
(di Silvia Truzzi – ilfattoquotidiano.it) – Si torna a parlare di leggi elettorali. Un po’ perché le Regioni del Nord scalpitano (dal Trentino al Friuli, passando per il Veneto dell’ingordo Zaia, che di mandati ne ha già fatti tre) un po’ perché Forza Italia, che nei sondaggi non si schioda dal suo 8-9 per cento, discute della norma con cui andremo a votare nel 2027: che volete, ogni cinque anni si ripresenta questa seccatura che ancora non si è trovato il modo di abolire. E dunque si cerca di aggiustarla con trucchetti di varia natura definiti “meccanismi di ingegneria elettorale” per farceli digerire. In Italia esercita sui partiti un fascino irresistibile il premio di maggioranza, ovvero l’artificio con cui si fabbrica una maggioranza parlamentare in modo da consentire la formazione di un governo che ne sia espressione, in nome della “governabilità”. Principio tenuto in gran conto da leader politici e osservatori al loro seguito e che sembra contare più di qualunque altro, perfino più di quello di rappresentanza; e di cui tuttavia non c’è traccia nella Costituzione (la Consulta ne ha parlato in termini di obiettivo “legittimo”). Nella legge elettorale lo scopo di fare il governo è indiretto, il fine è l’elezione del Parlamento, delegittimato da governi di ogni colore che dalla Bicamerale in poi hanno cercato di far passare l’idea che sia l’organo che ostacola l’efficienza del governo. Siccome le Camere non contano più un tubo, stanno “esecutivizzando” le leggi elettorali. E allora ecco che si torna a parlare di premio di maggioranza al 55 per cento, probabilmente con una soglia al 40% dei voti ottenuti. Sarà un caso che la proposta di Tajani ricalchi perfettamente la prima bozza del premierato meloniano che intendeva “costituzionalizzare” così la legge elettorale con soglia per accedere al premio? Naturalmente no, anche se il testo attuale della “madre di tutte le riforme” prevede solo il premio al 55 per cento, rimandando il nodo dell’eventuale soglia alla legge ordinaria. È un modo di legittimare (anzi: blindare) quello che la Corte aveva bocciato con la sentenza sul Porcellum e togliersi il problema di eventuali pronunce della Consulta.
Siamo sul Titanic e i partiti suonano (o ascoltano fischiettando) l’orchestrina: domenica al ballottaggio a Bolzano ha votato il 42 per cento degli aventi diritto. Molti i problemi cronici che hanno portato a questa situazione: l’offerta politica sempre più scadente, la convinzione sempre più diffusa dell’impossibilità di un cambiamento, non da ultimo sistemi elettorali astrusi e truffaldini. Molte leggi elettorali con il premio di maggioranza sono state ribattezzate con soprannomi che alludono alla circonvenzione del corpo elettorale. La legge francese del 1951 – con premio nelle circoscrizioni – fu ribattezzata “loi scélérate”; lo scimmiottamento italiano del 1953 – due terzi dei seggi a chi avesse raggiunto almeno il 50 per cento – “legge truffa”; la legge Calderoli del 2006 – premio alla coalizione con più voti per assegnare 340 seggi alla Camera e il 55 per cento dei seggi al Senato – ribattezzata dal suo stesso estensore “Porcellum”. La legge Acerbo (1923) prevedeva un premio pari ai due terzi dei seggi al partito più votato che avesse raggiunto il 25 per cento dei seggi. In effetti non ebbe soprannomi – il Duce non l’avrebbe presa benissimo – ma diciamo che fu l’ultima prima dell’abolizione delle elezioni. Questo breve excursus dovrebbe bastare da solo. Se si rafforza, come sta succedendo, l’idea che quello della legge elettorale sia un gioco tra partiti, sempre più elettori, sentendosi esclusi, si rifugeranno nell’astensione. I correttivi che vanno proposti sono l’opposto delle ultime ricette: ritorno alle preferenze, stop alle pluri-candidature, vincolo dei rappresentanti con il territorio. E, noi crediamo, ritorno a un sistema proporzionale senza trucchi che lo trasformino in maggioritario, in linea con la Costituzione. Praticamente eversivo.
Tutte falsità…digerite la popolo e interessate dai Partiti tradizionali. Mi risulta che il m5s abbia altre idee sulla legge elettorale, ma avvisa dai soliti politicanti a vita.
La spagna e la germania hanno dimostrato che si può governare(onestamente) anche senza una maggioranza in attesa di nuove elezioni.
La smania della governabilità è lo strumento per fregare il popolo: infatti viene sempre il “salvatore” che non salva nessuno se non i suoi amici.
Il premio di maggioranza ci ha dato la giovgia ed ora si tende ad aumentarlo perchè?
Domanda inutile vero ? Dai giovgia che ce la farai ricordi il 4% dei tuoi voti con 55% di premio di maggioranza potrai governare pure senza FI e Lega per la prossima legislatura….povera italia!
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la = dal
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La governabilità non dipende dalla legge elettorale ma dal grado di civiltà di un paese e dallo stato di salute delle sue istituzioni.
Ricordo perfettamente che nel ‘93, all’epoca del referendum Segni i contrari al maggioritario rilevavano che i paesi che lo adottavano avevano un altissimo tasso di astensione, cosa che i favorevoli indicavano invece come segno di una democrazia matura, quindi adesso di cosa ci dovremmo lamentare?
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L’unica legge elettorale per l’Italia è quella francese usata per l’Assemblea nazionale: maggioritario a doppio turno (al primo turno ognuno si presenta col suo candidato, al ballottaggio si fanno le alleanze). In alternativa quella tedesca: proporzionale con sbarramento al 5%.
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