
(Dott. Paolo Caruso) – Ogni anno il 23 di maggio, data della strage di Capaci, diverse sono le manifestazioni che arricchiscono il vasto programma “per non dimenticare”. Effettivamente in questa triste ricorrenza c’è poco da dimenticare. Oltre l’attentato terroristico che uccise Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta ci sono i trentatré anni trascorsi da quel 23 maggio 1992 che oltre avere affidato alla giustizia Totò Riina quale principale responsabile della strage di Capaci non sono riusciti a dirimere le nebbie che avvolgono tale eccidio. Intrecci tra politica, mafia e uomini dei servizi segreti deviati avvolgono in una coltre putrida di interessi e di menzogne i reali mandanti di quelle stragi del 1992 che costarono la vita a Giovanni Falcone e 57 giorni dopo a Paolo Borsellino. Due magistrati scomodi che stavano per concludere delle indagini su qualcosa di molto scottante. Ancora dopo trent’anni non è stata fatta giustizia fino in fondo e molte verità sono di là da venire. Si aggiungeranno ai tanti misteri che costellano la vita repubblicana del nostro Paese. In questa giornata del ricordo, Palermo si ferma in onore delle vittime della strage di Capaci e dei caduti per mano mafiosa. “Al silenzio” richiesto dagli organizzatori della cerimonia non può che riecheggiare la frase simbolo di Giovanni Falcone: “Gli Uomini passano, le idee restano, e restano anche le loro tensioni morali che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Un silenzio “istituzionale” a cui si contrappone la volontà di far “Rumore” espressa dal corteo di associazioni come Libera , Agende rosse, Movimenti universitari, la CGIL ecc… Un “Rumore” alternativo alle narrazioni, alle tante parole ripetitive degli Organi istituzionali che ipocritamente hanno “visitato” Palermo. Sepolcri imbiancati del loro stesso operare nel governo del Paese come il Ministro Nordio che con le limitazioni alle intercettazioni, l’ abolizione dell’Abuso d’ ufficio e del Traffico di influenze renderà più difficoltose le indagini ai crimini dei cosiddetti Colletti bianchi e delle organizzazioni mafiose. Si è dato corso ad una nuova stagione di riforme giudiziarie che minerà sempre più la lotta alla mafia proprio in contrasto con l’ operato di Falcone. Questa maggioranza di Governo vuole riscrivere la Storia di stragi e omicidi eccellenti cercando di negare le connivenze politiche, mafiose, e l’eversione nera. Infatti la Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, legata a ambienti dell’ultra destra, presente anch’essa alla passerella palermitana si distingue nel contrastare certe verità scomode delegittimando due Eccellenze della lotta alla mafia, l’ex Procuratore Nazionale De Rao e l’ex Procuratore di Palermo, Roberto Scarpinato, entrambi Parlamentari del Movimento 5 Stelle. Si va così da tutt’altra parte a quel che si professa, e il chiacchiericcio delle Istituzioni in questa giornata del Ricordo rappresenterà solo l’agognato “Silenzio”. Silenzi che accompagnano la stagione delle stragi e che hanno costretto gli organizzatori della cerimonia pomeridiana ad anticipare di 15 minuti l’evento onde evitare il “Rumore” alternativo della piazza. In una città come Palermo vittima dell’incuria, del degrado, del disinteresse delle Istituzioni, e in una Sicilia assetata di Giustizia dove i diritti vengono meno e le mafie continuano a proliferare non ci si può che chiedere se sia valsa veramente la pena sacrificare la propria vita per un Paese dove pseudo verità e menzogne, denaro e collusione, mafia e politica si intrecciano tra loro portando indietro le lancette del Tempo. Ah se i morti potessero parlare…
L’aver i fatto fuori i veri servitori dello stato ha permesso ai capi mafiosi,come premio,la latitanza per anni e l’inserimento nello stato dei loro adepti.
Ormai siamo ad un punto di “non ritorno”…
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