
(Rosamaria Fumarola – lafionda.org) – Nel tredicesimo secolo Gengis Khan creò l’impero più vasto della storia dell’uomo. Non lo fece ricorrendo alla persuasione ed al dialogo ma, com’è noto, alla violenza generalizzata ed all’ omicidio di massa. Il suo obiettivo era quello di porsi a capo di un solo impero, grande quanto il mondo allora conosciuto. A quale prezzo lo scoprirono i popoli che sottomise. Il ricorso ad esempio alla pratica del cannibalismo pare fosse consuetudine consolidata, così come lo scempio sui corpi delle giovani donne alle quali, a stupro avvenuto, venivano tagliati i seni per essere offerti ai capi come prelibatezze. Questo terrore portò però alla cosiddetta “pax mongolica” che rese sicuri i corridoi tra oriente ed occidente liberandoli dai predoni, terrorizzati dai mongoli, consentendo lo scambio di merci ed idee come mai era accaduto prima. Tra gli effetti, tanti, di questa eccezionale pacificazione, il fiorire delle arti e dell’architettura i cui risultati ancora ammiriamo in tante delle nostre città.
Le vicende che portarono alla pax mongolica rappresentano solo uno degli esempi offerti dalla storia sulle contraddittorietà di tutto ciò che riguarda gli esseri umani. La più macroscopica è però forse un’altra, quella cioè che ci ha consentito di raggiungere il progresso tecnologico del quale godiamo, ma che non ha avuto ab origine la sua ragion d’essere nella volontà degli scienziati di migliorare la vita dell’uomo. Si consideri proprio il livello raggiunto dalla tecnologia e il suo continuo sviluppo, che ha portato, che si sia disposti ad ammetterlo o meno, ad un miglioramento della quotidianità di tutti, con modalità differenti e con conseguenze imprevedibili e non sempre auspicabili, ma indiscutibilmente concreto e misurabile. Una spinta notevole è stata quella data negli ultimi decenni da scienziati americani quali Bill Gates e Steve Jobs. Gli Stati Uniti infatti, grazie alla ricerca delle università ed allo scambio di informazioni, hanno dato il contributo maggiore allo sviluppo della nostra attuale condizione e se possiamo supporre che a muovere i due scienziati sia stato il loro genio, unito all’ambizione personale ed alla competizione, i mezzi che hanno direttamente o indirettamente consentito loro di realizzare le proprie “visioni” risiedevano altrove.
Lo ricerca in ambito tecnologico si accrebbe enormemente in America negli anni della guerra fredda, crescita originata dall’intenzione del governo di contrastare l’Unione Sovietica. Non so e non ho bisogno di sapere se scienziati come quelli citati abbiano ricevuto i fondi necessari alle proprie ricerche. Devo anzi supporre che almeno all’inizio le cose non siano andate così. Ciò che invece possiamo acquisire come dato certo è che i finanziamenti alle università dei decenni precedenti, che avevano fatto raggiungere alla tecnologia i migliori risultati a livello mondiale, siano stati lo stimolo diretto per il lavoro di Gates e Jobs, entrati in contatto con progetti e possibilità altrove inimmaginabili, come inimmaginabile era e fu il Rinascimento lontano dall’Italia.
Avendo citato Jobs val la pena di ricordare che il suo punto di riferimento era sempre stato Alan Turing, lo sfortunato scienziato inglese senza le cui scoperte il nazismo non sarebbe stato sconfitto e le cui ricerche nacquero in ambito bellico, finanziate ovviamente dal governo. Anche in questo caso si può affermare senza tema di smentita che senza la sua “Enigma” non sarebbe mai nata l’informatica ed il computer stesso per come siamo abituati a considerarlo.
Tra i risultati della ricerca scientifica in ambito bellico utilizzati poi in quello civile, internet è l’ esempio più emblematico. La rete infatti si sviluppò per consentire la comunicazione tra i computer a fini esclusivamente militari e solo in seguito la ricerca giunse ad un suo utilizzo in ambito privato.
È di tutta evidenza come oggi, dopo l’esperienza dei due conflitti mondiali ed anche a causa delle attuali guerre, parlare di armi con disinvoltura, senza che si pensi al loro inevitabile utilizzo ed al prezzo che qualcuno dovrà pagare, non è più possibile.
La valutazione di fatti che hanno riguardato tutta la storia dell’uomo può tuttavia consentirci una riflessione: per secoli le migliori risorse in termini economici nonché di ingegno, sono state impiegate per assoggettare ricorrendo alla forza altri popoli, conquistandone le terre e non solo. Stupido e moralista sarebbe affermare che le cose sarebbero potute andare in maniera diversa, tanto più se si considera che l’essere umano ha dimostrato di non riuscire a mutare alcune componenti istintuali che lo caratterizzano. Deve infatti immaginarsi la presenza di parti immutabili e necessarie alla sua sopravvivenza.
La stessa storia dimostra però che sebbene taluni risultati necessitino di secoli per realizzarsi e siano il frutto di equilibri talvolta imprevedibili, una volta raggiunti lasciano un segno nella civiltà dei popoli e diventano elementi imprescindibili con cui la memoria umana per ragioni culturali non può non confrontarsi.
