(Geminello Preterossi – lafionda.org) – Contrordine, compagni?

Vedrete che l’era del tecno-capitalismo autoritario, iniziata a gennaio (prima era tutto a posto…), è già finita. Vivremo nel migliore dei mondi possibili, green, inclusive, con tante Tesla, cyborg ecc., e soprattutto l’unico diritto fondamentale di avere un solo desiderio, che ci fa come tutti: il Nulla. Volontà di potenza come volontà di volontà di volontà: cioè volontà di morte. Ma ciò non ha a che fare con i sorbetti del Principe di Salina e il desiderio di oblio: lì era ancora tutto incarnato. Soprattutto, in Tomasi di Lampedusa (come in pochi altri, pur assai diversi ma dotati di uno sguardo altrettanto integrale e libero: Eduardo, Pasolini, Elsa Morante) c’era troppa dolente consapevolezza della tragicità della condizione umana, di cosa significhi la fine di un mondo, il collasso di una civiltà, e di come questi passaggi non serbino automaticamente “progresso” (ma spesso metamorfosi peggiorative, con relativa integrazione delle presunte novità). Fu capito da Bassani, Soldati, Aragon, Lukács, lo stesso Togliatti e ovviamente Visconti (che ingannò tutti, in primis il PCI, realizzando un capolavoro che, nello specchio di don Fabrizio, serbava con sé ma portava oltre il meglio di Gramsci). Non dalla gran parte della società intellettuale ed editoriale italiana (il conformismo ha origini risalenti, e vigeva persino quando eravamo più intelligenti).

No, oggi non può esserci quella consapevolezza tragica, perché non c’è storia (la post-storia annunciata da PPP in Io sono una forza del passato si è compiuta). Almeno in Occidente: assistiamo solo a una pantomima che serve a illudere l’UE, le anime morte che la custodiscono, gli “accecati” al governo delle postdemocrazie, di esistere. E di credere, con un paradossale traviamento del Logos, che Il Regno del Bene sarebbe qui, se solo potessimo liberarci della realtà (e degli Altri, che sono incomodi da eliminare)… Peccato che sarebbe l’anti-Regno del Signore dell’Iniquità fattosi Sistema. “Il denaro striscia come il serpente, nelle città d’Occidente così si celebra”, come cantava Battiato. Teologia economica come culto senza Dio, che nega la nostra possibilità di trascenderci credendo in qualcosa che abbia un proprio significato. Non è solo la religione, o la spiritualità in generale, a risentirne, ma l’arte, il gusto, la coscienza popolare, il senso delle cose che ci legano perché riguardano la nostra convivenza collettiva (ta politika). Ma da qualche parte un uomo nuovo – cioè arcano – sta nascendo?