Bruxelles non aveva il diritto di negare al New York Times l’accesso agli sms della presidente Ue al manager farmaceutico: la Commissione, però, non è stata obbligata a pubblicarli

(Alessandro Mantovani – ilfattoquotidiano.it) – Per la seconda volta in dieci mesi il Tribunale dell’Unione europea ha censurato la Commissione guidata da Ursula von der Leyen per la mancanza di trasparenza nella gestione degli acquisti dei vaccini contro il Covid-19. La sentenza resa ieri riguarda la vicenda emblematica degli sms scambiati dalla presidente Ue con Albert Bourla, ad di Pfizer, nella primavera del 2021, nel pieno cioè della trattativa che a maggio portò alla firma del più oneroso degli undici contratti sottoscritti per conto degli Stati dell’Unione: quello da 900 milioni di dosi per un valore attorno ai 18 miliardi (c’era anche l’opzione per altrettante dosi che però non fu attivata).
Qui il ricorso l’aveva fatto il New York Times, che si era visto negare l’accesso agli atti, sms compresi: il rifiuto era illegittimo, i giudici di Lussemburgo l’hanno annullato, ma tanto gli sms non li vedremo mai perché la Commissione dichiara di non disporne. Nel luglio 2024, proprio alla vigilia della nomina di Von der Leyen per un secondo mandato, il Tribunale aveva dato ragione alle europarlamentari dei Verdi e stabilito che la Commissione “non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti” per i vaccini anti-Covid, costati nel complesso oltre 60 miliardi di euro ma coperti da omissis nelle parti relative ai prezzi e alle clausole più favorevoli alle aziende produttrici, dai tempi delle consegne alla responsabilità per gli effetti avversi. Su questa sentenza pende tuttavia il ricorso in appello della Commissione, che potrebbe impugnare anche il verdetto di ieri.
Il New York Times, con la giornalista Matina Stevis allora a capo dell’ufficio di Bruxelles del quotidiano, voleva vedere gli sms per meglio valutare le condizioni in cui la Commissione – aggirando le procedure e gli esperti nominati dagli Stati, come già rilevato dalla Corte dei Conti dell’Ue – decise di puntare soprattutto sull’azienda più grande e su quantitativi che poi risultarono in eccesso, tanto da giustificare nel 2023 un contratto riparatore per ridurre le consegne previste anche per gli anni successivi e il prezzo dovuto per ciascuna dose.
La Commissione, dopo aver intrattenuto qualche ambiguità sull’effettivo scambio degli sms, l’ha sostanzialmente riconosciuto, sostenendo però che non erano stati conservati in quanto “non rilevanti”, cioè non erano equiparabili ai documenti a cui le regole Ue garantiscono l’accesso tra i quali, per esempio, ci sono le email, pure quelle “non rilevanti”, soggette all’obbligo di conservazione per sei mesi. Von der Leyen non si è mai presentata davanti ai giudici di Lussemburgo, si è fatta rappresentare dai suoi funzionari.
“La Commissione – si legge nella sentenza – non può limitarsi a invocare la mancata registrazione nel suo sistema di gestione dei documenti richiesti per dimostrare che essa non possedeva detti documenti, senza ulteriori spiegazioni”. L’esecutivo Ue, rilevano i giudici, non ha chiarito “se i messaggi di testo richiesti esistano ancora o se siano stati eliminati e se, eventualmente, una siffatta eliminazione abbia avuto luogo volontariamente o automaticamente e, dall’altro, se il telefono cellulare o i telefoni cellulari della presidente della Commissione siano stati sostituiti e, in tal caso, che cosa sia avvenuto di tali apparecchi, o ancora se essi siano stati oggetto delle ricerche effettuate a seguito della domanda iniziale e della domanda di conferma”. E ancora, “la Commissione non ha neppure spiegato in modo plausibile perché ha ritenuto che i messaggi di testo scambiati nell’ambito dell’acquisto di vaccini contro il Covid-19 non contenessero informazioni sostanziali o che richiedessero un monitoraggio di cui dovesse essere garantita la conservazione”. Quindi, “le spiegazioni della Commissione, che sono fondate su supposizioni, non possono essere considerate plausibili”.
