(Stefano Rossi) – Apprendo dell’“inchiesta giornalistica” di Formigli, “100 minuti” su come, il governo Conte, aveva affrontato il problema dell’eventuale revoca della concessione al gruppo Benetton dopo la Strage del Ponte Morandi a Genova.

Sono stati intervistati il prof. Conte, il quale, giustamente, ha rilevato l’incredibile sbilanciamento del contratto di concessione demaniale in favore non dello Stato, come dovrebbe essere, ma in favore dei privati, e Toninelli.

Peccato che Formigli, e La7, non abbiano interrogato i veri responsabili di una storia ancora tutta da raccontare.

Potrà capire fino in fondo questa vicenda solo chi ha letto il contratto di concessione demaniale tra il governo Prodi, rappresentato dall’ANAS, ed il gruppo imprenditoriale Atlantia S.p.A..

Ma, per capire bene ciò che uno come Formigli non può divulgare, conviene ritornare al 2018, a Capalbio.

Roberto D’Agostino veniva premiato per il programma televisivo “Dago in the Sky”.

Dopo che aveva parlato Furio Colombo, indignato per il caso Salvini e i migranti sulla “Diciotti”, prese la parola D’Agostino.

Ma voi con che coraggio vi indignate se proprio qui a Capalbio, l’anno scorso, vi siete rifiutati di accogliere la miseria di 50 migranti, 50? E non c’era Salvini qua. Ma dove stavate? Alzate il ditino su quel trucido di Salvini ma nemmeno una parola è stata spesa sulla strage di Genova. Perché abbiamo dovuto aspettare 4 giorni prima di riuscire a leggere su Repubblica e il Corriere il nome di Benetton, quella cara famiglia che ogni anno sgancia sui giornali 60 milioni di inserzioni pubblicitarie? I tapini scrivevano Atlantia. Ma cos’è Atlantia, un nuovo film di Walt Disney? Questo è un Paese molto strano“.  

Nella culla della ricca  sinistra calò il gelo ma, finalmente, si alzava il velo su una vicenda che, allora, era ancora tutta da scoprire.

Ma la narrazione che manca è la seguente.

Una concessione demaniale, che vale miliardi di euro, non può essere concessa solo per volontà del ministro delle Infrastrutture: è chiaro che il governo, nei suoi gabinetti di riferimento, si riunisce e decide a chi affidare questa miniera d’oro.

Quando il ministero delle Infrastrutture concesse la tratta autostradale a Autostrade per l’Italia S.p.A. (ASPI), presidente del Consiglio era Romano Prodi. I vice presidenti erano D’Alema e Rutelli. I due ministri economici erano Padoa-Schioppa e Bersani. Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro.

Per le competenze espresse, questi sono i politici che avrebbero dovuto trattare e decidere a chi affidare quella concessione demaniale.

E sono quelli che avrebbe dovuto intervistare Formigli.

E le domande sono quelle che mancano da quando è caduto il Ponte Morandi.

Come mai quel governo permise la firma in un contratto fortemente sbilanciato a favore dei privati e contrario a tutti gli interessi pubblici e nazionali?

Come mai fu concesso di aggiungere una clausola che, in caso di revoca del contratto per inadempienza del concessionario, comportava un risarcimento monstre, non a favore del concedente, ma del concessionario stesso????

Quale contropartita hanno ricevuto per firmare uno scempio simili?

In pratica, la parte inadempiente, l’ASPI, se non avesse effettuato i controlli e manutenzioni, previste dal medesimo contratto, in caso di recesso del contratto, avrebbe ottenuto un risarcimento talmente elevato che, è il caso di dirlo, sarebbe stato auspicabile!!!!

Tradotto: non rispetto il contratto, sono inadempiente, ma mi prendo una barca di milioni di soldi per uscire dal contratto.

Difatti, nella trasmissione, da un documento della G.d.F., si evince proprio questo: più diminuivano le manutenzioni, più aumentavano i dividenti.

Ma Formigli, e i suoi sodali, non si sono chiesti come mai poteva accadere una cosa simile.

Nessuna persona perbene, seria, onesta, interessato a tutelare i diritti e interessi dei cittadini italiani e degli utenti di quella tratta autostradale, che poi pagavano per l’ingresso, avrebbe mai firmato un contratto del genere.

Eppure, Formigli, intervista Conte.

Vaneggia incontri segreti dell’AD Castellucci con quelli del Movimento; che sarà pure vero ma non centra il problema: il contratto solo a favore dei privati.

Il problema non è la mancata revoca del contratto, ma per quale motivo, un contratto prevede, in caso di revoca per inadempimento di una parte, un ricchissimo premio proprio per l’inadempiente?

Il gotha della politica di sinistra, che i vari Massimo Gramellini, Michele Serra, Massimo Giannini, Giovanni Floris, Bianca Berlinguer, Gad LernerLilli Gruber e tanti altri, considera seria, affidabile, adeguata, firmò un contratto sbilanciato a favore del concessionario e minava gli interessi e la sicurezza dello Stato e dei cittadini.

Eppure, su La7, Formigli ancora chiama Prodi per spiegare le vicende della politica.

Questo è il meglio della sinistra italiana.

E questo è il giornalismo sinistro.

Di più non si può avere.

Le domande scomode andavano girate a Prodi, D’Alema, Di Pietro, Pierluigi Bersani e Rutelli. Invece, la trasmissione termina con “Lo doveva dire ai suoi” rivolta a Conte!

E poi sono quelli che si domandano come mai la Meloni rimane al 30% di gradimento!

Stefano Rossi

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Se poi, Formigli, avesse voluto fare una vera inchiesta giornalistica, poteva fare domande semplicemente leggendo cosa scrisse una deputata del Movimento 5 Stelle, la sen. Sabrina Ricciardi: “Il capitale di Autostrade è per l’88% di Atlantia, il cui azionista maggiore è la holding Edizione, controllata per il 30% dalla famiglia Benetton. La Edizione ha detenuto sino a qualche mese fa il 2% del Sole 24 Ore ed il 2,24% di Caltagirone editore (Il Mattino, Il Messaggero…). E ha detenuto finanche il 5,1% di Rcs MediaGroup (Corriere della Sera, Oggi) conservando tutt’oggi una quota indiretta tramite Mediobanca, controllante del 10% della casa editrice. Senza considerare che la Benetton risulta essere una pregiata e ricca ‘contribuente’ dei principali quotidiani nazionali, spendendo in pubblicità circa 60 milioni solo nel 2016”.

Il Comitato per Prodi ebbe in donazione 150.000 euro, la stessa cifra avuta dal competitor Alleanza Nazionale 5 giorni prima delle elezioni politiche. 300.000 euro è invece la cifra che si sono divisi la Margherita e i DS dopo un po’ di tempo. Ma, di soldi ne hanno usufruiti un po’ tutti i partiti, destra e sinistra.