(Dott. Paolo Caruso) – Ei fu! A due anni dalla morte di Silvio Berlusconi, la scena politica nazionale priva di un personaggio anche se protagonista in negativo di un pezzo di storia dell’Italia repubblicana degli ultimi trent’anni, si incattivisce sempre più accompagnata da una palese mediocrità dei rappresentanti di governo. Discusso leader nel palcoscenico internazionale, ebbe un rapporto privilegiato con il Presidente russo Putin, compagno di “merende” nella dacia sul mar Nero e nella sua mega villa in Sardegna., e anche con il dittatore libico Gheddafi. Siamo lontani da quel mese di gennaio ’94, l’anno della discesa in campo, dell’ingresso in politica di Silvio Berlusconi, e la voglia di rinascita della politica italiana dopo tangentopoli, una primavera di speranze che Berlusconi spense sul nascere senza alcuna esitazione. La storia del berlusconismo, del suo leader, del suo apparato politico, rappresentò allora una svolta tra quello che avrebbe dovuto essere il nuovo soggetto politico “Forza Italia” in linea con la tradizione popolare e i suoi valori, e quello che in effetti poi è stato, cioè un partito senza anima, espressione esclusivamente padronale. L’ascesa di Berlusconi nel mondo imprenditoriale, dapprima immobiliare e successivamente delle televisioni e della comunicazione comincia dieci anni prima della sua “discesa in campo” con la “prima repubblica”, i suoi legami tangentisti con Bettino Craxi, le concessioni televisive. Imprenditore di indiscusso successo che ha scalzato il monopolio della televisione pubblica, uomo simpatico dal facile umorismo, dotato di enorme talento, al comando per anni di un impero che va dalle holding delle televisioni al calcio, con i grandi successi del Milan a livello nazionale e internazionale, al Monza, dalla Standa alle banche, all’editoria, un politico divisivo, amato e odiato in egual misura dagli italiani, che è riuscito a spaccare il Paese tra giustizialisti e garantisti, tra magistratura politicizzata e di sinistra e magistratura affidabile. Certo 40 processi, tra cui molti prescritti, e una condanna definitiva per frode fiscale in 29 anni di politica la dicono lunga sul suo viatico parlamentare, un politico in palese conflitto di interessi vicino ad esponenti mafiosi, un corruttore seriale che è riuscito a comprare il silenzio, e le false testimonianze per salvarsi dalla scure della magistratura, un destabilizzatore conclamato della vita politica e istituzionale del Paese grazie anche alla spregiudicata campagna acquisti milionaria di alcuni senatori. Cavaliere per alcuni, Caimano per altri, di Berlusconi resta in eredità “il berlusconismo” con il suo devastante profilo etico, politico, culturale. La storia di questi trent’anni in maniera lucida fotografa le tante ombre dell’ uomo più potente della vita politica italiana, la sua caduta etica con lo scandalo delle Olgettine e Ruby ruba cuori, il puro servilismo dei suoi collaboratori e dei media prostrati ancora oggi dinanzi a quello che fu il Caimano di Arcore .