
( di Antonio Pitoni – lanotiziagiornale.it) – C’è un qualcosa di politicamente masochistico nelle dinamiche che, periodicamente, si ripropongono identiche a se stesse all’interno del Pd. Come dimostrano gli 11 segretari avvicendatisi in 18 anni alla guida del partito (Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, Renzi, Orfini, ancora Renzi, Martina, Zingaretti, Letta e Schlein) e le scorribande delle correnti che da un lato rendono impossibile una proposta politica chiara al proprio elettorato e dall’altro complicano le trattative con i possibili alleati per dare vita ad una coalizione credibile di centrosinistra.
Lo schema è sempre lo stesso: si elegge un segretario e poi si comincia a logorarlo. I precedenti sono eloquenti. Da Bersani, costretto ad abbandonare il Pd, a Letta, prima defenestrato da Palazzo Chigi da Renzi a colpi di Enrico, stai sereno (come no!) e poi sfinito dalle tensioni interne al punto da rinunciare a ricandidarsi alla guida della segreteria. Un copione condiviso con Zingaretti e che ora si ripropone con Schlein. Alla quale non si perdona di aver sovvertito nei gazebo, con il voto degli elettori, l’indicazione dei circoli dem che le avevano preferito l’ex renziano Bonaccini.
Stavolta la guerriglia contro la segretaria del Pd è addirittura allo scoperto. Aperta dalle spaccature a Strasburgo sul Piano di Riarmo Ue di von der Leyen, su cui Schlein si era espressa contro. Proseguita con la nascita a Milano, di un circolo di ex renziani di rango per segnare ancora più platealmente la distanza con la linea della segreteria. E deflagrata definitivamente sui referendum dell’8-9 giugno. Con una lettera a Repubblica vergata da Guerini, Gori, Madia, Quartapelle, Sensi e Picierno, per annunciare il loro voto solo su due quesiti (cittadinanza e responsabilità delle imprese appaltanti) e l’astensione sugli altri tre in dissenso con la linea del partito.
Uno strappo premeditato, che non disdegna il ricorso alla stessa arma delle destre (il non voto) per affossare il tentativo di Schlein, sostenendo i quesiti della Cgil, di riportare i dem sulla rotta della sinistra sociale in difesa dei diritti dei lavoratori che subirono una pesante spallata proprio per mano del Pd con il Jobs Act targato Renzi. Lasciarsi logorare o passare al contrattacco magari iniziando a mettere qualcuno alla porta? Le opzioni per Schlein sono due: finire nell’elenco degli ex segretari impallinati o provare a cambare sul serio il Pd. Tertium non datur.
E come no? Questa EBETE continuerà a ridere e a fare discorsi privi di senso compiuto, facendo finta di niente, come nel caso delle votazioni in Europa dove lei ha dato la linea e nessuno l’ha seguita.
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Trova le differenze con allora.
Oggi la sinistra è visibile solo se ti fai una beverone da mezzo litro al succo concentrato di peyote. Giornali e media “””progressisti””” compresi. Sono indistinguibili dalle destre salvo pochi dettagli che usano per rendere accettabile lo spiedo ai tordi.
‘na banda de magna-schei che vive di politica e che deve essere mandata a casa, senza sconti, per una questione di igiene.
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nessuno ha obbligato Letta a tornare dal ritiro parigino. Doveva tornare e sostituirsi a Zingaretti per impedire l alleanza con Conte candidato premier, in nome dell agenda Draghi e della possibilità di gestire i soldi del.pnnr. Nessuno ha obbligato Letta a rimanere nel governo Draghi per smantellare le riforme 5s e portare avanti mille porcate con il supporto dei dissidenti 5s, andati o inglobati. Nessuno ha obbligato Letta a riempire le le liste elettorali di renziani ed ex democristiani d antan, che oggi Schlein si ritrova a dover gestire. E si dimise per l insuccesso elettorale, il peggiore del pd in termini di numero di voti ottenuti. Tutto fatto serenamente, comunque. E ben ricompensato dai suoi committenti.
Intendo dire che gli elettori pd lo hanno punito come ganzo d’atto con Renzi, togliendo consenso al PD renzodemocristiano. Schlein ha recuperato mezzo milione di voti. Da un elettorato che
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dopo l’indicazione della linea anti riarmo in europa non seguita da mezzo partito avrebbe dovuto sbattere i pugni sul tavolo: o mi riconfermate o mi dimetto.
Forse sarebbero rientrati nei ranghi o forse no ma di sicuro avrebbero smesso di cuocerla a fuoco lento.
un po’ di dignità.
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Il PD una accozzaglia di opportunisti.
Oggi con i referendum …si pèreferisce parlare del questito della Cittadinanza che dei problemi creati dalla sinistra e dai sindacati sul “”LAVORO”.
Fa più presa la “CITTADINZA” che il lavoro e lo sfruttamento dei lavoratori.
Dove era la sinistra quando si approvarono i contratti capestro (a tempo determinato):quando si approvò l’eliminazione della scala mobile;l e gabbie salariali e infine quando si smantellò ,piano piano, lo statuto dei lavoratori.
Oggi ridicolo che si parli di licenziamenti illeciti, e proprio perchè tali,perchè il lavoratore si deve prendere la briga di pagarsi un avvocato e contestare il datore di alvoro.
Come al solito si opera sulle conseguenze di un fenomeno e non sulle cause che hanno prodotto il fenomeno.
A proposito anche ieri sera 59 morti…. fra l’indifferenza dei cittadini pacifinti.
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Parlano di cittadinanza perchè, a conti fatti, costa meno del lavoro. Il PD è sempre stato il partito delle riforme a costo zero, quelle che non intaccano i loro privilegi e la borsa dello Stato, quelle che portano tanti voti senza spendere grandi cifre e mantengono inalterato lo status quo.
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“Lasciarsi logorare o passare al contrattacco magari iniziando a mettere qualcuno alla porta?”
La seconda che hai detto.
Altrimenti con è “cosa”…!
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“Non”, non “con”.
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PD spietato ed ipocrita sino a che rimarranno aspiranti destrorsi come mine vacanti vedi Franceschini Orfini ecc…
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