Al voto. Il campo larghissimo è avanti ma non farà un comizio finale unitario (c’è Renzi). La destra vacilla, però alla festa della portavoce dell’ex presidente va anche il Pd

(di Marco Grasso – ilfattoquotidiano.it) – La campagna elettorale si è svolta lontano dai radar nazionali, ma tra otto giorni in vari Comuni si terranno le elezioni amministrative. Il più importante è Genova, sesta città italiana, e a contare non è solo il numero di abitanti. Qui è in corso un esperimento politico inedito, un laboratorio che potrebbe riscrivere gli equilibri a livello nazionale. Lo dimostrano le fibrillazioni dell’ultima ora interne al centrosinistra, dato per favorito. Era attesa una manifestazione finale con tutti i leader romani su uno stesso palco. Ma forse è ancora troppo presto per capire come gestire la presenza di Matteo Renzi e pare che, almeno per ora, ognuno andrà in un posto diverso.
Rimane il dato di fondo di un progetto quasi avveniristico: un unico schieramento che da un lato tiene insieme l’intero ex Terzo Polo, i cui leader a Roma non riescono a stare nemmeno nella stessa stanza, e dall’altro Avs e M5s, con in mezzo un Pd con il ruolo di pivot. Partiti che in Parlamento litigano ogni giorno e sono divisi letteralmente su tutto ma che qui si sono trovati d’accordo, più che sui programmi, sulla candidata: Silvia Salis, 39 anni, già olimpionica di lancio del martello e vicepresidente del Coni. Dopo un inizio di campagna travolgente, il centrodestra ha recuperato parte dello svantaggio, grazie a una campagna aggressiva che negli ultimi giorni è sfociata in sgambetti e attacchi sotto la cintura. Come un incidente stradale di un anno fa, con Salis alla guida che ha investito un pedone, riesumato alla vigilia delle elezioni. La prima versione de La Verità, è che il semaforo era rosso, poi si scopre che era verde, ma a prescindere che abbia rilevanza, vale la pena di essere raccontato per descrivere il clima.
A rappresentare il centrodestra è il sindaco reggente Pietro Piciocchi, avvocato vicino alla Lega e all’Opus dei, che cerca di scrollarsi di dosso l’immagine di grigio burocrate e ventriloquo del neogovernatore Marco Bucci. Ancor di più, Piciocchi ha l’ingrato compito di smentire la sensazione diffusa che il ciclo politico decennale del centrodestra in Liguria, senza uno Scajola pronto a intervenire con le sue truppe cammellate come alle regionali, sia arrivato al capolinea. L’elefante nella stanza è Giovanni Toti e lo scandalo che lo ha portato a patteggiare 2 anni e 3 mesi per corruzione e finanziamento illecito, una pena che sta scontando ai lavori socialmente utili. Fino a ieri, è il caso di dirlo, qui tutto era cosa sua. La sua assenza ha il peso del silenzio che accompagna un ingombrante caro estinto e un’eredità di cui gli amici di un tempo non sanno bene che fare. E chi conosce bene il governatore, ne conosce anche lo scetticismo, per usare un eufemismo, per la scelta di Piciocchi.
Nei giorni scorsi Toti è ricomparso a sorpresa sulla scena pubblica. Ai Bagni Lido, venerdì, si è presentato a una serata a sostegno di Ilaria Cavo, parlamentare aspirante vicesindaca, candidata per rafforzare Piciocchi. Un ritorno accompagnato da un messaggio sibillino: “Una certezza fra le tante incertezze della politica attuale. Una donna in prima in linea, tra le troppe seconde file che sgomitano”. Ambiguo al punto giusto da stare bene sugli avversari tanto quanto sugli alleati. Qualche giorno prima l’ex governatore si era già presentato al quarantesimo compleanno della fedelissima ex portavoce Jessica Nicolini, candidata non eletta alle scorse region. La riconoscenza c’entra, ma anche gli affari: i due hanno fondato insieme l’agenzia di comunicazione e lobbying Philia (sebbene Toti, che nel patteggiamento ha anche un’interdizione a lavorare con le pubbliche amministrazioni, non abbia cariche formali). Fra papillon e paillettes, al ristorante Marin, gestito da un altro socio nella stessa avventura, per una sera è sembrato di rivivere i vecchi fasti. Comprese presenze inaspettate convergenze bipartisan. Oltre a parlamentari come Cavo e Sandro Biasotti, o amici di lungo corso e coindagati come l’editore di Primocanale Maurizio Rossi, tra gli invitati c’erano anche due alti dirigenti del Pd genovese: il capogruppo in consiglio regionale Armando Sanna (fotografato in pieno Toti-gate dalla Finanza insieme a Claudio Burlando a un incontro sullo yacht di Aldo Spinelli, incontro senza contestazioni penali) e il parlamentare pinottiano Alberto Pandolfo. Le foto del party hanno fatto il giro di varie chat interne e creato un po’ di scompiglio. Essere alla stessa festa con Toti e totiani non è proprio lo spot migliore a meno di dieci giorni dalle elezioni per un partito che si presenta come portatore di un cambiamento radicale.
