
(Dott. Paolo Caruso) – Referendum per gli operai che devono riappropriarsi dei propri diritti, negati dal Jobs Act del governo Renzi. Una macchia indelebile della pseudo sinistra riformista. Referendum per ristabilire principi di vera democrazia popolare in un Paese mortificato da un governo repressivo. Una democrazia a fisarmonica che con gli attuali suonatori tende più verso la democratura. Agli inviti di astensione di questa destra di governo, rispondiamo andando a votare, e ritirando anche la scheda. Certe furberie della Giorgia nazionale di sicuro sono un’ offesa per l’ intelligenza dei cittadini, e una ferita per le stesse Istituzioni. Il motivo dei “cinque Sì” al referendum tende a aiutare gli operai, a garantire loro i diritti, e alla necessità di una rivisitazione della legge sulla cittadinanza dimezzando così i tempi di attesa. Papa Leone XIV, per il nome, si è ispirato al suo predecessore che proprio del lavoro ha fatto la ragione del suo pontificato. La “Rerum novarum” fu l’enciclica che aprì la Chiesa al mondo del lavoro, nel momento cruciale verso la trasformazione industriale.
Garantire quindi diritti agli operai, e a quelli che si fa fatica ad accettare, perché diversi, diventi urgenza di civiltà dettata anche dal principio cristiano di “fare agli altri quello ognuno vuole fatto a sé”.
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Mi raccomando!
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È IL GIORNO…Viviana Vivarelli
Oggi voteremo come deve fare ogni giusto. Oggi useremo il voto come l’arma degli uomini onesti. Difendendo il lavoro perché è il lavoro che fa libero l’uomo.
Ricominciamo da qui. Dal lavoro e dalla pace.
È sempre il momento di ricominciare e la disonestà non ci caccerà mai.
Ogni giorno è un giorno di lotta.
Ogni giorno è la nostra grande occasione per sventare intrighi, per gridare la verità, per annnientare inganni.
Ogni giorno tentano di ucciderci, di privarci dei nostri diritti, di uccidere la nostra libertà
Non glielo permetteremo.
Noi non desistiamo.
La partitocrazia ha sporcato di corruzione ogni cosa e ha portato a rovina il Paese.
La Chiesa si è alleata col potere peggiore o è stata in un prudente silenzio.
Il sistema finanziario e bancario hanno posto gravi ipoteche sul futuro dei popoli. Ma i popoli possono riscattarsi e iniziare un tempo nuovo, se solo lo vogliono.
Ognuno sia finalmente sé stesso! Non segua falsi profeti!
Ognuno parli per sé stesso, non faccia eco agli sciagurati!
Ognuno sviluppi le proprie idee. Cerchi la verità con l’ostinazione del segugio.!
Non sia indifferente! Non sia preda del banditore di turno! Non creda alle sirene del diavolo!
Sia splendidamente creativo, contribuendo al bene degli altri,
così che insieme tutti facciano il bene di tutti!
Ma chi è chiuso nel proprio cieco egoismo o nel pregiudizio, chi è vittima della propria ignoranza, sia aiutato, se non riesce nemmeno a capire il messaggio di liberazione e l’impulso all’autodeterminazione! Se non riesce a distinguere il vero dal falso,
l’onesto dal malvagio. Se è troppo pigro o incapace di pensare in proprio e si fa convincere o comprare senza mercede dai mercanti di uomini.
Essi sono senza coscienza
Non conoscono verità, non capiranno mai la forza della verità,
o della democrazia, del bene di tutti.
Sono sordi alle nostre parole. Non intendono i nostri desideri.
Sanno solo attaccare ciecamente, oscuramente, per l’unica cosa che vogliono: il potere per il potere.
La loro lingua non è la nostra. Le loro parole non sono le nostre. Il plagio è il loro mestiere.
Hanno lingue biforcute. Ci chiamano pazzi, come il sordo dà di pazzo a chi gioisce al suono della musica o un cieco deride chi gioisce dei colori.
Ma quando un popolo intero riscopre la passione politica, la consapevolezza del proprio potere e l’amore per la democrazia, abbiamo una rivoluzione culturale che supera anche quella del rinascimento che riguardò solo poche corti di potenti.
L’unica rivoluzione culturale non è quella dei politici né degli intellettuali, è la rivoluzione delle coscienze.
Un giorno si dirà che il popolo si è svegliato e l’Italia è tornata ad essere maestra al mondo.
Quel giorno è vivo nei nostri cuori, nasce dentro ognuno di noi. Siamo noi l’alba e la resurrezione.
E finché quell’anelito non si spegnerà, la liberazione è possibile.
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Daniele Primavera
La storia del Jobs Act è emblematica. Una legge di destra fatta dal centrosinistra renziano con l’opposizione apparente della destra. Dieci anni dopo il centrosinistra lo rinnega, tenta di eliminarlo per via referendaria (anche perché per via parlamentare non reggerebbe, figuriamoci); ci si aspetterebbe il sostegno delle ex opposizioni, che invece diventate maggioranza sposano la norma; il lavoro sporco l’ha già fatto la sinistra, perché intervenire? Risultato: tutto resta com’è. Per la destra è una partita win-win, per la “sinistra” un gioco sicuro a perdere.
Mi sono poi reso conto di una cosa: nella mia piccola bolla, non so quanto rappresentativa ma non così piccola, ad aver votato i referendum sono principalmente titolari di partita iva e professionalità medio alte. Cioè gente che non migliorerebbe di una virgola la propria condizione. Al contrario, ho incontrato molti dipendenti e precari che non ritengono questo referendum necessario e non sono andati a votare. Tanto che la maggior parte non ha nemmeno perso dieci minuti della sua vita a leggerli. Del resto i dipendenti in Italia sono 20 milioni. Avessero votato, non ci sarebbero problemi nel raggiungimento del quorum. Se il quorum non arriva è evidentemente per la totale mancanza di partecipazione dei destinatari.
La mancanza del quorum non è una sconfitta di un partito o di una organizzazione; magari. Sarebbe bello. E’ invece una sconfitta sociale, un’altra vittoria per la classe padronale. E’ evidente che nessuna lotta sociale è possibile in un paese in cui nemmeno la più semplice e a costo zero delle rivoluzioni, il referendum, porta i lavoratori a votare.
Farà bene la destra a trarne le dovute conseguenze: un ulteriore inasprimento della repressione, un aumento delle firme necessarie per indire altri referendum in nome della lotta allo spreco, e nuove precarizzazioni, necessità che evidentemente la maggior parte degli italiani condivide.
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Stimolato da Folagra a comprendere la propria condizione Fantozzi sbottò: «ma allora m’han sempre preso per il culo! Loro, il padronato, le multinazionali! Per vent’anni mi han lasciato credere che mi facevano lavorare solo perché sono buoni!» Ecco, evidentemente in Italia mancano i Folagra, e a quella roba lì troppa gente crede ancora.
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