disfatta storica, politica e morale dell’Iran, che implicherebbe altresì la sua successiva distruzione materiale da parte di Usa e Israele, quale rappresaglia. Si può essere radicali, dunque, senza essere stupidi.
Ora, Netanyahu (dietro cui si nascondono le consegne americane) ha dato fuoco alle polveri per un obiettivo strategico (al servizio dell’impero statunitense) e specifico (per lo Stato Ebraico): demilitarizzazione, denuclearizzazione e destabilizzazione dell’Iran, incluso un cambio di regime. L’assassinio del capo negoziatore iraniano del dossier nucleare, Ali Shamkhani, è evidenza plateale dell’intento di sabotare quei finti negoziati che gli Stati Uniti mostravano di condurre dietro le quinte. Tutto ciò – è bene chiarirlo – avviene sotto la guida e il consenso degli Stati Uniti, a partire dall’inquilino provvisorio della Casa Nera.
Il terrorista Netanyahu – ricercato dal Tribunale Internazionale per crimini contro l’umanità – ha in proposito dichiarato che l’attacco contro l’Iran è stato preemptive, un aggettivo questo che fa venire l’orticaria, ricordandoci l’aggressione fabbricata a tavolino da Bush figlio, Powell, e altri compagni di merende neocons di quell’epoca, contro l’Iraq, un paese che aveva la sola colpa di essere incorso nelle ire di tali individui moralmente traviati.
È ben evidente che con l’aggressione all’Iran un altro genio della lampada si è librato nell’aire e vi farà ritorno solo dopo aver falciato migliaia di vite umane. Mentre la scura signora con la falce non avrebbe certo bisogno di vedersi facilitato il compito affidatole da madre natura, prendiamo l’ardire, per giustizia retributiva, di sollecitare l’intervento di Irene, Dea della Pace, affinché convince Zeus a introdurre nell’universo una norma semplice e banale: chi dichiara una guerra vada lui a farla, insieme alla sua famiglia. È con immensa gioia, in tal caso, che assisteremmo alla partenza per il fronte della recluta Trump Donald – accompagnata dai quattro figli, da parenti e affini sino al quarto grado, dal Segretario alla Difesa (Hegseth Pete, anche lui quattro figli), dal Segretario di Stato (Rubio Marco, lui pure quattro figli, sembra una regola per entrare nel cerchio dei potenti!) e via via tutti coloro che nell’Impero del Bene sono chiamati segretari, forse perché incaricati di prendere nota e obbedire, non certo per studiare e trovare soluzioni equilibrate. Tutti costoro sarebbero accompagnati, in quel miracoloso caso, dai loro degni compagni di merende in analoga composizione, provenienti dai terroristi di Sion e appartenenti al popolo prescelto da Dio per qualche incarico che rimane tuttora misterioso.
Purtroppo, i sogni si avverano raramente, e quando lo fanno rischiano di trasformarsi in incubi ché, come ricordava O. Wilde, appartengono anch’essi alla categoria dei sogni.
Davanti a un ennesimo massacro tra umani, privo di ragioni che non siano riconducibili alla cupidigia di potere e ricchezze dei padroni del mondo, i popoli languono pigri davanti a TV e smartphone, mentre (per quanto ci riguarda) i ceti cosiddetti dirigenti, europei e italiani – il nostro si distingue come sempre per propensione all’obbedienza e capacità di produrre il nulla che nulleggia – diffondono nell’etere grandezze logiche che se fossero barriti di un elefante sarebbero più intellegibili.
