L’errore della premier nella politica estera. Ora l’Italia resta sola fra Europa e Usa. L’assenza di Meloni al vertice dei Volenterosi sull’Ucraina è una falla strategica. Sbagliato sopravvalutare il legame con Trump. Ma un’intesa con Macron è ancora possibile

(Stefano Stefanini – lastampa.it) – Quella foto fa male. Gruppo di testa dell’Europa senza Italia. Volodymir Zelensky ugualmente a suo agio. Sono loro, ormai, i “leader”: Merz-Macron-Starmer-Tusk. Donald Trump li ragguaglia sull’incontro di Istanbul – forse anche sulla telefonata che farà poi a Vladimir Putin? – senza essere turbato dall’assenza di Giorgia Meloni.
Fa male soprattutto perché mette impietosamente a nudo una falla strategica nella politica estera del governo italiano: il filo doppio che lega politica transatlantica e politica europea. Per contare nell’una bisogna contare nell’altra. E viceversa.
Meloni replica di essere «coerente». Se la coerenza riguarda il non invio di truppe in Ucraina, a garanzia della pace, è un falso problema. Se ne parlerà quando la pace sarà in vista. Si parlava di come aiutare l’Ucraina ad arrivarci. E l’Italia non c’era.
Assenza tatticamente perdente su tre fronti: europeo, ucraino e americano. Si può ancora correre ai ripari. Faticosamente. Siamo avvezzi alle corse ad inseguimento, dal G7 nel 1975 – assolutamente uno dei maggiori successi della politica estera italiana – al Gruppo di Contatto sulla ex-Jugoslavia nel 1996. Non sempre con successo, vedi negoziati con l’Iran che, in campo europeo, rimangono prerogativa degli “E3” (Regno Unito, Francia, Germania). Esclusa al primo turno da formati internazionali chiave, l’Italia riesce ad entrare al secondo o al terzo. O non entrare (Iran).
Alla base di questi recuperi, talvolta per mancato invito dei soci fondatori, altre volte per sbadataggine diplomatica, c’è sempre la convinzione, realistica, radicata, strategica, che la politica estera dell’Italia si fa da “dentro” non da fuori. E che, il punto di partenza è l’Europa: se a Washington, Mosca o Pechino, gli “europei” sono identificati negli E3, l’Italia si trova relegata a ruota di scorta.
Sull’Ucraina, Giorgia Meloni ha ritenuto di poter ovviare all’Europa grazie al rapporto bilaterale privilegiato con Donald Trump. È un doppio errore. Sopravvaluta il legame col presidente americano. Quali che siano le affinità ideologiche o le simpatie personali Trump non guarda in faccia a nessuno, vedi lo scavalcamento di Benjamin Netanyahu, altro pellegrino, come la presidente del Consiglio, a Mar-a-Lago. Secondo, Trump non cerca immaginari “ponti” con l’Europa o l’Ue.
Né li cercano leader come Merz o Starmer. Fanno da soli. Viene quindi meno il tradizionale appoggio americano all’inclusione dell’Italia nei gruppi ristretti, come da manuale diplomatico della Farnesina: bussare alle porte Usa – ce ne sono tante, Casa Bianca, Dipartimento di Stato, Pentagono – per farsi aprire quelle europee.
Intanto, nella seconda amministrazione Trump, ce n’è una sola che conta, la sua. A Trump, che vuole un’Europa divisa – appoggiò Brexit – e una Unione europea debole perché inimica più della Cina – lo dice – sta benissimo un’Italia che, dall’esterno, metta i bastoni fra le ruote a Bruxelles.
Come l’Ungheria di Viktor Mihály Orbán ma con molto più peso. E che, sull’Ucraina, non rafforzi i volenterosi dai quali potrebbero venire difficoltà alla sua “pace” da negoziare con Putin – senza europei e senza Kiev al tavolo.
Nell’esclusione dell’Italia ha giocato sicuramente il pessimo rapporto personale fra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Del quale il presidente francese ha la sua parte di responsabilità (30/70?). Ma la politica estera non si fa sulle simpatie bensì sugli interessi nazionali come la presidente del Consiglio non si stanca di ripetere. Francia e Italia sono il secondo e terzo Paese dell’Ue. Con una guerra nel cuore dell’Europa e un’altra, commerciale, che sta agitando le acque dell’Atlantico. Possibile che non sia possibile trovare un pragmatico terreno d’intesa anziché farsi continui – e puerili – sgambetti?
