Saranno anche fuori di testa i leoni da tastiera, ma certo sanno come trasformare in follower il marketing dell’odio. Un lavoro non di poco conto come ha spiegato il docente […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Saranno anche fuori di testa i leoni da tastiera, ma certo sanno come trasformare in follower il marketing dell’odio. Un lavoro non di poco conto come ha spiegato il docente di Cicciano che, forse a corto d’ispirazione, ha chiesto a ChatGpt di suggerirgli un messaggio contro Giorgia Meloni. Subito è venuto fuori il post che augura alla figlia della premier “la sorte della ragazza di Afragola”, poiché l’IA non possiede (ancora) un limite all’infamia che invece avrebbe dovuto contenere i rigurgiti di Stefano Addeo. Ora sappiamo tutto dell’onda d’indignazione che ha ricoperto il professore (!) mentre non conosciamo il numero delle adesioni (bravo, giusto, avanti così) che avranno probabilmente affollato la sua email prima della precipitosa cancellazione con tanto di scuse (e un tentato suicidio). Esistono eloquenti statistiche in proposito come (leggiamo su Repubblica) il “Barometro dell’odio” (edizione 2024) di Amnesty che ha pubblicato la classifica dei 5 messaggi su Facebook che “hanno generato più incitamento all’odio e alla discriminazione”. I primi 4 (e come ti sbagli!) sono di Matteo Salvini, ma qui c’interessa citare i giganteschi numeri dei post d’odio analizzati dall’osservatorio “Vox”: 1,1 milioni. Non sorprende che le categorie più colpite siano donne, ebrei, migranti, musulmani, persone con disabilità, mentre colpisce l’ampiezza del mercato dell’odio che si muove sulla base della domanda e dell’offerta, come ogni altro settore commerciale. Gli esperti ci parlano di frustrazioni e paranoie che inducono alla violenza, come se l’odiatore in Rete fosse solo un caso psichiatrico e non invece un imprenditore di se stesso. Infatti la fogna social produce consenso, e anche qualche soldino, così come la pesca di mostruose creature commestibili in certi pantani maleodoranti. Che all’andamento del mercato dei follower siano molto attenti polemisti e intrattenitori tv la dice lunga sulla qualità del cosiddetto discorso pubblico. Non è un mistero che se, per esempio, un libro o una comparsata talk non producono un’adeguata pioggia di insulti, sei giudicato uno sfigato. Una legge che i politici praticano con grande impegno affidandosi a professionisti dedicati all’elaborazione di post provocatori e al conseguente reclutamento dei follower. Il che rende particolarmente falsi e ipocriti i loro messaggi di solidarietà a chi viene colpito e offeso da quel rancore che essi stessi contribuiscono a fomentare.