2. In una regione già infuocata, l’escalation potenziale può estendersi ad altre nazioni e oltrepassare la soglia nucleare. Qui, l’unica democrazia del Medioriente ha diritto di difendersi! È questa una qualificazione spappagallata da analisti televisivi e cartastampati cerebralmente regrediti all’età delle pietre, ascoltando la quale si verrebbe travolti da ilarità, se non fossimo alle prese con tragedie immani. Resta in un’ombra indecifrabile la circostanza che lo Stato Ebraico – violando la Carta delle Nazioni Unite e ogni valore di convivenza umana (Gaza, Libano, Siria etc…) – ha platealmente aggredito una nazione sovrana che da decenni vede falcidiati da Mossad-Cia scienziati e personalità militari e politiche, che hanno avuto la colpa di lavorare per il loro paese. La Macchina della Verità ripete quindi, come un megafono sulla pubblica piazza, che l’Iran costituisce una minaccia per la sicurezza della grande potenza militare americana, situata come noto sotto casa, a 15.000 km di distanza! Che facce di tola!
In realtà, la strategia perseguita dal governo di Washington è quella delineata a suo tempo da tale Z. Brzezinski, un aristocratico polacco naturalizzatosi politologo imperiale americano: a) inglobamento dell’Ucraina; b) cesura tra Europa e Russia; c) sottomissione/occupazione neocoloniale della Russia; d) destabilizzazione/regime change dell’Iran e) solitudine strategica della Cina (in attesa di smembramento/conquista da parte delle truppe di Wall Street). A dispetto dell’inciampo ucraino, la marcia funebre continua.
Le scelte strategiche degli imperi sono per definizione imperiali. Mirano ad abbracciare il globo in ogni praticabile modo, senza cura per etica, interessi altrui (alleati compresi) o legalità internazionale. Gli Stati Uniti d’America, intossicati da una hybris che non conosce limiti, in declino sociale, industriale, economico/monetario e persino militare, non si rassegnano certo a tale infame destino tornando ad essere una nazione normale, anche se una grande nazione, bilanciando i propri interessi con quelli altrui, rinunciando a orizzonti malati contro paesi che non si piegano.
In Europa, il tentativo imperiale di destabilizzare la Russia, smembrarla e assorbirne le immense risorse, sta fallendo. Non per questo, tuttavia, la Russia è destinata a diventare un paese amico. Essa sarà al più un non nemico, che deve essere contenuto in attesa che la storia offra un’altra occasione per catturare una preda così ghiotta, troppo grande e ricca di ogni ben di Dio per convivere con la sola nazione indispensabile al mondo, per di più imperitura.
In verità, le decrescenti risorse imperiali non sono sufficienti per il contenimento della Russia e dunque occorre trasferire tale incombenza agli europei, in ossequio al principio della divisione dei compiti, i quali sono finanche ansiosi di svolgerla, a dispetto apparente del dominus atlantico, presuntamente convertito ai valori di pace e convivenza con Mosca, riducendo benessere e servizi sociali, tanto i popoli digeriscono tutto!
Le colonne europee di servizio, politici, media e accademia, a parte marginali eccezioni, tutti incolonnati da Cia/Nsa/reclutamenti o ricatti, obbediscono a uno schema prefabbricato, fingendo una strategia di differenziazione dal sovrano atlantico per continuare la guerra alla Russia (acquistando però armi yankee da Lockheed Martin e Raytheon), mentre in realtà, in perfetta distopia orwelliana, il capo burattinaio tira i fili dietro il sipario.
Il secolare incubo anglosassone, infatti, – prima britannico, poi americano, vale a dire la saldatura Russia-Europa – è sempre lì, solo attualizzato: un tempo a Russia e Germania doveva essere impedita qualsiasi alleanza, oggi è all’Europa intera (che ha preso il posto della Germania) che deve essere impedito ogni avvicinamento alla Russia, tanto più che a tale saldatura potrebbe un giorno unirsi il gigante cinese, unificatore infrastrutturale della massa euroasiatica. Il popolo ucraino, nel frattempo, paga le indicibili conseguenze del cinismo imperiale e del masochistico vassallaggio europeo.
3. in Medioriente, gli Stati Uniti hanno a che fare con un altro paese recalcitrante, l’Iran, 92 milioni di abitanti, primo al mondo per riserve di gas e petrolio (per ora, non sfruttate per deficit di tecnologia e investimenti), il solo nell’area non ancora destabilizzato o reclutato sul fronte occidentale con soldi o colpi di stato, che attende di essere occupato e depredato. Ciò consentirebbe di circondare ancor più la Federazione russa e indebolire la Cina, principale sfidante dell’egemonia imperiale, che ha bisogno di gas e petrolio come dell’aria che respira. Tale strategia sarebbe mira, infine, a inserire un cuneo destabilizzante in quel Sud Globale che osa alzare la testa della sovranità e dell’autonomia.