Pur neofita, la presidente del Consiglio si è mossa accortamente sullo scenario europeo e mondiale. Il cambio della guardia a Washington rimescola le carte. Giorgia Meloni ha una mano più forte grazie all’allineamento ideologico con Maga.
Forse nuovi alleati a cominciare dalla Romania che va alle urne oggi. Ma cambiano le carte, non le regole ferree del poker internazionale. Dall’unità in poi l’Italia si è dibattuta nella ricerca di equilibrio fra “continente” cui l’Italia è agganciata, quindi in primis Germania, e “mari” in cui si proietta, quindi un tempo Uk oggi Usa.
In altre, ma simili circostanze, l’ambasciatore Bruno Archi, consigliere diplomatico di Silvio Berlusconi, ebbe il coraggio di dirgli «Signor Presidente non possiamo metterci contro la Germania». Berlusconi gli diede retta. Giorgia Meloni ascolta ancora questi consigli dopo aver mandato in esilio più di un collaboratore?
“Quella foto fa male”?? All’Italia??
A me non pare. È patetica. Ma ha anche un lato comico. 5 teste di k…. pensierose, dietro ad una tavolata ricoperta di simpatici disegnini per bambini.
Ecco, i “volenterosi” sono bimbi viziatelli, arroganti, che credono il Mondo ruoti intorno alle loro gesta. I “grandi” li lasciano “giocare” ma sanno che non contano nulla. Se eccedessero, qualche “grande” li rimetterebbe a posto.
p.s. molti “grandi” possono essere pippe o impresentabili, ma gestiscono davvero le sorti del Mondo.
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concordo anche se purtroppo non sono a capo di paesi minuscoli e quindi di danni ne potrebbero fare a iosa visto anche che determinano molto le scelte dell’ UE che nonostante l’ invecchiamento e i casini vari è uno dei principali centri d’interesse mondiali dopo usa e Cina ( anche perché i brics senza Cina non esistono veramente) .. sarebbe importante un tavolo simile a quello della foto ma di tenere opposto, che racchiuda chi in Europa ancora pensa ai diritti delle persone, al lavoro e all’ ambiente oltre a non voler trastullarsi con armi varie. Mostrare a possibili partner strategici che esiste un’ alternativa e che magari non piacerà troppo agli Usa perché a loro sembrerà comunista e forse nemmeno molto alle varie dittature ma che comunque accetterebbero per motivi economici. Per fare ciò, ossia per differenziarci da quelli della foto serve parlare anche d’altro oltre che delle tremende guerre usate spesso per distrarre da tutti gli altri problemi interni un po’ come poteva avvenire in qualche racconto distopico di Orwell o Bradbury.
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La mancanza di Giorgia detta Giorgia a quel tavolo è la certificazione, il timbro ufficiale di “Perdenti”. Giorgia detta Giorgia ha tutti i difetti del Mondo ma sicuramente fra questi non c’è quello di non capire da quale fotografia astenersi. Quella con buona pace di Stefano Stefanini e della Stampa è un’immagine che sarà pubblicata sui libri con la didascalia: “Anni ’20: Gruppo di politici falliti eo trombati in cerca di un modo per sfuggire al loro anacronismo.”
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Basta vedere su quale giornale vengono pubblicati certi articoli per capirne il senso. L’Italia varie volte si è messa contro la Germania: dal 1914/1915 quando denunciò la Triplice Alleanza per la violazione del Trattato da parte dell’Austria Ungheria che aveva dichiarato guerra alla Serbia senza avvertirci, alla ” non belligeranza ” del 1939 quando la Germania iniziò la seconda guerra mondiale dopo aver garantito che non l’avrebbe fatto prima di almeno 5 anni, ad Andreotti che preferiva 2 Germanie alla sua riunificazione del 1990.
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“…l’inclinazione del Pd, per ragioni quasi genetiche, nel perseguire, innanzitutto…” il proprio interesse di bottega. Loro si prendono gli incarichi e gli altri portano i voti. Come pensava di fare nel 2013 con il M5S.
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Ma no, no, LEI parla con i capi!
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Secondo me fa molto, molto più male al tuo datore di lavoro, per cui fai propaganda camuffata da giornalismo.
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