Tra i militanti sotto accusa c’erano Gianluca Iannone e Luca Marsella. Le motivazioni: “Non può essere disposto se non per reati già contestati”

(di Marco Carta – repubblica.it) – Niente Daspo fuori contesto per i saluti romani di Acca Larenzia. Così ha deciso il Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso di numerosi estremisti di CasaPound, tra cui Gianluca Iannone e Luca Marsella, che potranno quindi tornare allo stadio. Il provvedimento con cui si vieta l’ingresso negli impianti sportivi agli individui ritenuti socialmente pericolosi, anche per fatti commessi al di fuori dell’ambito sportivo, era stato disposto dal questore Roberto Massucci nei confronti di 16 estremisti di destra presenti ai raduni del 2024 e del 2025.
Ora, però, sono stati tutti annullati. Secondo i giudici amministrativi, la questura avrebbe contestato ai militanti di estrema destra il reato sbagliato. “Dalla motivazione degli atti impugnati risulta che gli stessi sono stati emessi in ragione della denuncia, a carico dei ricorrenti, per il reato di cui all’art. 2, comma 2, della legge 122/93 (legge Mancino)”, che vieta l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con emblemi o simboli riconducibili al fascismo.
Tuttavia, come sottolineano i giudici, i militanti di CasaPound sono stati denunciati per altri reati: la legge Scelba 645/52, che punisce l’apologia di fascismo, e l’articolo 2, comma 1, della legge Mancino, che punisce chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni fasciste. Entrambi i reati, così sostiene il Tar, “non rientrano nell’ambito delle fattispecie ai fini dell’applicazione del Daspo, che pertanto risulta nella fattispecie disposto in assenza di una base normativa”.
A curare il ricorso sono stati gli avvocati Giovanni Adami, Lorenzo Contucci e Guido Colaiacovo. “Siamo incorsi in una palese violazione di legge – spiega l’avvocato Contucci – e comunque anche quel gesto, in base alla recente giurisprudenza, non costituisce reato”. Esulta intanto CasaPound.
“Si tratta di una vittoria significativa, sia sul piano politico che su quello giuridico. Dalla lettura della motivazione della sentenza – si legge in una nota – emerge con chiarezza l’infondatezza dei provvedimenti adottati perché i Daspo ‘fuori contesto’ non possono essere emessi in relazione ai reati che ci vengono contestati. Ancora una volta ci troviamo di fronte all’uso distorto e improprio di strumenti amministrativi per finalità di repressione politica, con il consueto corollario di costi a carico della collettività”.
Non tutti gli errori vengono per nuocere. Ai topacci fare il ricorso è costata una bella cifra mentre il campionato è già finito. A inizio maggio, comunque, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 31 di loro, altroché.
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