L’incombenza è demandata allo Stato Ebraico, il quale di suo vi aggiunge l’espansionismo coloniale e i suoi deliri messianici. In una leggera divaricazione tattica (ma non strategica) Israele e le sue lobby puntano a coinvolgere Washington in un conflitto allargato, consentendo a Israele di liberarsi definitivamente dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania (cacciarli o sterminarli fa poca differenza!), impadronirsi delle loro terre e occuparne altre in Libano, Siria e paesi limitrofi, senza limiti che non siano quelli autoimposti. Una vergogna indicibile! Tale traiettoria, affermano i sionisti nel loro delirio, sarebbe tracciata in un libro scritto tremila anni fa da beduini venuti dal deserto, secondo i quali Dio avrebbe assegnato al popolo eletto alcuni misteriosi incarichi, mentre agli altri popoli della terra – creati presumibilmente da quello stesso Dio – sarebbero stati riservati incarichi di secondo livello, ad esempio servire a tavola o farsi bombardare dall’alto.
In tale scenario, è palese che la questione nucleare iraniana altro non è che un pretesto. Ogni ipotetico accordo con l’Aiea, gli Usa, il gruppo 5+1 o gli inviati di Marte non verrebbe mai considerato sufficiente. Prima o poi anche l’impegno più solenne e stringente che l’Iran dovesse sottoscrivere verrebbe rimesso in discussione dai padroni del mondo, poiché l’obiettivo resta quello sopra esposto, cambiamento di regime, sottrazione della sovranità e sequestro delle sue ricchezze a beneficio delle corporazioni di Wall Street e della City di Londra, in parallelo con la necessità di disarticolare sul nascere l’asse della resistenza, Brics e Sco, che insieme a Cina, India, Russia, Brasile e altri, fiorisce ogni giorno di più, rivendicando sovranità e libertà di scelte, caratteristiche urticanti per la patologia imperiale.
4. Ora, davanti alla frase toccasana maintream-occidentalica (“Israele ha diritto di difendersi”) che da venti mesi ci fa venire l’urticaria – davanti ai 300.000 palestinesi (questi sono i numeri veri) trucidati a Gaza dalla follia sionista – ci saremmo aspettati una maggiore immaginazione deformativa da parte della macchina della menzogna.
Certo, per ricevere il perdono di non essere una democrazia l’Iran deve accettare di farsi bombardare dagli eserciti occidentali, i quali sono notoriamente mossi dai sani valori di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Nessuna costruzione politica nella storia moderna ha accumulato una tale combinazione tossica di supremazia etnica messianica, estremo disprezzo per la vita umana (i popoli non eletti sono “amalek“, cioè animali …); totale obliterazione del diritto internazionale e accesso illimitato a una potenza di fuoco pericolosissima per chiunque si opponga, donne e bambini compresi, beneficiando del sostegno incondizionato della più grande potenza militare del pianeta.
In Medioriente il solo paese che possiede l’arma atomica è beninteso Israele. Se si accantonano le fabbricazioni mediatiche che Cia-Mossad mescolano nell’etere insieme all’aria che respiriamo, non v’è alcuna evidenza che Teheran abbia mai voluto costruirla o che vi si stia avvicinando. Israele, diversamente dall’Iran, non ha ratificato il Trattato di Non Proliferazione e nemmeno le Convenzioni delle Nazioni Unite contro le armi chimiche e biologiche). Se un marziano arrivasse sulla terra e leggesse il dossier Israele-Iran, direbbe che la razza umana è composta da rimbambiti.
