(di Michele Serra – repubblica.it) – Se non avessi avuto impegni sarei andato volentieri a entrambe le manifestazioni su Gaza, quella del Teatro Parenti a Milano e quella, più grande e popolosa, di Roma. Quasi disturba, anzi disturba proprio, etichettare i due momenti come “di Azione e Italia Viva” il primo, “di Avs, Cinquestelle e Pd” il secondo. La griglia partitica è inopportuna e stonata di fronte a questioni di così vasto coinvolgimento delle coscienze.

Le differenze di punti di vista sono sicuramente meno rilevanti rispetto allo scandalo, enorme e condiviso, della distruzione sistematica di Gaza, al suo disumano accanimento, al suo disumano innesco del 7 ottobre e alla catena di disumanità e oppressione, lunga decenni, che ha portato a questo punto di non ritorno.

La situazione a Gaza sconsiglierebbe di fare troppe distinzioni interpretative, così come, se si deve salvare una persona in pericolo di vita, lo si fa e basta, rimandando ad altri momenti e altre sedi l’analisi dell’accaduto.

Questa mattina, insieme ad altri, sarò a Rondine, la comunità toscana di Franco Vaccari che lavora nella mediazione dei conflitti, ospita ragazzi russi e ucraini, israeliani e palestinesi, africani e asiatici in fuga dalle guerre. La mediazione, la convivenza e la pace sono, in quel luogo, un lavoro concreto. Non teoria ma prassi, studio, conoscenza, incontro, parola.

Bisognerebbe che a Rondine, prossimamente, si incontrassero i cinque leader promotori delle due manifestazioni per discutere il tema: “perché non siamo stati capaci di farne una sola?”. Prendendo esempio dai ragazzi di tutto il mondo che domande simili, e anche molto più gravi e importanti, se le fanno ogni giorno.