Il Nyt ha accolto con soddisfazione il verdetto, una nuova richiesta di accesso agli atti potrebbe peraltro essere respinta dalla Commissione con una motivazione più articolata. La sentenza, hanno sottolineato i portavoce della Commissione, non obbliga affatto alla pubblicazione degli sms. È stata comunque accolta con grande favore dai gruppi politici della sinistra, dei Verdi e della destra sovranista, compresa la Lega, che hanno contestato le “opacità” evidenti di Von der Leyen nella gestione della pandemia. È bene ricordare che rilevanti censure erano già arrivate dalla Corte dei Conti come dal Mediatore dell’Ue, mentre sono ancora in corso le indagini di natura penale della Procura europea e della Procura di Liegi, che potrebbero illuminare i possibili conflitti di interessi attribuiti alla presidente della Commissione.
“È il secondo colpo a Von der Leyen in materia di trasparenza e di accesso alle informazioni”, ha osservato Tilly Metz, eurodeputata lussemburghese dei Verdi, che con altre colleghe aveva innescato il procedimento sull’acceso ai contratti dei vaccini. “Qui non sono coinvolta – ricorda Mertz – ma spero che Ursula Von der Leyen tragga le conclusioni da questo secondo giudizio che va nella stessa direzione di quello del luglio 2024 sull’opacità dei contratti, vedo invece che all’inizio di questo suo secondo mandato ha adottato misure che vanno nel senso opposto di negare l’accesso a certi documenti e a certe informazioni. Dobbiamo fare di tutto perché la gente abbia fiducia, c’è già molta diffidenza rispetto alla politica e ai partiti, la trasparenza dev’essere la priorità assoluta”.
Dobbiamo fare di tutto perché la gente abbia fiducia, c’è già molta diffidenza rispetto alla politica e ai partiti, la trasparenza dev’essere la priorità assoluta”.
C’è una parola che ricorre spesso nei proclami istituzionali ma troppo raramente nei fatti: trasparenza.
Il recente verdetto del Tribunale dell’Unione Europea che ha censurato la Commissione guidata da Ursula von der Leyen per aver negato l’accesso agli sms scambiati con l’amministratore delegato di Pfizer durante le trattative per l’acquisto dei vaccini anti-Covid è molto più di una questione legale: è una questione politica, etica e democratica.
Gli sms, mai resi pubblici, riguardano un contratto da 18 miliardi di euro e 900 milioni di dosi – il più oneroso tra quelli stipulati durante l’emergenza pandemica. Il New York Times, che aveva chiesto accesso ai documenti, ha dovuto ricorrere alla giustizia europea per vedersi riconosciuto un diritto basilare: sapere come e da chi sono state prese decisioni che riguardano la salute pubblica e risorse collettive. La risposta della Commissione? “Non li abbiamo più.” Nessuna copia, nessun backup, nessuna responsabilità.
È un comportamento che in qualsiasi altro contesto – dal consiglio comunale di un piccolo paese fino a una media azienda – solleverebbe dubbi legittimi. Qui invece si parla dell’istituzione che guida 450 milioni di cittadini.
A preoccupare non è solo l’opacità su una singola vicenda. Il problema è più ampio. È il segnale di una cultura politica in cui la responsabilità intesa nella sua più piena accezione è vista come un fastidio, non come una condizione imprescindibile del potere. Ed è tanto più grave in un’Unione che, ancora oggi, sconta una debolezza strutturale in termini di rappresentanza democratica.
Non aiuta nemmeno il fatto che le stesse modalità opache si ritrovano in altre scelte strategiche della Commissione: dalla gestione delle politiche di riarmo alla proroga delle sanzioni alla Russia, anche in previsione di scenari post-conflitto. Decisioni che meritano un dibattito pubblico vero, non trattative condotte tra telefoni privati e documenti inaccessibili.
In questo quadro, il ruolo dei tribunali europei, finora immuni da condizionamenti politici come quelli che abbiamo visto in alcune magistrature nazionali, si rivela essenziale. Non si tratta solo di “dare torto” alla Commissione, ma di affermare un principio fondamentale: la trasparenza non è un optional.
Von der Leyen ha finora evitato ogni confronto diretto, preferendo il silenzio o la delega ai suoi funzionari. Ma due sentenze di censura in dieci mesi non sono un incidente: sono un modello. E quel modello mina la fiducia dei cittadini in un’Europa giusta, responsabile e fondata sul diritto.
In un’Unione che si vuole sempre più integrata, autorevole e autonoma, il rispetto da parte di tutti delle regole democratiche è il primo mattone. Non si può chiedere ai cittadini di fidarsi se i vertici stessi delle istituzioni sembrano vivere sopra le regole.