Se la Comunità internazionale, quella occidentale in particolare, è prigioniera di menzogne e inerzia, ebbene anche i paesi arabi/mussulmani non brillano per presa di coscienza e coraggio. Se oggi a soffrire sono libanesi, palestinese, iraniani e yemeniti, tuttavia, domani potrebbe essere il loro turno. Dovrebbero fare attenzione.
Vi è però un paese islamico che possiede la bomba, il Pakistan. Secondo quanto dichiarato dal generale Mohsen Rezae – un alto ufficiale dei Guardiani della Rivoluzione e membro del Consiglio iraniano di sicurezza nazionale – il Pakistan sarebbe pronto a reagire nella stessa maniera se Israele usasse il nucleare contro Teheran. Il portavoce del governo pakistano ha poi smentito tale affermazione, affermando tuttavia pieno sostegno all’Iran e sollecitando all’unità musulmana contro lo stato ebraico. Il 14 giugno scorso, il ministro pakistano della Difesa, Khawaja Asif, ha aggiunto che le nazioni musulmane dovrebbero unirsi contro Israele o rischiare la stessa sorte di Iran e Palestina, esortando le nazioni musulmane che hanno legami diplomatici con Israele a rompere le relazioni e invitando l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC) a formare una strategia comune contro la nazione ebraica. In buona sostanza, anche su questo fronte il quadro è fluido e i rischi di escalation aumentano.
5. Il terzo livello di contenimento dell’Asse imperiale del Bene è anche il principale, ed è situato in Estremo Oriente, dove gli Stati Uniti intendono trasferire armi e bagagli dall’Europa e dal Medioriente, una volta sistemate le cose in questi due teatri. Nel Far East, l’incarico di far la guerra a Pechino è assegnato alla Repubblica di Cina (nome ufficiale di Taiwan), anche se resta improbabile che i taiwanesi saranno disposti al suicidio. Pechino, d’altra parte, non ha alcuna intenzione di aggredire una sua provincia, lavorando invece ad avvicinarne i destini attraverso integrazione economica, tecnologica, culturale e via dicendo. Seppure improbabile, tuttavia, il malato bellicismo americano continua a investire su tale prospettiva, cercando di indurre i taiwanesi a piegarsi ai deliri di un impero in disfacimento.
Davanti alle sofferenze di chi muore al fronte o sotto ile bombe, si tengano a mente, per finire, le parole del poeta cileno, Pablo Neruda: le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
[1] Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica
Alla fine delle guerre ci sarà un’ultima guerra …: quella negli USA …si spareranno fra loro per la supremazia nel mondo desertificato ,pur di consumare armi!
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Scusate l’OT.
Oggi esami scritti di maturità?
Sono state date le tracce per gli avvenimenti di attualità?
Le guerre?IL perchè e il fine?
Noooooo…sia mai detto che i nostri giovani abbiano idee chiare sulla questione, e su il loro futuro!
Valditara si sarà guardato bene di dare indizi su questi problemi… si è pensato invece di andare al ’30… chissà se sono stati informati di quanto è successo in tale periodo!
Per il 1930… nessun danno da segnalare e nessun elaborato!
Il governo passato indenne da eventuale critiche!
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L’ex Ambasciatore Alberto Bradanini scrive un articolo perfetto. Da condividere ovunque.
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Come non credere ciecamente a chi fornisce i “numeri veri” senza la minima fonte a supporto? E pazienza se sono il triplo della peggiore delle stime (che non è quella di Hamas): lui conosce la verità per scienza infusa. E i babbalei applaudono.
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Perché se fossero 30.000 invece di 300.000 verrebbe meno il carattere criminale dell’ azione? E quali sono le tue fonti più attendibili rispetto a quelle di un ex ambasciatore? Non va bene manco questo curriculum…..lui non conoscerà la verità, ma tu nemmeno e sei in ottima compagnia di una moltitudine di babbei che dí tutto l’ articolo, condivisibile o meno, non è questo il punto, ribatte su una cifra, di vittime, come se il numero esatto fosse indispensabile al contesto e ne cambiasse la responsabilità! Guarda, è morto un solo palestinese…..una tegola gli è caduta in testa ed era del tetto della sua casupola, nessuna responsabilità di terzi!
