
(Michele Serra) – Citofonare ai genitori di un assassino, poche ore dopo il crimine, e chiedere “avete chiesto perdono ai genitori della vittima?”, è cosa che perfino un magistrato inquirente non si sentirebbe autorizzato a fare. Un poco per rispetto, un poco perché quella domanda non aggiunge niente all’inchiesta: è solo una inutile impudicizia attorno a un argomento (il perdono) che è tanto serio e grave da non meritare che se ne chiacchieri in tre secondi, e con tanta inevitabile approssimazione.
Ma allora perché il tg1 di ieri lo ha fatto, perché molti giornalisti continuano a farlo, come e quando si è deciso che portare un microfono e una telecamera sotto un citofono, o ficcarlo sotto il naso di una persona appena coinvolta in un crimine, per carpire poche parole bofonchiate, spesso pronunciate in uno stato di prostrazione, faccia parte del mestiere di informare?
Può anche darsi che esista, anzi esiste sicuramente, un pubblico di bocca buona che non vede l’ora di vedersi rovesciare addosso l’emotività a badilate, e il dolore in diretta. Gli piace. Ne gode. Ne ha perfino il diritto, perché tutti i gusti son gusti. Ma un telegiornale, santo cielo, lo si guarda per avere notizie. Seppure afflitti dalle dichiarazioncine in serie dei partiti, si conta sempre sulla possibilità di capire qualcosa di più su quello che succede nel mondo. E difficilmente il mondo si annida in un citofono.
L’informazione non è un accessorio, è un organo importante del corpo sociale. Lo spettacolo è un’altra cosa, e in genere si sceglie a quale assistere, a quale no.
Belle parole, ma le dici solo perché è il Tg1. Se era a gestione pd o giravi la frittata o stavi zitto.
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La mancanza di coraggio dei giornalisti di dare notizie vere e importanti spinge questi piccoli leccapiedi ignoranti a cercare ascolti con atti osceni da tv berlusconiana anni 90.
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Mi succede rarissime volte (ad ogni morte di papa), ma stavolta sono d’accordo con Michele Serra. Assediare l’abitazione, citofono incluso, dei genitori della povera fanciulla orrendamente uccisa a cui porre domande sciocche e indegne, tipo se vorranno perdonare l’assassino e forse anche se “provano dolore e in che misura” succede anche questo da parte di giornalisti in erba (cattiva) inviati in loco, praticamente allo sbaraglio, da non meno ignobili personaggetti a capo di sedicenti agenzie “informative”… è ormai una usanza perlomeno barbara, purtroppo ancora in essere a livello mediatico. Sarebbe necessario il presidio di quella abitazione da parte di una guardia del corpo che, spontaneamente e gratuitamente, si facesse protettrice della privacy di quella famiglia così profondamente colpita.
E due bei schiaffoni sul muso o un bel calcio in qulo, no? Anche a costo di passare per trasgressori del galateo “politicamente corretto” ancora in auge.
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Li prendono nel momento di maggiore difficoltà, ‘sti sciacalli.
Quando sento ‘ha perdonato l’assassino?’ che andava di moda specie un pò di anni fa, vorrei rispondere a nome del malcapitato: NOooooooooooooooooooooo.
E dare due schiaffi anche a chi ha posto la domanda.
Invece quasi sempre rispondono ‘sì, bisogna sempre perdonare’ (mavaffanc… va proprio masochisti).
La risposta dovrebbe essere ‘non è una domanda da farsi, cialtrone’.
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michele ma tu ti aspetti notizie dai nostri tiggi? O babbino caro !!!
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«L’informazione non è un accessorio, è un organo importante del corpo sociale.»
Infatti la RAI non è nulla di tutto ciò. E non lo sono certamente i “giornaloni”, figuriamoci! Soldi (pubblici) buttati nel gaby!
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