Dimettersi, in questo contesto, non sarebbe una sconfitta. Sarebbe un atto politico. Forse l’unico, in questa vicenda, degno di essere ricordato con rispetto.
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Voglio vedere che gliene f@tte a questa cornuta schifosa collusa con il suo amichetto burlaccione. E’ così arrogante e sicura di farla franca alla faccia di tutti, che sta a sentire gli insulti con quel sorriso falso stampato sulla faccia pittata come se fossero complimenti!
Crozzianamente la zo§§ola nazista si compiace sulla sua poltrona, senza fare un plissé di rughe. Tanto, ormai chi ha avuto, avuto e chi ha dato, ha dato, scurdammece… ecc.
Comodo no?! E noi sempre zitti, manco se ci vengono sotto il naso a portarci le prove facciamo la mossa di articolare un mignolo!
L’indignazione? Che roba è?
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Da “Il Simplicissimus di oggi (Vedi posta sopra)
Magari due anni fa si poteva pensare che la scomparsa dei messaggi fosse funzionale a nascondere affarucci personali immersi nelle speculazioni dell’industria farmaceutica, ma è molto probabile, se non certo, che nella contrattazione via sms (scripta manent) , sia stato anche affrontato l’argomento della pandemia, della sua “organizzazione”, per così dire, e della sua reale natura, per non dire che possano contenere imbarazzanti rivelazioni sull’efficacia dei vaccini, sulla loro messa a punto e sui sistemi per renderli di fatto obbligatori. Non bisogna dimenticare che il marito di Ursula, era al tempo dei fatti direttore medico di Orgenesis Inc., una società che collabora con Pfizer-Biontech ed è direttamente coinvolta nello sviluppo di terapie geniche.
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Da “Il Simplicissimus” (sopra)
Date: 15 Maggio 2025Author: ilsimplicissimus 1 Comment
È essenzialmente questo il contenuto segreto che la gente non deve conoscere perché non mette in crisi solo la von der Leyen, ma l’intera governance continentale e l’acqua sporca in cui nuota. Per giunta il fatto stesso che tutta la vicenda nasca da una richiesta di informazioni fatta dal New York Times, testimonia della catastrofe politica e morale europea, visto che da noi nessuno si è alzato per chiedere chiarezza. Possiamo dire che l’Europa è irrilevante in tutto tranne che per la propria ipocrisia.
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Sempre da “Il Simplicissimus”
C’è una ragione ulteriore per il fatto che la vicenda sia nata al di là dell’Atlantico: inizialmente la richiesta di informazioni è stata avviata – regnante Biden – come strumento di ricatto per garantire che la presidente della Commissione, non si defilasse in nessun modo dalla crociata contro la Russia. Magari la signora non ci pensava nemmeno a sottrarsi ai suoi doveri bellici, ma questa era comunque una polizza di riassicurazione per la Casa Bianca e.la sua penna automatica.
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Puntata stupenda del Vaso di Pandora. Vista prima di pranzo.
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PS: Un po’ di fortuna e (anche) grazie a Trump ci leviamo dalle 🎱🏀 pure la Ursulona Phon Der Nazi. Sperem!
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Sì, puntata ricchissima come sempre quando c’è Umberto Pascali. Ben diverso dai nostri appecorati. Grande anche il Teologo Davide Lovat. Il Vaso di Pandora è un canale molto interessante. Non mi perdo neppure Roberto Mazzoni. Ma ci sono davvero tanti ospiti brillanti con menti aperte e contenuti che vale la pena seguire.
Anche l’articolo de Il Simplicissimus vale la pena. Sintetizza il quadro in modo splendido. Altro che i vari mer§ana sallustri e tutto il triste corteo degli imbrattacarte da cui siamo perseguitati.
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Il video qui sopra contiene anche notizia sugli SMS e sulla strategia di Trump.
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Ma a questa soggetta gli viene mai in mente, che i danni che fa alla sua stessa credibilità e all’istituzione che rappresenta sono come segarsi il ramo dove si sta seduti?
E il bello è che il parlamento l’ha pure rieletta pur sapendo di questa magagna.
Dire che si è contrattato un appalto gigantesco con semplici SMS NON CONSERVATI è qualcosa di aberrante. Non c’é emergenza che tenga: se sei una presidente di qualcosa comunichi con la posta elettronica certificata, non con whattsup.
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