Prevost incarna la crisi dell’America e della Chiesa cattolica

(di Lucio Caracciolo – repubblica.it) – Leone XIV incarna la doppia crisi dell’America e della Chiesa cattolica. Versione contemporanea dell’antica tensione fra impero e papato. Soggetti incomparabili per natura che per costituzione eccedono sé stessi. Nati per redimere il mondo secondo i propri princìpi. Con l’arma della potenza in tutte le sue dimensioni espressa oggi in Terra, dopodomani forse su altri pianeti, l’America. Con l’intenzione di convertire l’umanità alla presenza del Regno di Dio incarnata nel Cristo, la Chiesa di Roma, mediatrice fra Cielo e Terra. Missioni impossibili quanto irrinunciabili. Ne va della propria identità.
Ciascuna sul proprio piano vive e soffre del crisma originario dell’Occidente, cui entrambe diversamente afferiscono: l’universalismo. Parte che si sogna intero. Sogno virante in incubo per gli Stati Uniti, che temono di morire mondializzati per aver osato americanizzare il mondo. All’opposto, la Chiesa che con Francesco ha abbozzato l’uscita verso le periferie constata che le pecore non sono granché attratte dal pastore, spesso lo fuggono. Specie nel suo nucleo d’origine, europeo e occidentale. E se la Chiesa in uscita uscisse da sé stessa? Al nuovo Papa, vedremo se più ibrido o americano, il compito di stabilire in sinodale concerto la traiettoria del popolo di Dio. Alla sua patria di nascita discernere se e come sfruttarne la scia per sanarsi.
L’aria del tempo ci informa che Washington e Roma non seguiranno percorsi paralleli, tanto meno solidali, per curare la malattia che parrebbe assimilarle. L’istituzione temporale dotata di religione civile, l’American way of life, opta con Trump per una dieta geopolitica dimagrante: niente avventure nel vasto mondo, fortificazione del ridotto nordamericano in espansione artica. Fedele alla tradizione occidentale deturpata da illuministi, positivisti e comunisti. L’altra, di celeste ispirazione e varia inculturazione nei territori di missione scanditi dalle diocesi, retaggio tardoromano, non ha guscio in cui ritrarsi senza sfigurarsi. L’apertura all’ecumene è la sua ragion d’essere. Da modulare secondo una geopolitica ecclesiastica da sempre aggiornare. Mai subordinandosi al Numero Uno del momento.
Se Trump, eccitato dalla presa americana del Vaticano — questo per lui l’avvento di Leone XIV — conta di cavalcare un cattolicesimo post-francescano disponibile a offrire supplemento d’anima al suo ruvido magistero, si sbaglia. Come s’illude l’alto clero di madre Chiesa quando confida di aver staccato una cedola d’oro scegliendo per Pietro un successore americano. L’obolo della Papal Foundation e di altri promessi sponsor d’Oltre Atlantico has strings attached, ha vincoli stringenti, come informano “donatori” in bilico fra Dio e Mammona.
Chiesa e America affrontano in modo opposto la sfida del declino. Nella sua enfasi sinodale, Leone XIV convoca Sant’Ignazio di Antiochia, condotto in catene al martirio: «Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo (Lettera ai Romani, IV,1). Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo — e così avvenne — ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un magistero di autorità: sparire perché rimanga il Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (Giovanni, 3,30)». Dopo Leone Magno, Leone il Piccolo? Alla Chiesa introvertita in scissione non servono grandi papi, che al meglio ne coprono la malattia. Serve riscoprire il senso della comunione oggi pericolante.
Nella sua alta idea di sé, Trump si fa onnipresente e onniparlante. Si incensa mega presidente per rifare grande l’America. I cattolici neotradizionalisti che l’applaudono non si preoccupano di essere meno di quanto appaiano. Ma chi fiero del suo sterile progressismo irride l’insipienza dottrinale di Vance e associati, si autoglorifica e scommette che la controrivoluzione trumpiana sia deplorevole parentesi, finisce in fuorigioco.
Siamo ancora tutti in fervida attesa di capire verso quale direzione andrà questi papato . Nel frattempo Caracciolo ci dice che Leone xIv o andrà a destra o a sinistra o tutt’al più a centro
"Mi piace"Piace a 1 persona