Caos autovelox, nuova sentenza della Cassazione: senza omologazione le multe sono nulle e stop pure agli eventuali punti decurtati dalla patente. La Suprema Corte: approvazione e omologazione sono due procedure distinte, entrambe necessarie. Annullati altri 13 verbali e revocata la decurtazione dei punti patente. Bocciata anche la circolare ministeriale che salvava gli impianti non omologati. Il comandante Luigi Altamura: «Dal Mit ancora nessuna bozza di decreto»

(di Alessio Ribaudo – corriere.it) – Le multe elevate con autovelox non omologati? Carta straccia. Lo ha stabilito la Cassazione il 19 aprile del 2024. E lo ha ribadito, senza mezzi termini, con altre sentenze. L’ultima in ordine di tempo è appena arrivata e ha annullato tredici verbali a un automobilista «pizzicato» per quasi 1.600 euro da apparecchi irregolari, ha revocato pure la decurtazione dei punti patente. Inoltre, ha puntato il dito contro circolari del ministero dell’Interno e l’Avvocatura dello Stato. Gli Ermellini sono stati categorici: «Approvazione e omologazione non sono procedure equivalenti, né alternative, ma entrambe obbligatorie». La prima certifica che l’autovelox è costruito secondo i requisiti tecnici depositati al ministero. La seconda – l’omologazione – garantisce che quel modello funzioni davvero, come impone il Codice della strada. Senza questo doppio passaggio, la sanzione è illegittima. Sempre. In più, la Corte ha anche chiarito che la taratura periodica dell’apparecchio – pur necessaria – non può in alcun modo sostituire l’omologazione, che resta comunque una condizione preliminare e obbligatoria per la legittimità della sanzione.
Il caso
Tutto parte da una disposizione rimasta lettera morta per 33 anni: dal 1992, l’articolo 142 del Codice della strada impone che gli autovelox siano approvati e omologati. Ma in 33 anni non è mai stato scritto il decreto che stabilisce come e chi debba omologarli. Risultato: nessun dispositivo in Italia è di fatto omologato. E quando la Cassazione ha fatto notare il vuoto, i ricorsi hanno iniziato a fioccare. La riforma del Codice della strada dello scorso 14 dicembre non è entrata nel merito e il decreto che avrebbe dovuto provare a tamponare la situazione è stato ritirato dopo le polemiche sorte a seguito della pubblicazione del testo da parte del Corriere della Sera. Intanto il buco normativo resta. E lo Stato, ora, è nudo.
La bacchettata
Nella sentenza c’è anche una «bacchettata» alla circolare ministeriale n. 995/2025, che sposava il parere dell’Avvocatura dello Stato, secondo cui sarebbe bastata l’approvazione. La Cassazione, invece, la respinge senza appello: «Non può essere condivisa», scrive. Perché una circolare ministeriale non ha rango di legge, ma è solo un atto amministrativo «interno». E non può prevalere, quindi, sulle fonti normative primarie, come il Codice della strada, che è – per l’appunto – una legge.
La reazione
Una sentenza che fa tremare i Comuni. Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona e referente Anci in Viabilità Italia, parla di «vuoto normativo» e denuncia l’inerzia del ministero dei Trasporti: «La seconda sezione civile della Cassazione ribadisce il principio e stavolta chiama in causa anche il Ministero e l’Avvocatura dello Stato. Ma dal Ministero dei Trasporti, dopo il ritiro della bozza di decreto già inviata a Bruxelles, non è arrivata alcuna proposta. Quando si pensa di risolvere?». Poi l’affondo: «Qualcuno abbia il coraggio di scrivere nero su bianco che si devono spegnere tutti gli autovelox d’Italia. Tutti. Alla faccia della sicurezza stradale. E in contrasto con le direttive europee e con quanto dichiarato dalla Corte dei conti europea. È questo che vogliamo dire agli italiani? Che la legalità si ferma se disturba l’incasso?».
I ricorsi decreto
Va ricordato, però, che si può impugnare un verbale emesso tramite dispositivi elettronici solo entro sessanta giorni dalla notifica, se si sceglie il ricorso al Prefetto, oppure entro trenta giorni dal ricevimento, se si opta per il Giudice di Pace. E chi ha già pagato? Non può più fare ricorso. Niente soldi indietro. Niente punti restituiti. Intanto, finché il vuoto normativo non verrà colmato dal governo, tutte le multe elevate con autovelox restano a rischio di annullamento. La Cassazione, anche con l’ultima sentenza di maggio, ha parlato chiaro: la legge vale per tutti. Anche per lo Stato.