
(di Michele Serra – repubblica.it) – Si chiama, la nostra, “società dell’immagine”, e dunque l’istantanea di Trump e Zelensky (in ordine alfabetico) che confabulano in San Pietro, seduti su due sedie, ha un forte impatto. Se si chiamasse “società della parola” l’impatto sarebbe molto minore: senza didascalia, quella foto è solo una foto.
Che cosa si saranno detti? Qualche frase improvvisata, probabilmente, magari qualche espressione di circostanza che rimedi, almeno in parte, al disgraziato incontro/agguato nella Sala Ovale. Meglio che niente, ma un percorso di pace richiede il lavoro paziente di molte persone esperte, documenti lunghi, faticosi e sempre passibili di correzioni rigo per rigo, trattative, colloqui, tentativi parziali, mosse tattiche e obiettivi strategici. Parole messe in fila, insomma, in mezzo alle quali le sole immagini pertinenti sono carte geografiche e fotografie satellitari: questa è, tecnicamente, una pace. Parole, nero su bianco.
Ci sia concesso di dubitare che questo lavoro sia in atto; che a farlo siano persone con le dovute competenze e la necessaria esperienza; che la pace, insomma, non sia solo una suggestione legata allo scatto fortunato di un bravo reporter (quella foto è, comunque, notevole). Trump non sembra disporre di un personale politico all’altezza, Zelensky fatica addirittura a essere riconosciuto, con pieno diritto, parte in causa, e delle intenzioni dei russi, a parte le bombe sui civili e le invettive social che fanno il paio, per rozzezza e stupidità, con quelle trumpiste, sappiamo poco o niente.
Il tragico depotenziamento di tutte le sedi internazionali, a partire dall’Onu, aggrava il quadro. Sarebbero i luoghi deputati per discutere di pace. Il nazionalismo epidemico che sta devastando il mondo le sta smantellando, mattone dopo mattone.
Serra il pacifista rosica in malo modo: questa pace non sa da fare ! .Se la prende con chi lo insulta sui social ,ma potrebbe evitare di leggerli visto che nessuno lo obbliga a farlo. Lui però in TV e sui giornali del potere ci sta tutti i giorni ad insultare la verità . In mezzo a tutta quella schiera di personaggi che hanno perso la parte perché il regista del film gliel’ha tolta per incapacità, egli continua imperterrito a ripetere il copione sbagliato perché non vuole prenderne atto.
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Si chiama, la nostra, “società dell’immagine”, e dunque tu ne sai qualcosa …..tipo dare rilevanza ad una piazza priva di scopo intellegibile, ma di tanta, tanta immagine….effimera tanto quanto l’ organizzatore!
Il tragico depotenziamento di tutte le sedi internazionali, a partire dall’Onu, dove si dovrebbe parlare di pace, grazie anche ad una schiera di giornalisti, opinionisti ed intellettuali piegati alle ragioni di interesse della guerra, che invece del tragico contesto, si sono occupati e preoccupati dell’ effimera immagine di giornalisti ed intellettuali senza esserne all’altezza, almeno nella sostanza….quando la formalizzazione vuota dell’ apparenza sostituisce ogni contenuto della ragione, si creano i mostri della società dell’ immagine : Serra può dire, senza ombra di dubbio, io c’ero!
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