Una lettura teleologica della storia vorrebbe che oggi l’incontro tra i popoli si realizzasse esclusivamente per ragioni di scambio commerciale e culturale, ma purtroppo le guerre vengono combattute, spesso (non sempre) lontano da noi. Questo discorso porterebbe lontano, in terreni noti ed in altri impossibili da conoscere o anche solo da immaginare. Resta legittima una domanda: su che cosa oggi l’essere umano è disposto ad investire le sue migliori e più preziose energie? La risposta credo sia la stessa di sempre, tanto che per ottenerlo si serve della guerra, il cui prezzo qualcuno come sempre dovrà pagare.
Ci dovremmo consolare? Accettare lo scotto in nome del “progresso”?
No, grazie.
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Enigma era la macchina cifratrice, Turing ne decriptò il funzionamento.
Attenzione
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Mah, insomma, non sono d’accordo… io vedo che il progresso avviene tra una guerra e l’altra e quindi nei momenti di pace. Le guerre rallentano il progresso e le dittature feroci lo fermano per decenni.
Si vuole far passare il messaggio che la guerra è l’igiene del mondo?
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Un guazzabuglio di grossolane inesattezze.
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DIZIONARIO NEOCON AMERICANO
(Codice cifrato, che distorce l’uso corrente delle parole per manipolare il pubblico USA e non solo).
Donna: persona che si ritiene affidabile per mettere al mondo un figlio ma non per decidere se lo vuole o no.
Bancarotta: crimine punibile quando è commesso da gente povera ma non quando è commesso dalle corporation o dal capo di Governo pagato dalle corporation.
Creazionismo: pseudoscienza secondo cui la somiglianza di George Bush con uno scimpanzé e di Trump con Al Capone redivivo è una totale coincidenza.
Democrazia: prodotto così largamente esportato che le scorte nazionali sono esaurite.
Dio: consigliere anziano del Presidente. O meglio dire di ogni Presidente esistente, pure Trump o Zelensky o bin Laden o Putin o Kim Sung o Meloni. È un dio pret à porter. Sta su tutto.
Liberals: seguaci dell’Anticristo.
Neoconservatori: idioti col complesso di Napoleone
11 Settembre: tragedia usata per giustificare qualunque altra tragedia imposta successivamente dall’amministrazione USA giustificandosi con quella tragedia, un po’ come l’8 ottobre per la Palestina o il 24 febbraio 22 per l’Ucraina. Il pretesto perfetto per la guerra perfetta.
Società dei proprietari: quella civiltà in cui l’1% della popolazione controlla il 90% della ricchezza di tuti gli altri ma ancora non gli basta.
Patriot Act: distruzione preventiva delle libertà americane che serve ad evitare che i terroristi distruggano successivamente le libertà americane.
Wal Mart : lo stato-nazione del futuro, lo stato supermarket. L’economia va male? Compera guerra!
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”Una multinazionale è quella cosa più vicina al totalitarismo di qualunque altra istituzione umana”. (Noam Chomsky)
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Titolo impeccabile e conclusione pessimistica discutibile. Su cosa investire, credo, sia sempre rivedibile; dipende dell’umano scibile relazionato all’istinto di resilienza ed alla volontà di sopravvivenza oltre che dell’umana intelligenza.
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Se la razza umana non riesce ad andare oltre, non riesce a non fare guerre è giusto che si estingua! Gli esseri umani immondi che non adoperano la materia grigia che agiscono adoperando l’istinto becero, non devono e non meritano di detenere il potere!
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Aggiungo, non c’è ragione di stato che tenga! Far morire migliaia di persone è da criminali farabutti maledetti! Perché loro se ne stanno a dirigere le morti in poltrona e non verranno mai colpiti in nessun modo! Stramaledetti!
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Concordo, ma funziona in questo modo dalla notte dei tempi.
Molto interessante sarebbe: trovare la soluzione ad un dilemma al quale non si è mai trovata una chiave risolutiva.
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Articolo con una base logica accettabile, ma disseminato di semplificazioni e suggestioni storiche piuttosto discutibili.
Sì, internet è nata in ambito militare. E sì, il suo impatto oggi è enorme. Ma da questo non discende una giustificazione per i conflitti, né tantomeno una visione indulgente verso la guerra come motore del progresso. La guerra è un moltiplicatore di violenza, miseria e regressione. Se ogni tanto produce effetti collaterali utili, resta pur sempre una sciagura, non un investimento.
Il Rinascimento? Certo, ha lasciato un patrimonio artistico straordinario. Ma dietro quelle opere che oggi attraggono turisti e alimentano il PIL del Belpaese, c’erano concentrazioni di ricchezza oggi impensabili e masse sterminate di disgraziati. La favola del “soffri oggi, il tuo discendente tra 500 anni gestirà un B&B” suona come una presa per i fondelli. Nessuno accetterebbe una logica così perversa, eppure a posteriori la si sbandiera come se fosse un merito.
La tesi per cui le guerre accelerano l’innovazione tecnologica è vera, ma pericolosamente monca. Lo sviluppo avviene anche in tempi di pace. È solo che ci ostiniamo a vivere in un mondo in cui la pace è l’eccezione e non la regola. E questo non è un destino, ma una responsabilità storica.
In sintesi: non basta dire che qualcosa di buono può nascere dalla guerra. Bisogna chiedersi a quale costo. Perché se il prezzo è la vita, la dignità e la libertà di milioni di persone, allora stiamo barattando troppo.
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