
(Michele Serra – repubblica.it) – Il quorum ai referendum è un miraggio, da anni e con pochissime eccezioni (quello sull’acqua pubblica) vanno a votare in pochi, sempre di meno. Chi insiste lo fa per un atto di fede nella democrazia che va comunque rispettato e incoraggiato, anche in considerazione del fatto che milioni di firme sono state raccolte dai comitati promotori, e dunque non si tratta dello sfizio di una minoranza disturbatrice, ma di un movimento di popolo che chiederebbe, anche solo per educazione, una delle due risposte previste: un SI o un NO.
Dunque è bello e giusto fare propaganda, con poco ottimismo ma molta buona volontà, per i cinque referendum dell’8 e 9 giugno: quattro, indetti dalla Cgil, vogliono abrogare altrettanti “pezzi” del Jobs Act del 2014 per rafforzare i diritti dei lavoratori dopo tanti anni di arretramento; il quinto punta alla concessione più rapida della cittadinanza agli stranieri in regola per averla. Specie quest’ultimo è molto coinvolgente, ho visto e sentito parlare giovani attiviste di origine straniera (ma più italiane di molti italiani) che ci mettono passione e speranza, impossibile non sentirsi al loro fianco a meno di nutrire fobie per il ringiovanimento della nostra stracca comunità nazionale.
Tra coloro che sono legittimamente contrari ai cinque quesiti, si deve constatare l’aumento di quelli che invitano a non andare a votare piuttosto che votare NO, così da far naufragare la consultazione popolare senza nemmeno fare la fatica di replicare ai promotori. Si tratta, usando un eufemismo, di un espediente di non alto profilo. Che sia la seconda carica dello Stato a indicare questa via è mortificante, ma, come dire, non ci aspettavamo altro.
Ah, quindi adesso il funerale iper-renziano Serra è diventato contrario a quella porcheria del Jobs Act. Magari lo dica anche ai suoi colleghi di Repubblica
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Sostenere che chi non va a votare al referendum mina la democrazia è una sonora bugia di comodo. Chi è contrario può sia andare è votare contro quanto “boicottare” per giungere allo stesso risultato. Per tanto, chi non va a votare con quel preciso intento (esclusi, quindi, coloro che rinunciano per pigrizia o menefreghismo – peggio per loro se così facendo ingrossano le file di chi è contro) esrcita un proprio diritto democratico. Continuate pure con ste stupidate a dare patenti a questo si è a quello no e la destra continuerà a reggere il governo negli anni a venire.
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Tu studia qualcosa di legge e costituzione, babbeo.
E’ come dire che di 3 soluzioni SI’ NO FORSE le ultime due si sommano tra di loro.
Solo un cialtrone ancora non l’ha capito.
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@Mario
… Nel senso che fare in modo che il voto degli ALTRI venga invalidato, per non rischiare di perdere nel confronto tra le due scelte, ha la stessa DIGNITÀ della democratica espressione del proprio voto?
Che vergogna.
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Quesiti referendari per i quali hanno raccolto le firme quelli della CGIL . Cioè quella CGIL che non organizzo nessun sciopero generale quando il segretario del PD tolse di mezzo l’ articolo 18 . Interessante studiare lo strano , si fa per dire, comportamento di tutti segretari di questo sindacato che escono dalla segretaria di esso ed entrano in quella del PD con grande disinvoltura . Ma ancora più strano è il comportamento di Serra, che vuole abolire articoli che lui aveva sostenuto necessario perché fatti dal suo beniamino Renzi .
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Articoletto contro i referendum. Basta esaminare attentamente cosa scrive il tizio.
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Termini che esprimono negatività presenti nell’ articolo
Si parte dal titolo
Neanche, fatica
Miraggio (cosa inesistente)
Pochissime
Pochi
Sempre di meno
Minoranza disturbatrice
Poco ottimismo
Legittimamente contrari
Naufragare
Nemmeno
Fatica (2)
Ci sono due bei NO e un solo SI
Al quesito che coinvolge meno persone (cittadinanza) dedica più parole. Ed è il quesito probabilmente meno “popolare”.
Questo è un articolo di pura propaganda per fare fallire i referendum.
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“Il modo più semplice per iniettare un’idea propagandistica nella mente della maggior parte delle persone è lasciarla passare attraverso il mezzo di un film di intrattenimento, quando non si rendono conto di essere oggetto di propaganda”.
(Elmer Davis, capo dell’ OWI)
Chiaramente i mezzi che veicolano il messaggio propagandistico sono molteplici, stampa inclusa. E la buona riuscita della propaganda risiede proprio nel fatto che l’amo è celato da una eccellente e succosa esca.
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Ci faranno sapere molto poco di questi referendum. L’8 e il 9 giugno tutti a votare.
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La prima caricatura dello stato – ma anche quella più bassa, dopo Brunetta ovviamente e tutte le altre – non possono certamente fare propaganda per il non voto. C’è un’altra legge (la stessa che prevedeva anche l’obbligatorietà del voto) che così dispone:
Il voto è un dovere civico e un diritto di tutti i cittadini, il cui libero esercizio
deve essere garantito e promosso dalla Repubblica.
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Dal canale WhatsApp di Giuseppe Conte:
“L’8 e 9 giugno 2025 possiamo cambiare davvero le cose. Il presidente del Senato La Russa e tutto il Governo hanno scelto di fare campagna per il non voto al referendum. Vogliono che la gente rimanga a casa, che non eserciti il proprio diritto di voto, che dilaghi l’astensionismo.
E invece con il nostro voto possiamo fermare i licenziamenti illegittimi, possiamo dare più tutele ai lavoratori delle piccole imprese, possiamo ridurre il lavoro precario, possiamo creare più sicurezza sul lavoro e più responsabilità negli appalti.
Il Movimento 5 Stelle dirà quattro volte sì in modo convinto.
Non fate come La Russa. Andiamo a votare in massa!”
nonfatecomelarussa #iovoto
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