Nonostante qualche incespicatura e i più recenti tentativi di character assassination (Piciocchi allunga ombre anche sulla laurea alla Link di Salis, stessa università oggetto dell’inchiesta sugli esami domenicali della ministra Calderone), l’impressione è che Salis sia ancora in vantaggio. I primi sondaggi la davano in testa di 7-8 punti, quelli più recenti riducono il distacco a 3-4 punti. Nel centrodestra si ostenta ottimismo, ma l’impressione è che arrivare al ballottaggio sarebbe già considerata una mezza vittoria. Il nome di Salis era stato estratto dal cilindro a metà febbraio, nel mezzo della crisi più nera del Pd locale, fiaccato per mesi da veti incrociati e faide intestine. I suoi punti di forza sono una sorprendente capacità comunicativa e una narrazione personale quasi imbattibile: quella della figlia del custode del campo di atletica, operaio e militante del Pci, che diventa prima campionessa olimpionica e poi vicepresidente del Coni. I difetti sono quelli di una debuttante della politica. L’inesperienza amministrativa, ma anche una certa imprevedibilità: “Che sindaca sarà si capirà quando sapremo a chi si affiderà”, dice un alto dirigente dem. Che è un po’ come dire che la città sarà governata da chi le starà a fianco. Di certo sa parlare sia a sinistra a destra del Pd ed è riuscita nel miracolo di ricomporre lo scisma tra Raffaella Paita e Sergio Cofferati. Il marito, il regista romano Fausto Brizzi, è molto vicino a Renzi. Una festa che si è tenuta qualche giorno fa nella casa romana della coppia, partecipata da un variegato e trasversale parterre a metà tra lo spettacolo e la politica, fa presagire la portata delle ambizioni della candidata Salis. Come del resto conferma la squadra di comunicatori romani: si corre per Genova, guardando a Roma. E se in Liguria funzionasse un’alleanza oggi impensabile per l’opposizione, gli orizzonti potrebbero diventare smisurati.
Renzi è nella giunta ex Bucci che oggi governa Genova, intanto.
Alleanze impensabili a Genova da trasporre a livello nazionale, è un passaggio degno di Decarolis, di cui l autore dell articolo sembra un clone. Una scemenza tendenziose.
Rondoliniani in azione, di nuovo. Il PD nella città di Genova, anche guardando i voti alle regionali, potrebbe fare ampiamente da solo. Salvo che a votare vadano solo cinque cittadini di Genova, di cui 3 di dx.
La scorsa volta Bucci vinse col 60% del 37% degli elettori al voto. Se, come per la Regione, ai genovesi astenuti, grillini o ex piddini, andrà bene far continuare a governare l attuale giunta, finirà così di nuovo, e chi non vota potrà far finta di mugugnare un po, ma gli va bene così già adesso.
Spero solo che, nel far vincere Toti e i suoi, Renzi e i suoi paghino pegno.
I genovesi voteranno o non voteranno. Chi non vota non è indifferente. Gli va bene quello che ha. Basta gne gne gne, lavoro, sanità, territorio bla bla bla. Scelta legittima, orgogliosamente legittima. Non si vota per far perdere, e si sa che vince l altro.
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Silvia Salis è una gnocca spettacolosa ❤
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