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La mia fonte l’ho citata: è Hamas stessa, ovvero i diretti interessati.
Ma cosa vuoi che ne sappiano i diretti interessati, rispetto ai tifosetti del quartierino, più realisti del re?
Tu continua pure a giudicare in base al curriculum, se ti fa piacere; il sottoscritto, quando deve giudicare la credibilità di qualcuno, si basa solo ed esclusivamente su quello che dice: se spara numeri a caso, per quanto mi riguarda la sua credibilità finisce sottozero, fosse anche il Padreterno.
Se fossero 30.000 invece di 300.000 il carattere criminale dell’azione sarebbe invariato (per il sottoscritto, anche una sola vittima innocente è comunque una di troppo), ed è proprio per questo che personalmente trovo che gonfiare le cifre sia poco serio, intellettualmente disonesto, lesivo della credibilità di chi lo fa e, in ultima analisi, controproducente per la causa sostenuta.
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Quindi, per il sodoNATOmita capo di Infosannio, Hamas è affidabile quando dà i numeri che gli garbano a lui.
Qui stiamo già ben oltre 50.000. Cifra UFFICIALE.
The Lancet l’anno scorso stimava già il totale tra morti dirette e INDIRETTE oltre 180.000 vittime.
Appena ieri ci sono stati quasi 300 tra morti e feriti ammazzati dai tuoi eroici zionisti mentre facevano la fila per il pane.
300.000 morti è una cifra che comincia a girare e se The Lancet aveva ragione l’anno scorso, non c’é motivo per cui adesso non siano arrivati a quel livello.
Ma a te che te ne frega. Sei un propagandista a senso unico che poi accusi gli altri di essere ‘putiniani’.
Almeno risparmiaci le str0nzate sul fatto che ‘una sola vittima innocente è comunque di troppo’.
Salvo poi stranamente sminuire chiunque critichi Israele e tacere su qualsiasi crimine di Bibi e soci.
MAI pronunciati manco per sbaglio.
Si capisce benissimo che soggetto che sei.
La degna degenerazione dell’Uccidente.
Per questo a leggerti c’é da vergognarsi per te.
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https://it.insideover.com/guerra/i-morti-veri-nella-striscia-di-gaza-sono-piu-di-300-000-mila-ecco-perche.html
Non è che Bradanini i dati se li inventa. Poiché è impossibile, in quel contesto di distruzione, avere una conta esatta delle morti “dirette” ed “indirette” ci sono studi che ritengono che il numero di morti a Gaza sia molto più alto del dichiarato. Anche Hamas, in quello scenario da fine del mondo, non ha cognizione obiettiva del disastro di vite spezzate. E probabilmente non gliene fotte neppure.
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Dato che Bradanini ha parlato esplicitamente di palestinesi “trucidati”, ho ritenuto palese che si riferisse alle sole morti “dirette”.
Errore mio.
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Mai lette tante scemenze tutte insieme. Il finale è memorabile:
“Pechino, d’altra parte, non ha alcuna intenzione di aggredire una sua provincia, lavorando invece ad avvicinarne i destini attraverso integrazione economica, tecnologica, culturale e via dicendo”.
Peccato che un giorno sì e uno no la Cina circonda Taiwan con navi da guerra e cacciabombardieri…
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Se i rotti in quel posto come te studiassero (e vale anche per il cornuto blu) saprebbero che le tensioni aumentano artificiosamente ogni volta che alle elezioni passa qualche partito ‘indipendentista’ che vorrebbe separare Taiwan dalla Cina.
E gli USA lavorano molto a questo progetto, perché sanno che Pechino non l’accetterebbe mai.
Ma che ne sanno i cialtroni come te, che anche nel nick si capisce essere intenditori di dark room e di trenini usati in maniera impropria?
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“ogni volta che alle elezioni passa qualche partito ‘indipendentista’ “ I taiwanesi si scusano umilmente se votano come gli pare in elezioni vere e non fasulle come in Cina o Russia. Scusateli, pensavano che apprezzaste la democrazia.
