Eurofighter. Chigi dà l’ok all’acquisto di 40 jet: ma c’è il veto di Berlino

(di Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – Quattro anni fa, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi definiva Recep Tayip Erdogan un “dittatore”, provocando uno scontro diplomatico tra Roma e Ankara. Oggi il presidente turco – accusato di aver fatto arrestare il suo principale oppositore, il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu – sarà accolto con tutti gli onori dal governo italiano. Questa mattina a Villa Pamphilj dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e nel pomeriggio dai ministri che incontreranno i propri omologhi turchi in un vertice intergovernativo. Il summit sarà l’occasione per firmare dieci intese commerciali nei settori delle infrastrutture, energia e manifattura a cui parteciperanno anche 620 imprese tra italiane e turche. Un “business forum” basato sugli affari perché, come evidenziano fonti italiane, il volume del commercio tra i due Paesi è cresciuto in maniera “significativa” arrivando a 32,2 miliardi nel 2024. Oltre al fatto che nel 2032 i due Paesi organizzeranno gli Europei di calcio.

Nel bilaterale in programma alle 11.30, Meloni ed Erdogan parleranno dei principali dossier internazionali: l’Italia considera la Turchia – membro della Nato con il secondo esercito più numeroso dopo gli Stati Uniti – un partner chiave su tutti gli scenari più caldi a livello internazionale. In primis perché da tempo Erdogan si è presentato come possibile mediatore tra Russia e Ucraina e si candida a ospitare i colloqui di pace. Inoltre, la Turchia potrà avere un ruolo anche nella pace in Medio Oriente e nel Nord Africa, dove l’Italia sta investendo molto con il Piano Mattei. La premier italiana vuole concentrarsi su questi temi, a partire da quello del contrasto all’immigrazione.

Il dossier più significativo che interessa ai due partner però è quello della Difesa, a cui sarà dedicata una sessione separata dei lavori. Le intese, confermano le stesse fonti italiane, saranno sull’ambito “energetico, delle interconnessioni e nell’industria della Difesa”. Il ministro Guido Crosetto a inizio aprile era stato in visita ad Ankara dove aveva incontrato il presidente turco. Sul tavolo ci sono due grosse commesse che interessano a Italia e Turchia. Il primo riguarda i droni. A marzo è nata una joint venture tra Leonardo e la turca Baykar (guidata dal genero di Erdogan, Selcuk Bayraktar) per lo sviluppo degli aerei senza pilota che, secondo le parole dell’Ad di Leonardo, Roberto Cingolani, vale fino “a 100 miliardi in dieci anni” con l’obiettivo di scalzare il predominio israelo-americano nel settore.

La commessa più spinosa, invece, è quella che riguarda i 40 Eurofighter Typhoon che la Turchia ha chiesto di acquistare. Ma qui c’è un problema politico perché il consorzio che produce i velivoli è composto da Germania, Spagna, Regno Unito e Italia e serve l’assenso di tutti. Inizialmente Ankara era stata tenuta fuori da Washington dall’affare dei caccia bombardieri di nuova generazione per l’acquisto degli S-400 di produzione russa, ma ora il veto maggiore è quello della Germania. Berlino, infatti, ha chiuso nuovamente all’acquisto dopo l’arresto del sindaco di Istanbul. “Andremo avanti con il Regno Unito”, ha detto nei giorni scorsi il portavoce della Difesa turco.

Ed è su questo, secondo due fonti a conoscenza del dossier, che Roma si aspetta il pressing di Ankara. Sul fronte della Difesa, Meloni ha fatto asse più volte con il primo ministro britannico Keir Starmer e la Turchia potrebbe proprio puntare su questo fronte per mettere in minoranza Berlino e alla fine arrivare al via libero definitivo all’unanimità. L’Italia, d’altronde, non ha alcuna obiezione a vendere i 40 Eurofighter alla Turchia: è un Paese della Nato e decisivo per i conflitti mondiali, è il ragionamento che si fa ai piani alti dell’esecutivo.

Anche perché sarebbe un business notevole per l’italiana Leonardo che produce ali e radar dei velivoli militari. Lunedì a Londra il governo italiano parteciperà al vertice annuale intergovernativo proprio sugli Eurofighter ribadendo il sostegno agli ultimi sviluppi del progetto. Recentemente l’Italia ha ordinati 24 nuovi aerei.

Secondo l’ultima relazione sulle esportazioni e le importazioni relative al 2024 trasmesse dal governo al Parlamento, nell’ultimo anno l’Italia ha venduto armamenti per 67,7 milioni di euro alla Turchia (ventunesimo posto), inferiore rispetto ai 231 del 2023 e ai 598 del 2022 ma superiore ai 41 del 2021 e 34 del 2020. La Turchia però è l’ottavo fornitore di armi all’Italia per un valore di 19 milioni lo scorso anno.