(Tommaso Merlo) – Dall’Italia i giovani scappano verso paesi con stipendi decenti, mentre gli anziani verso paesi dove la vita costa meno e possono vivere serenamente con la misera pensione. Molti altri invece scappano da un paese sempre più vecchio e conformista, in cerca di aria respirabile lontano dalla cappa politica e mediatica che ci opprime da decenni. Un fuggi fuggi generale aggravato da un drammatico calo demografico, ci riproduciamo ai livelli dei panda perché i figli costano e rompono pure, e poi in molti preferiscono risparmiargli il supplizio. Di questo passo l’Italia come la conosciamo è destinata a scomparire. Già oggi vaste aree di territorio sono spettrali. Con borghi rimasti disabitati e boschi e rovi che ricoprono tutto. Al posto nostro cinghiali, lupi e leggiadre poiane. All’Italia non resterà che la parte da portaerei americana nel Mediterraneo se non fosse che il nuovo spauracchio cinese è molto più ad est e qui i marines mettono su pancia. Anche un futuro da b&b non appare così roseo, pare che i turisti siano stanchi di farsi rapinare e si son messi a comprare brandelli d’Italia abbandonati e in svendita. Tra loro anche molti americani in fuga da quello che doveva essere un sogno e si è rivelato un incubo. Pronipoti di immigrati italiani che ritornano dalle Americhe del sud per un tozzo di pane e del nord per un tozzo di pace. Già, proprio così. Gli immigrati non sono la sciagura di paesi come l’Italia, sono l’unica salvezza. Al punto che tra qualche anno – quando la politica avrà smesso di speculare sulla paura del cambiamento per qualche misera poltrona – paesi come l’Italia faranno a gara con altri paesi occidentali per attrarre più immigrati possibili in quanto essenziali per la sopravvivenza. Arriveremo ad offrire pacchetti migrazione all inclusive, con tanto di volo, pernottamento pensione completa, formazione e via alla catena di montaggio e a pagare contributi che l’Italia chiamò. E questo anche perché si aggiunge un altro problemino, Oltre ad essere esigue, le nuove leve di italici le hanno mandate controvoglia a scuola ed allevate nella bambagia e così si sono imborghesite e rammollite e non hanno nessuna intenzione di screpolarsi le mani e spaccarsi la schiena. Ma qualcuno deve pur andare a raccogliere la verdura, a fare la malta, a fare i turni di notte, a servire capricciose e pulire i cessi. La nostra grande fortuna è avere un vicino di casa come l’Africa dove nonostante la miseria continuano a sfornare a nastro e sono quasi a un miliardo e mezzo. Altro che blocchi navali, andremo ad accoglierli con la banda e lo spumante da veri salvatori della baracca. Così un giorno saremo tutti mulatti e certe scempiaggini razziste tramonteranno per sempre. Ma le belle notizie non finiscono qui, di alieni neanche l’ombra in compenso siamo sempre più invasi da robot che rimpiazzano gli operai di interi stabilimenti ma anche impiegati di interi uffici e perfino professionisti grazie all’intelligenza artificiale. I computer fanno meglio di noi certi lavori che richiedono mani o mente, si salvano sono i lavori che richiedono un cuore. E in attesa della coscienza artificiale, pare che la rotta sia tracciata. Praticamente la ricchezza si creerà in maniera sempre più automatica e quindi non serve che tutti vadano a lavorare. Si lavorerà un paio di giorni a settimana al massimo, a turno. E ben vengano scansafatiche, parassiti e baby pensionati. Tanto lo stipendio arriverà comunque a tutti e saranno pure decenti. Perché al posto dei politicanti ci saranno algoritmi che garantiranno una equa distribuzione della ricchezza e giustizia sociale una volta per tutte. Altro che lavorare come bestie per pagare mutui e bollette, avremo tempo ed energie per dedicarci a noi stessi e agli altri e perfino al pianeta. Rispolverando le passioni ed i sogni che abbiamo dovuto accantonare per sbarcare il lunario o per qualche illusione consumistica o carrieristica. Una rivoluzione copernicana e assolutamente salutare. Ci liberemo dai deliri egoistici e contribuiremo alla nostra consapevolezza personale e collettiva invece che alla nostra autodistruzione. Più che salutare salvifico e di assoluto buon senso. Che la nostra dignità, identità e addirittura felicità dipendano dal lavoro è una panzana epocale, le repubbliche di domani non si baseranno sul lavoro, ma sulla vera qualità della vita dei cittadini.