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Se davvero esistesse la democrazia Taiwan e tanti altri non prenderebbero ordini dagli USA. E poi come mai quando le elezioni le fa la Russia non vanno bene? Quando ci sono le elezioni in Georgia l’UE mette le sanzioni. Quando le fanno in Romania cancellano i filo-russi. Quando le fanno in Moldavia si dimenticano di far votare i moldavi in Russia.
Meglio come fa l’Ucraina, che le ha abolite, o come fa Israele, dove il presidente scappa dalla prigione a forza di fare nuove guerre? Hai perso un’altra occasione di evitare figure fesse tacendo opportunamente.
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“studiassero“
E’ questo quello che credi di fare, rimbambendoti di video davanti ad uno schermo? “Studiare”?
Grazie Infosannio, per cotanta mèsse.
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ELEZIONI IN RUSSIA , un simpatico e divertente ossimoro ! 🤣🤣🤣
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Parliamo delle elezioni in Russia? L’unico candidato presidenziale accreditato di essere in grado di raccogliere poco più del 10% delle preferenze cannato per via di irregolarità delle firme (al terzo controllo, si vede che le prime due volte le hanno controllate senza occhiali), unica colpa quella di impedire a Putin di prendere il 90% delle preferenze (il suo programma era quasi una copia, come quello di tutti gli altri).
Per quanto riguarda le elezioni in Georgia e Romania, io ho molti parenti e colleghi di lavoro li, e (quasi all’unanimità) in Romania sono parecchio esterrefatti per la crescita di consensi dovuta ad una campagna siu Tik Tok piena di fake news facilmente verificabili online, ma che hanno avuto un impatto sulla fascia più giovane della popolazione.
In Georgia ci sono manifestazioni a Tbilisi da oltre 200 giorni di fila, c’erano l’anno scorso (ci sono stato in vacanza per visitare i parenti) e quasi tutti quelli con cui ho parlato personalmente sono stufi di Sogno Georgiano, in quanto non ha mantenuto nessuna promessa di quelle fatte in campagna elettorale (pochi si ricordano che è nato come partito pro-UE, e per questo motivo ha catturato un sacco di voti). Capisco che il numero di persone con cui ho parlato è molto piccolo, però qualcosa non torna cmq…
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Sicuramente tu sarai tra quelli che pensano che Moldavi, Romeni e Taiwanesi hanno tutti diritto di votare per chi vogliono. O forse no?
La risposta giusta è no, perchè sei ovviamente un idiota e lo dimostri ogni volta che scrivi.
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Eccerto, proprio perché dovrebbero votare CHI vogliono loro e non CHI vuole la Von der Lien; una campagna su Tiktok basta per squalificare un candidato in Romania, ma la nazi Laien che offre 1,8 mld di aiuti europei alla Moldavia SE passa il referendum pro-europa va bene. Inviare 10.000 schede elettorali a 100.000+ moldavi residenti in Russia con 2 (due) seggi aperti in tutto il territorio è democrazia, ovviamente, se poi almeno 90.000 persone non votano e il referendum passa per 14.000 voti è ‘democrazia’. Il tuo nickname è appropriatissimo.
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X Curiosone85:
insomma, quando ci sono manifestazioni di piazza in Georgia bisogna fare il regime change.
I georgiani sono nostalgici di Sakhaskili?
Sbaglio o lui andò al potere perché ci fu una rivoluzione per cacciare Shevardnaze?
E’ andata benissimo, eh.
Adesso non va bene nemmeno che vinca le elezioni chi ‘ha stufato il popolo’.
Sei un altro pagliaccione NATO, non c’é che dire 😀
X J.Dio:
io almeno non posto video di baffoni che parlano di eleganza e di cialtroni con la testa di cavallo che recitano versi osceni.
Che è il meglio che i cornuti blu come te sanno fare.
