Il presidente dell’Anm replica anche alla tesi di Nordio sull’inappellabilità: «Sogno un mondo dove ognuno fa bene il suo lavoro e rispetta gli altri»

(di Irene Famà – lastampa.it) – «Le frasi del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sono gravi e trasmettono un’immagine della magistratura completamente errata». Il decreto sicurezza? «Ci preoccupa il metodo. Crea un precedente, da valutare con attenzione». Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Cesare Parodi, senza perdere l’aplomb, ribatte punto per punto alle dichiarazioni dell’onorevole di Fratelli d’Italia. E riflette sulle nuove norme sulla sicurezza.
Delmastro dichiara: «Alcuni magistrati parlano come mafiosi». Quale risposta?
«È una frase assolutamente generica e gratuita. O si fa un riferimento a qualche affermazione diretta, o altrimenti…».
Si riferiva a una famosa email in cui un magistrato ha definito la premier «più pericolosa di Berlusconi». Cambia qualcosa?
«I singoli rispondono delle loro singole affermazioni. Io sono presidente dell’Anm, analizzo i macrofenomeni, e sinceramente posso dire che i magistrati, né nel loro insieme né specificatamente, non hanno mai assunto un linguaggio nemmeno lontanamente vicino a quello mafioso. Disconosco nella maniera più assoluta la fondatezza di questa affermazione».
Sempre il sottosegretario Delmastro: «I magistrati vogliono tramortire la riforma della giustizia perché avrà effetto devastante sul potere delle toghe rosse». È vero?
«Questa è un’affermazione che si iscrive in una più ampia logica di pensiero, che vorrebbe la magistratura divisa, manichea, con la magistratura di sinistra che controlla e condiziona anche i moderati. Ed è funzionale a dare un’immagine politicizzata del nostro atteggiamento critico rispetto alla riforma sulla Giustizia».
Non siete divisi?
«Al contrario. Siamo straordinariamente uniti negli obiettivi e nella condivisione dei valori fondamentali. Questa è la verità ed è scomoda. La prova più tangibile di questa unità sono io».
Cosa significa?
«Sono magistrato di un gruppo moderato e sono a capo della magistratura associata».
Difficile darle della toga rossa. Sempre Delmastro dichiara che i giudici vengono promossi per affiliazione alle correnti e non per bravura.
«Io chiedo di fare nomi e cognomi. Il sistema non può essere rappresentato in questo modo. Sono accuse vecchie».
Queste parole arrivano dal sottosegretario alla Giustizia. È scontro aperto con l’esecutivo?
«Guardi, io credo che ogni persona interessata a questi temi utilizzi il palcoscenico che ha a disposizione».
Il ruolo che ricopre aggrava le esternazioni dell’onorevole?
«Non userei il termine aggravante. Da quel ruolo, certo, ha una particolare credibilità e la possibilità di raggiungere molte persone. In questo senso possiamo dire che sono parole pesanti perché arrivano da chi ricopre un ruolo importante».
Disposto a confrontarsi?
«Non mi sono mai ritratto. Ma penso che i cittadini debbano formarsi un’idea ascoltando tutte le parti coinvolte e che hanno una competenza specifica sul punto».

L’Anm non ha risparmiato critiche sul Dl sicurezza. È preoccupato?
«Al di là del merito, sul quale abbiamo già espresso la nostra opinione, quello che davvero preoccupa è il metodo».
Perché?
«Un provvedimento che era in discussione da un anno, improvvisamente è diventato urgente. Non solo. Degli emendamenti proposti dall’opposizione, non ne è stato preso in considerazione nessuno. Il dibattito parlamentare è stato vanificato».
Si è creato un precedente?
«Che è sempre qualcosa che cambia le prassi costituzionali, parlamentari e come tale va analizzato con molta attenzione. Va da sé, che applicheremo le nuove norme».
È stato detto che saranno positive per il sistema giustizia. Cosa ne pensa?
«Parto da un esempio banale».
Prego.
«In Italia continuiamo ad avere circa 12mila detenuti in più dei posti previsti nei penitenziari. E la previsione di nuove ipotesi di reato probabilmente andrà ad aggravare la situazione carceraria. Ricordiamoci che i cittadini mantengono i loro diritti anche quando sono in cella. E l’impatto di queste norme di certo non aiuterà».
Il ministro della Giustizia Nordio ha difeso l’onorevole Delmastro dopo la condanna in primo grado per violazione di segreto. Ed è intervenuto anche nel caso Garlasco. C’è un’ingerenza della politica nelle questioni della giustizia?
«Sogno e combatto per un mondo dove ognuno fa bene il suo mestiere, rispetta il ruolo degli altri e le critiche hanno argomenti fondati, non sono solo strumentali. Lei mi dirà che sono un illuso, ma è per questo che, nonostante tutto, non voglio chiudere la porta al dialogo».
Spera in una tregua?
«Credo che se ci fosse la possibilità di capirsi su certi aspetti, tutto sarebbe più facile per tutti. Se questo oggi non è possibile, magari in futuro lo sarà».
La magistratura non è esente da gravi problematiche ma un politico che afferma “Alcuni magistrati parlano come mafiosi” risulta coerente tanto quanto le gemelline Eveline e Silvia Dellai che parlassero di verginità in un convento di clausura.
Si vocifera che, uscendo dai palazzi romani, dopo la sempre negata trattativa Stato-mafia dei primi anni ’90, i mafiosi abbiano ispezionato con attenzione le tasche delle giacche, per controllare non fosse sparito nulla.
Povera patria,
schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore.
Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
e tutto gli appartiene.
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