La destra va avanti sulla separazione delle carriere senza confronto con le opposizioni, senza capire che se tocchi la Carta devi farlo col massimo del consenso.

(di Andrea Sparaciari – lanotiziagiornale.it) – Se prendi più voti alle elezioni, vinci. Se vinci, decidi. È la logica – semplice e immediata – che ha guidato la destra, da quando ha raggiunto il “potere”. E così ha governato a colpi di fiducia e di decreto. Ma quella logica lì, quella del più forte che comanda, quella che azzera la dialettica parlamentare, quella che trasforma Camere e Senato in “votifici”, non può essere adottata anche quando ti accingi a cambiare la Costituzione. Il testo sacro di ogni Paese civile, perché la Carta Costituzionale è l’ossatura della convivenza democratica.
Sfortunatamente al/alla premier Giorgia Meloni questa consapevolezza sfugge. Come sfugge all’ex magistrato e ora ministro, Carlo Nordio. Così la tanto agognata (da Nordio ora, da Silvio Berlusconi prima di lui e da Licio Gelli, ancora prima) riforma della separazione delle carriere dei magistrati approderà al Senato senza che sia avvenuta un’esaustiva e completa discussione tra maggioranza e opposizione, nemmeno in sede di Commissione Affari costituzionali. Una riforma costituzionale orfana persino del relatore, perché bisogna fare in fretta.
I senatori hanno potuto discutere soltanto gli emendamenti agli art. 1 e 2 del testo e i primi 150 dell’art 3. Poco più di 250, sui 1.363 emendamenti depositati. Un’inezia. E un pericolo. Perché ogni emendamento (promosso o bocciato) può potenzialmente influire sulla vita di ogni cittadino italiano.
Ma a Meloni & Co. questo concetto basilare, che si impara alla seconda lezione di diritto costituzionale, sfugge. Probabilmente qualcuno avrebbe addirittura preferito cambiare la Carta con un bel decreto legge, così non si sarebbe perso tempo. Sfortunatamente la Costituzione non lo permette. Per ora…
Mattarella NON firmi.
Sarebbe così semplice.
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L’articolo 74 della Costituzione italiana stabilisce:
“Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.
Se le Camere approvano nuovamente la legge,(anche senza apportare alcuna modifica) questa deve essere promulgata.”
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Come diceva Napolitano… che rinvio a fare tanto poi debbo approvare!
Intanto si segua i dettati della Costituzione…tasnto per fare le differenze!
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X Leo.70:
guarda che come funziona lo so anche io.
Ma se Matty nemmeno si rifiuta di firmare la prima volta, è inutile.
A questo punto a che serve il PdR?
Ad approvare l’Autonomia differenziata senza battere ciglio, senza accorgersi che è incostituzioanle?
Che colossale figura di mmrda ci ha fatto, ma guai a ricordarselo, eh.
Bastava RIFIUTARSI, almeno la modificavano un pò prima di ripresentargliela.
Un PdR senza spina dorsale non serve a niente.
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sinteticamente è ciò che stavo pensando di scrivere.
Il problema non si porrebbe, se il pdr EVITASSE DI STRAPARLARE per poi FIRMARE
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La casta è la falsità impersonificata e ,come per ” Allah è grande e Maometto è il suo profeta” così Meloni e superlativa nelle prese di posizione anticostituzionalei e Mattarela è il suo notaio o ,se preferite, il suo registratore di cassa passivo, o anche partecipativo nascosto. Ma del resto cosa volete che abbia da opporre con tutti i suoi cadaveri , no , scheletri nell’ armadio .
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