Adesso prova a dire qualcosa a un certo GIORGIO FERRARI, che ovviamente è un cugino di Pubble:
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Sta di fatto che Taiwan è parte della Cina. Fosse per me, lascerei ai taiwanesi la libertà di autodeterminazione come pure agli abitanti del Donbass, ma la stragrande maggioranza dei paesi del globo terracqueo non riconosce l’indipendenza di Taiwan.
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Il punto è che si è tornati in un’epoca in cui sta tornando a vigere la legge del più forte, e le regole non valgono più per tutti.
Quindi gli abitanti del Donbass hanno diritto all’autodeterminazione per proteggersi dai “nazi” ucraini, ma quei poveretti di Taiwan no, devono starsene a cuccia.
Perchè? Chi decide se un popolo merita l’autodeterminazione oppure no?
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Ma tu lo capisci o no che Taiwan formalmente continua a rivendicare anche la Cina continentale?
Taiwan – Wikipedia
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Anche la Cina diffonde internamente carte geografiche dove rivendica i 2/3 della Siberia, e allora?
Il fatto di rivendicare anche cose che non spettano implica che si dovrebbe cedere anche l’autonomia?
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Articolo molto lungo che preferisco commentare, per semplicità, sia dal punto di vista formale che sostanziale.
Sul piano formale, si tratta di un pamphlet politico: uno scritto più utile a dividere e polarizzare un pubblico già fortemente polarizzato, piuttosto che a offrire strumenti analitici per comprendere fenomeni complessi. L’obiettivo appare più quello di incitare allo scontro che di promuovere informazione o riflessione.
Sul piano sostanziale: è indiscutibile che gli Stati Uniti perseguano una strategia di contenimento verso potenze come Russia, Iran e Cina, articolata su più fronti: dall’Ucraina al Medio Oriente, fino all’Asia orientale.
L’articolo coglie correttamente anche un punto centrale: il potere negli Stati Uniti è fortemente influenzato dalle élite economiche. Le differenze tra Democratici e Repubblicani appaiono spesso funzionali agli interessi convergenti di tali gruppi di potere.
Quanto al dossier nucleare, è evidente l’esistenza di un doppio standard nei confronti di Israele e dell’Iran. Tuttavia, le affermazioni secondo cui Teheran non desideri realmente l’arma atomica, o che un eventuale armamento nucleare iraniano porterebbe stabilità nella regione, restano ipotesi tutte da dimostrare.
Aggiungo un dato poco noto ma significativo: un paese con una massa monetaria M1 pari a 43,75 QUADRULIONI di rial ha già una “bomba atomica” domestica. Non si sa quando raggiungerà la massa critica, ma il rischio è intrinseco.
Le critiche a Netanyahu e alle politiche israeliane si basano su fatti noti, così come appare reale la passività di molte classi dirigenti europee. Più discutibile è invece l’idea che la stampa occidentale sia, in blocco, una stampella delle élite o degli apparati di potere.
A mio avviso non mancano affatto articoli critici nei confronti delle politiche occidentali, e questo stesso articolo ne è una prova. A meno che non si intenda affermare che la stampa non parli con una sola voce: ma questo, a casa mia, si chiama PLURALISMO.
Quanto alla Cina, l’articolo offre interpretazioni personali. I fatti indicano che Pechino ha una posizione ambigua: da un lato persegue un’espansione della propria influenza, dall’altro è consapevole che una mossa troppo aggressiva le farebbe perdere i principali mercati di sbocco ; un processo, peraltro, già in atto.
L’auspicio di una “unità musulmana” contro Israele appare più come un’uscita mistica tra una dose di peyote e l’altra, che una proposta realistica. La realtà del mondo arabo-islamico è altamente frammentata, con divergenze religiose, politiche e persino tribali che rendono impraticabile ogni ipotesi di coesione.
Infine, sul dossier Cina–Taiwan, siamo al delirio: è noto da decenni che Pechino ambisce alla riunificazione, mentre è altrettanto noto che la popolazione taiwanese, se davvero avesse voluto riunirsi alla Cina continentale, avrebbe già scelto quella strada. Il fatto che non lo abbia fatto è in sé una risposta.
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