(Tommaso Merlo) – La cosa più urgente è salvare chi sta morendo di fame a Gaza. Serve un contingente militare internazionale che riapra il valico dall’Egitto per far passare gli aiuti e lo tenga aperto finché Gaza non sarà ricostruita. L’esercito israeliano arretrerà davanti ai soldati della Nato ma anche a quelli di tutto il mondo che non aspettano altro di poter intervenire per ristabilire un minimo di decenza umana. Questo intervento “a favore dei diritti umani” della Nato sarebbe l’unico autentico ed utile compiuto in decenni di guerre a vanvera. Riaperto il valico, va fermato quel pazzo criminale di Netanyahu e i suoi complici. Serve un embargo militare totale, ai criminali vanno tolte le armi per commettere crimini. Doveva essere fatto mesi fa e in primis dagli americani che sono i principali complici del genocidio. La speranza è che la catastrofe di bambini che muoiono di fame generi un’ondata di sdegno tale da far breccia nel marasma narcisistico di Trump e metta in difficoltà la lobby sionista che domina da decenni in quel di Washington. Ma anche l’Europa è complice e può e deve interrompere immediatamente ogni supporto militare e di intelligence, neanche le viti devo passare. Sono mesi che l’Occidente si nasconde dietro ad un vomitevole conformismo politico come se fosse una guerra come le altre, oggi che il mondo intero ha finalmente sotto gli occhi la disumana realtà, non ci sono scuse. Chi continua ad essere complice avrà quei bambini sulla coscienza per sempre e dovrà risponderne davanti alla storia. Disarmare uno stato militarizzato come Israele che basa la sua legittimità sulla forza ed ha come strategia lo sterminio dei suoi nemici, è già un colpo durissimo. Il regime di Netanyahu rimarrebbe senza armi per offendere ma anche per difendersi dai paesi limitrofi che provoca da decenni. Una situazione insostenibile, ma oltre all’embargo militare serve quello economico, con sanzioni durissime da parte di tutto l’Occidente principale sponsor anche economico di Israele. Senza armi e senza soldi, i sionisti non avrebbero alternative che la resa. E anche i cittadini israeliani che sostengono i deliri omicidi di questo governo, sarebbero costretti a prendere atto del fallimento storico della strategia di Netanyahu e dei suoi complici. Ma c’è anche un lavoro politico da fare. Dopo tanta brutalità criminale, il sionismo ha perso ogni diritto di esistere, come del resto le ideologie del secolo scorso. Va bandito, altrimenti prima o poi compirà altre stragi. Gaza non è altro che il culmine di una strategia che portano avanti da decenni. Quella di espropriare le terre dei palestinesi con ogni mezzo, perseguitandoli in modo che scappino, sottomettendoli con l’apartheid oppure sterminandoli. E non si fermeranno. I sionisti non vogliono la pace, non l’hanno mai voluta. Vogliono il dominio sulle terre palestinesi e quando l’avranno ottenuto passeranno ad occupare pezzi dei paesi limitrofi per costituire la Grande Israele come dichiarano e come provano già a fare da decenni. L’Occidente deve sostenere politicamente le forze democratiche israeliane di opposizione in modo che a Tel Aviv torni un governo perlomeno sano di mente con cui poter riprendere un percorso politico civile. Un governo che consegni Netanyahu ed i suoi complici al Tribunale Internazionale in modo che la giustizia faccia il suo corso e che riprenda la via del dialogo e della pace. Dopo decenni di sangue, israeliani e palestinesi hanno dimostrato di non farcela da soli. La soluzione dei due stati coi confini del 1967 è già pronta e nero su bianco, bisogna solo passare ai fatti ma serve un imponente contingente ONU attivo sul territorio che garantisca l’implementazione delle sue stesse risoluzioni. E per evitare altri storici fallimenti, l’ONU va riformata nella sua governance, in modo da prevenire i veti complici e ricattatori come quello americano. I diritti umani saranno davvero inviolabili quando le istituzioni e le regole prevarranno sulla depravazione politica. Quanto alla soluzione di lungo periodo, dopo decenni di violenze e traumi, l’unica garanzia di pace stabile la offre una repubblica laica e federale israelo-palestinese coi due popoli che cooperano per costruire un futuro comune invece di competere divisi da un confine di filo spinato. Certe profonde ferite richiedono un sacco di lavoro psicologico e sociale per essere curate. Devono tornare a parlarsi e ascoltarsi ed insieme aprire musei sull’olocausto palestinese e sul terrorismo di ogni risma per le scolaresche in modo che comprendano la pericolosità di certi deliri ideologici e affinchè simili catastrofi non succedano mai più a nessuno. Devono tornare a parlarsi e capirsi fino a che riscopriranno di essere tutti nient’altro che esseri umani ugualmente degni di diritti altrettanto umani. Finalmente liberi e sicuri in quella terra maledetta che tornerà santa e simbolo di pace e fratellanza invece che vergogna dell’umanità. Riabbracciarsi sembra impensabile oggi, ma solo l’amore sconfigge l’odio. Solo quello.