(Tommaso Merlo) – Oggi in politica non conta la verità, conta quello che crede la gente. Prima promettono a vanvera e una volta nei palazzi mentono per coprire fallimenti ed esaltare meriti fasulli. In modo che la gente continui a credere e gli garantisca consenso e quindi poltrone. Machiavellismo. L’importante è conquistare e mantenere il potere, il come è secondario. Al punto che ormai siamo alla campagna elettorale permanente, con politicanti che mentono e manipolano la realtà perfino quando arrivano ai vertici delle istituzioni. La verità diventa superflua e vi si ricorre solo se conviene mentre l’onestà intellettuale è roba da ingenui e da perdenti. Una tendenza inquietante in tutto l’Occidente. Ma se i politicanti mentono è perché se lo possono permettere, sanno che i cittadini ridotti a tifosi credono a tutto e anche se venisse a galla qualche panzana, il tifoso continuerà comunque a sostenere la sua squadra. Perché quello che conta per il tifoso non è la verità o qualche svolazzamento ideale, ma ottenere in cambio una identità e prevalere sui nemici. Aderendo ad una squadra, il tifoso aderisce ad una storia collettiva, ad un modo di essere e di fare ed è questa la sua vera ricompensa. Una identità presa in prestito fuori invece che costruita dentro mentre i nemici immaginari servono a sfogare le proprie frustrazioni esistenziali. Cittadini e politici tifosi per cui la faziosità non è miopia ma coerenza alla maglia e per cui conta solo il risultato. A prescindere dal come. Ed è così che tra complottismo di nicchia ed istituzionale e tra fake news mainstream e cloaca social, siamo piombati in una delirante post verità. Tutto è diventato opinabile. Perfino la scienza come si è visto con la pandemia quando spuntavano virologhi ovunque. Perfino la geografia con la terra tornata piatta senza parlare della storia usata come uno straccio a seconda della bisogna. Ognuno che si costruisce una realtà parallela che gli fa comodo e ci si rifugia dentro. Cittadini che credono a quello che conviene alla propria fazione, media che credono a quello che conviene ai loro padroni e politicanti che credono e quello che conviene al loro fondoschiena. Tutti assolutamente certi di detenere la verità assoluta quando spesso sfugge invece a tutti. Perché magari non è così evidente e servirebbe approfondire e magari perfino collaborare per scovarla. La nostra mente filtra la realtà in base a convinzioni, interessi ed emozioni già di suo al punto che essere intellettualmente onesti è una sfida quotidiana, con l’arena pubblica trasformata in uno stadio e le nuove tecnologie, si rischia il delirio planetario della post verità. Perché alla nostra mente faziosa si aggiunge l’algoritmo che scrollando ci propina solo quello che ci aggrada e fa dilagare realtà parallele di ogni sorta. Nuove tecnologie diventate amplificatori globali di ataviche derive mentali, con interi popoli persi in una distrazione permanente che si scannano tra loro per difendere farlocche bolle mediatiche mentre il mondo reale va a rotoli. I buoi ormai sono scappati e torneranno da soli quando si stuferanno di non arrivare da nessuna parte. Quanto a chi è rimasto tra noi, ha il dovere di rimboccarsi le maniche. Se le democrazie sono degenerate fino a questo punto, la responsabilità ultima è della gente che preferisce credere che sapere e questo perché più comodo. Non ti devi informare, non devi farti una tua opinione, non devi essere coerente. La tua fazione ti passa una identità preconfezionata, un copione da recitare, un messia da idolatrare e qualche nemico contro cui sfogare le tue frustrazioni. Cittadini tifosi che diventano politici tifosi e democrazia che diventano stadi con curve che si gridano aspri slogan addosso. Una tendenza davvero inquietante e da arginare. Finite le campagne elettorali, la propaganda deve smettere. I cittadini non devono tifare ma valutare i fatti in maniera oggettiva ed interpretare con maturità il proprio fondamentale ruolo democratico. Mentre chi governa ha il dovere istituzionale di essere intellettualmente onesto e di dire scrupolosamente la verità anche quando non gli conviene. In una democrazia sana il bene comune deve sempre prevalere sul tornaconto personale. Sempre.